Gas serra utili, rischio climatico negato: così gli Usa vogliono cambiare aria
Il report del Dipartimento dell'Energia americano, redatto in soli due mesi, cancella anni di studi. Dalla Co2 all'effetto benefico dei condizionatori, ecco come la Casa Bianca combatte la scienza

Si tratterebbe di una serie di false dichiarazioni e mezze verità, di tesi che accordano troppo peso a dibattiti scientifici marginali, e soprattutto che male interpretano la letteratura scientifica più recente, ignorando interi insiemi di evidenze sul cambiamento climatico. In breve, si tratterebbe di mistificazione.
Un gruppo di autorevoli climatologi statunitensi sta cercando di rispondere, a suon di confutazioni, a un nuovo rapporto di revisione sull’impatto delle emissioni di gas serra sul clima, pubblicato il 23 luglio dal Dipartimento dell'Energia (DoE) degli Stati Uniti. A compilare il controverso report, cinque scienziati scelti dal segretario del dipartimento voluto da Donald Trump, Chris Wright, ex Ceo del settore dei combustibili fossili. L’Amministrazione, ha fatto sapere Wright, sta esaminando le valutazioni nazionali sul clima dei governi precedenti, per aggiornarle.
Obiettivo nemmeno tanto celato: sbarazzarsi delle conseguenze giuridiche di due “constatazioni di pericolo” emesse nel 2009 dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (Epa) in cui si confermava che i gas serra come l'anidride carbonica sono una minaccia per la salute pubblica. Su quell’atto si erano poi basate molte delle normative anti-inquinamento del governo federale. «L'ascesa del progresso umano negli ultimi due secoli è una storia da celebrare» scrive il segretario nella prefazione al report. «Eppure ci viene ripetuto che gli stessi sistemi energetici che hanno reso possibile questo progresso rappresentano ora una minaccia esistenziale. I combustibili a base di idrocarburi, sostiene questa tesi, devono essere rapidamente abbandonati. Questa visione richiede un esame approfondito. Ecco perché ho commissionato il rapporto».
Peccato che nella pagina successiva i cinque autori avvertano di avere «cominciato a lavorare a inizio aprile, con scadenza al 28 maggio»: «I tempi stretti e la natura tecnica del materiale non ci hanno consentito di esaminare in modo esaustivo tutti gli argomenti». Per l’amministrazione Trump due mesi sono stati, invece, sufficienti per generare un nuovo terremoto. «È una revisione della scienza e della storia», è il giudizio, citato da Nature, di Benjamin Santer, climatologo dell'Università dell'Anglia Orientale, sulle spalle trent’anni di carriera al Lawrence Livermore National Laboratory del Dipartimento dell’Energia in California. «Questo piccolo rapporto è progettato per sopprimere la scienza, non per migliorarla o incoraggiarla», ha affermato Joellen Russell, oceanografa dell’Università dell'Arizona. Un portavoce del DoE ha riferito che il report è aperto a «una revisione paritaria più ampia da parte di comunità scientifica e pubblico», però – di nuovo – con tempi stretti: entro il 2 settembre. Intanto, il rapporto offre uno sguardo sul clima secondo la sorprendente lente dell’Amministrazione Trump. Giunge alla conclusione che «il riscaldamento da CO2 potrebbe essere meno dannoso dal punto di vista economico di quanto comunemente si creda». Prevede poi che «le azioni politiche degli Usa avranno impatti diretti estremamente piccoli sul clima globale e che qualsiasi effetto emergerà solo con ampio ritardo». Cioè, poca resa per grande impresa, tanto vale non cimentarsi.
Il report sottolinea in diversi passaggi anche che «la Co2 migliora la fotosintesi e l'efficienza nell'uso dell'acqua da parte delle piante, favorendone la crescita. Il rinverdimento globale, dovuto in parte all'aumento di CO2, è un fenomeno ben consolidato», «un vantaggio netto per l'agricoltura statunitense». Sull’ipotetico fenomeno benefico di “fertilizzazione”, Scott Saleska, ecologo dell’Università dell'Arizona, obietta che, certo, è importante comprendere tale effetto ma esso è limitato di fronte ai più ampi cambiamenti climatici. A proposito degli eventi meteorologici estremi, nel report si legge che «l'espansione dell'economia statunitense ha diluito l'impatto relativo dei costi dei disastri». Si prosegua, cioè, con una crescita inquinante, perché permette di avere le risorse economiche necessarie per mettere una pezza sulle sue conseguenze ambientali. E di fronte all’aumento delle temperature, «il rischio di mortalità correlato al caldo è diminuito sostanzialmente grazie a misure di adattamento, tra cui l'adozione dell'aria condizionata, che si basa sulla disponibilità di energia a prezzi accessibili».
Nel frattempo dai siti web federali sono state rimosse le valutazioni climatiche precedenti. Uno studio pubblicato il 6 agosto dalla no profit Environmental Data and Governance Initiative ha rilevato che l'attuale Amministrazione Trump ha apportato il 70% di modifiche in più ai siti governativi sull’ambiente nei suoi primi cento giorni (632 episodi) rispetto alla prima amministrazione del tycoon (371). Interpellato dalla Cnn, un climatologo federale che ha chiesto l’anonimato ha dichiarato che il riaccendersi del «falso dibattito» sulle cause umane del cambiamento climatico «è solo spazzatura. È come se qualcuno avesse preso tutte le stupidaggini di dieci anni fa, non le avesse tenute in fresco e ora le avesse rigurgitate».
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