Emergenza carceri ad Haiti: «In tre mesi, 52 morti in cella»

di Costanza Oliva
Lo denuncia un rapporto Onu secondo cui le condizioni di detenzione nell'isola sono «disumane e degradanti»
November 16, 2025
Emergenza carceri ad Haiti: «In tre mesi, 52 morti in cella»
Prigionieri nel penitenziario nazionale di Haiti / Ansa
Tra luglio e settembre, in soli tre mesi, nelle carceri di Haiti sono morti 52 prigionieri. Di fame, di sete, di malattie che non avrebbero dovuto uccidere nessuno, se solo avessero avuto accesso a cure mediche o a un po’ d’acqua pulita. A denunciare la situazione è l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sui diritti umani, che definisce le condizioni di detenzione nell'isola come «disumane e degradanti». L’ennesima trappola mortale in un Paese stritolato in un intreccio di emergenze che si alimentano a vicenda: la violenza delle bande armate, l’instabilità politica, la povertà cronica e l’impatto devastante dei disastri naturali, l’ultimo dei quali – l’uragano Melissa – ha aggravato la situazione già fragile. In questo contesto, il sistema giudiziario si è quasi paralizzato. L’82% delle persone rinchiuse nelle prigioni haitiane è in attesa di processo. Significa che otto detenuti su dieci non sono stati condannati, ma attendono una decisione che spesso non arriva per mesi, o per anni.
Alla fine di settembre, oltre 7.200 uomini, donne e ragazzi erano detenuti nel Paese. Le prigioni, costruite per ospitarne meno della metà, sono diventate luoghi di sopravvivenza quotidiana. «Le strutture sono incredibilmente affollate e calde. Non c’è abbastanza cibo e l’accesso alle cure mediche è molto limitato», ha spiegato William O’Neill, esperto dell’Onu per Haiti. «I prigionieri sono tenuti in celle per molte ore al giorno, con pochissima aria o luce, e con accesso ridotto ad acqua, servizi igienici e docce». In molti casi, i condannati condividono lo spazio con chi è in attesa di giudizio, e i minori vengono rinchiusi insieme agli adulti, in violazione delle norme internazionali.
Esiste un budget statale destinato all’alimentazione dei detenuti, ma spesso, secondo le Nazioni Unite, i fondi vengono dirottati altrove a causa della corruzione. Così, le razioni si riducono e l’acqua scarseggia. «Molti muoiono di malattie che non dovrebbero essere fatali», ha spiegato O’Neill, «ma sono così indeboliti dalle condizioni di vita e dalla mancanza di nutrimento da non avere più difese». Il problema principale è il sovraffollamento, che in gran parte deriva dalla pratica di arrestare e trattenere le persone prima del processo, anche per reati minori o in assenza di accuse solide. La lentezza della giustizia fa il resto. Nella capitale Port-au-Prince, dove si stima che le gang controllino fino al 90% del territorio, la violenza ha costretto alla chiusura diversi tribunali. In molti quartieri, lo Stato semplicemente non riesce più a esercitare la sua autorità. L’anno scorso le due principali prigioni della capitale, il Penitenziario nazionale e la struttura di Croix-des-Bouquets, sono state assaltate da bande armate: più di 4.600 detenuti sono fuggiti, tra loro anche noti membri di alcune gang.
Secondo il rapporto trimestrale della Missione integrata delle Nazioni Unite tra luglio e settembre almeno 1.247 persone sono state uccise e 710 ferite ad Haiti, in un’ondata di violenza che coinvolge bande armate, gruppi di autodifesa e dalle stesse forze di sicurezza, responsabili – secondo l’Onu – del 61% delle uccisioni. Le gang hanno esteso il controllo a intere aree rurali, mentre la popolazione civile, in fuga, si sposta da una regione all’altra in cerca di rifugio. Oltre 1,4 milioni di haitiani risultano oggi sfollati. Oltre 1.000 scuole sono state chiuse e centinaia di minori vengono reclutati dai gruppi armati. Uno studio dell’Integrated food security phase classification (Ipc) ha rilevato che circa 5,7 milioni di haitiani – quasi uno due – stanno affrontando gravi carenze alimentari. Le violenze sessuali, gli stupri collettivi e i rapimenti a scopo di riscatto sono strumenti di dominio territoriale. A questa emergenza si aggiunge il rischio sanitario: le autorità haitiane temono una nuova ondata di colera dopo le inondazioni provocate dall’uragano Melissa, che hanno distrutto pozzi e sistemi fognari. 

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