Emergency: «A Gaza è epidemia di scabbia e gastroenterite»

Parla il medico di urgenza Andrea Bona che da più di un mese assiste gli sfollati ad al-Qarara
May 27, 2025
Emergency: «A Gaza è epidemia di scabbia e gastroenterite»
Reuters | Palestinesi sfollati nella Striscia di Gaza
Emergency ha esaurito i farmaci contro la scabbia. Un diabetico si nutre di ceci da due mesi. Un bambino di cinque anni si è grattato tanto da scorticarsi, mettendo il medico davanti al dilemma: inviarlo all’ospedale sotto i bombardamenti o fargli rischiare di perdere l’arto? Scene quotidiane da Gaza riferite da Andrea Bona, medico di emergenza-urgenza che da un mese e mezzo lavora nella clinica di assistenza di base di Emergency ad al-Qarara, nel governatorato di Khan Yunis. L’abbiamo raggiunto di ritorno nella casa dell’Ong a Deir al-Balah.
Com’è andata la mattina?
Ci hanno portato un ferito da colpi di mitragliatrice sparati da un drone. Era in abiti civili, un tipo mingherlino, sui 40 anni. Ci hanno detto che stava camminando nella zona delle tende, lì vicino. L’abbiamo stabilizzato e inviato al Nasser Hospital di Khan Yunis. Doveva assolutamente essere ricoverato.
Quali sono le principali emergenze sanitarie?
Le epidemie dovute alle pessime condizioni igieniche, alla carenza di acqua potabile, al sovraffollamento, alla malnutrizione, alla mancanza di medicinali. Gastroenterite, scabbia e tutte le virosi. Un paziente su due ha la diarrea. Abbiamo finito i farmaci per la scabbia. Se uno si ammala di faringite contagia tutta la tendopoli. Ogni mattina passo davanti a un desalinizzatore a energia solare, che rifornisce d’acqua anche noi. Vedo le file dei carretti che caricano taniche per portarle al campo. Ci sono trenta gradi. Le taniche si sporcano. L’acqua si contamina. O non basta. Allora cucinano e si lavano con quella che trovano.
Com’è la situazione alimentare? Si vedono gli aiuti che cominciano a entrare, sia pure in quantità ridottissime?
Non li abbiamo visti. Al mercato un uovo costa 4 dollari, una bottiglia d’acqua 5, un sacco di farina 300. Vendono fette di cipolla a un dollaro l’una, la cipolla intera costa 5. Un pomodoro 2 dollari. Si trovano melanzane. Null’altro. Il Programma alimentare mondiale distribuisce cibo in scatola, i biscotti energetici non circolano più. Un diabetico mi ha detto: mango solo ceci da due mesi, secondo lei è un problema? Eccome. Qui vicino c’è una sede di World Central Kitchen, che dava pasti pronti. È chiusa da settimane.
Non sono arrivati neanche i medicinali?
Oltre a quelli contro la scabbia, abbiamo finito le pastiglie per l’herpes. L’altro giorno è arrivato un bambino con un herpes labiale molto esteso. Gli abbiamo potuto dare solo il nome del medicinale. Un padre ha portato una bambina con una micosi nella parte posteriore della testa. Serviva un antifungino per bocca, ma non l’abbiamo. Gli abbiamo dato la crema. Figurarsi, messa sui capelli. È tornato tre volte a chiedere la crema, la situazione stava peggiorando. Gli abbiamo dato il nome delle pastiglie, senza poter fare altro. Ma il caso più doloroso mi è capitato ieri. È arrivato un bambino con un’infezione alla gamba, febbre alta. Gli abbiamo somministrato un antibiotico in vena, ma servivano radiografie ed esami del sangue. L’abbiamo inviato all’ospedale Nasser di Khan Yunis, anche se è zona di combattimento: da qui sentiamo le esplosioni. Speriamo che sia arrivato.
Che cosa avrebbe rischiato, se non fosse andato?
Verosimilmente era una lesione da grattamento. Si scorticano e, in condizioni igieniche tremende, si infettano. Non potevamo escludere che perdesse la gamba. Nei campi di sfollati non ci sono fognature, la sabbia è sporchissima.
Come valuta i rischi per la salute mentale di questi ragazzi?
Non sono uno psichiatra, ma vedo bambini di tre anni che se c’è un’esplosione non battono ciglio. Io sobbalzo ogni volta. In clinica è arrivata una donna con un bambino che aveva lesioni simili alla scabbia. Le ho chiesto se i familiari avessero sintomi uguali. Mi ha risposto che erano sei e sono tutti morti, lei aveva preso con sé il nipote da poco tempo. Parlava in arabo. Lui capiva. E non reagiva.

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