Dodici anni fa spariva padre Dall'Oglio, che sognava una nuova Siria

A Mar Musa il «Giardino dei fichi» per ricordare tutti i desaparecidos. La sorella Francesca: «Le sue parole oggi più attuali di ieri»
July 28, 2025
Dodici anni fa spariva padre Dall'Oglio, che sognava una nuova Siria
Ansa | Un primo piano di padre Paolo Dall'Oglio
Una manifestazione, fra i giovani inneggianti fra le bandiere della nuova Siria a Raqqa – in quel momento non ancora caduta in mano all’Isis – è l’ultima immagine di padre Paolo dall’Oglio. Sono ormai passati 12 anni da quella notte tra il 28 e 29 luglio 2013 in cui si sono perse le tracce del gesuita romano, rientrato in Siria sfidando il regime di Assad da cui era stato espulso nel giugno 2012. Poche ore dopo, secondo testimoni, sarebbe stato visto entrare nella sede locale del Daesh per tentare quella che lui stesso aveva confidato essere una «difficile mediazione» forse per liberare degli ostaggi, per consegnare un messaggio dei curdi secondo alte ricostruzioni ancora in attesa di verifica. Poi il silenzio, rotto solo da voci incontrollate del ritrovamento del cadavere in qualche fossa comune, ma senza mai prove o testimonianze oggettive.
Se padre Paolo dall’Oglio, nei mesi del sofferto esilio speso a svolgere conferenze sulla “Primavera siriana” per l’Italia e l’Europa, amava definirsi il «cappellano della rivoluzione» per rovesciare il regime di Assad, ora il cambio di regime a Damasco si è effettivamente verificato con una ancora repentina quanto enigmatica “cavalcata” di 10 giorni delle milizie di Ahmed al-Sharaa da Idlib a Damasco. E ora il pensiero del fondatore del monastero di Mar Musa sembra riacquistare risalto ed attualità in una Siria che, scossa dalle rivolte etnico confessionali di drusi ed alauiti e dagli attacchi alle comunità cristiane, sta cercando fra tante incertezze di avviare un processo di riforma costituzionale e di democratizzazione.
«Il cambiamento radicale che la Siria sta vivendo dall’8 dicembre 2024 – scrivono i monaci e le monache di Deir Mar Musa – ci permette per la prima volta dopo molti anni, di organizzare nuovamente incontri e seminari, e di parlare pubblicamente di padre Paolo dall’Oglio nel suo Paese d’adozione».
Quella di oggi, anniversario esatto della scomparsa, sarà la giornata del “Giardino dei fichi” essendo l’unico albero, nella devastazione di 13 anni di guerra civile, capace di resistere anche nelle più aride e inospitali pendici della provincia di Idlib. Nella valle di Nebek, sotto un tendone, il vescovo siro-cattolico di Homs Jacques Mourad, monaco di Deir Mar Musa, presiederà l’Eucaristia concelebrata da altri vescovi alla presenza di rappresentanti delle comunità musulmane. Sarà presente pure il nunzio apostolico in Siria, cardinale Mario Zenari, come anche rappresentanti dell’attuale governo di Damasco.
Dopo la commemorazione le piante secolari attorno al monastero si trasformano in un simbolo di resistenza e un invito alla memoria. Su ogni tronco sarà messa una foto con cenni biografici di alcuni dei più noti “desaparecidos” nelle violenze o nelle carceri della Siria di Assad. Un cammino che «incarna il nostro desiderio di pace» e vuole essere un «percorso simbolico dove ciascuno potrà deporre le proprie ferite e attingere forza camminando insieme» spiegano i monaci di Mar Musa.
La sorella Francesca Dall’Oglio, che con tutta la famiglia continua a chiedere che «sia fatta verità silla sua sorte», sottolinea l’attualità del pensiero di padre Paolo ricordando la sua ultima intervista rilasciata ad Orient Tv l’ultima sera prima di essere rapito, quando diceva: «Lavorate su una Costituzione condivisa e pluralista. Un Paese federale. Ogni particolarità geografica va rispettata. Il federalismo c’è. Troviamo i motivi che ci uniscono e ci impegniamo a stare insieme». E conclude: «Le sue parole sono oggi attuali ancora più di ieri». Paolo Dall’Oglio, 12 anni dopo, come un profeta del dialogo e dell’inclusione per la nuova Siria in costruzione.

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