Dati biometrici e foto HD: per gli stranieri vivere a Mosca è sempre più complicato

di Giuseppe D'Amato, Mosca
Lo zar in persona ha ribadito che il Paese «è interessato agli stranieri». La guerra ha creato una cronica assenza di manodopera. Ma i controlli sono sempre più severi e asfissianti
December 2, 2025
La Piazza Rossa di Mosca
La vita a Mosca degli immigrati provenienti dalle ex repubbliche sovietiche è sempre più difficile
Omurbek sorseggia una tazza di thé in una cajkhana non lontano dal Centro reclutamento della capitale. Di questi bar-tavole calde, con cucina tipica dell’Asia centrale, ve ne sono centinaia in tutta Mosca. Molte sono state aperte di recente. I prezzi sono alla portata della classe lavoratrice. E poi si mangia davvero bene. Trovare un posto libero all’ora di pranzo non è facile. Dopo il massacro all’auditorium del Crocus nel marzo 2024, nel quale morirono 169 persone e ne vennero ferite 609 per mano di terroristi dell’Isis, è diventato complicato per un migrante vivere in Russia. Il giro di vite normativo è continuo: avere tutti i documenti in regola è spesso un’impresa. In tanti passano giornate intere al centro servizi di Sakharovo. E poi i controlli della polizia sono frequenti. Qualsiasi straniero, che ha una Sim russa, è costretto a fornire propri dati biometrici: la voce viene registrata e si viene fotografati ad alta definizione. La Russia «è interessata alla forza lavoro che è a lei necessaria», ha ribadito il presidente Putin durante un suo recente viaggio in Tagikistan, il cui Pil è formato per oltre un 50% dalle rimesse di chi è andato a sbarcare il lunario all’estero. La stragrande maggioranza dei circa 10 milioni di migranti proviene dall’Asia ex sovietica. Numerosi sono i lavoratori stanziali con le famiglie al seguito; altri sono dei semplici stagionali. «È una questione – ha sostenuto German Gref ad un convegno sulla devastante crisi demografica in Russia – di sicurezza nazionale e di sopravvivenza del Paese». Il potentissimo responsabile della maggiore banca federale, la Sberbank, ha riaffermato la necessità dell’arrivo di milioni di migranti istruiti. Altrimenti, «non ci sarà crescita».
Due i problemi: una quantità impressionante di specialisti qualificati russi sono ulteriormente emigrati all’estero dopo il Covid; vi è una cronica mancanza di manodopera in tutti i settori a causa dei tanti – troppi allettati dalle ricche ricompense (anche 10 volte uno stipendio mensile) -, che sono andati a combattere in Ucraina (Svo). Dal 2026 il ministero del Lavoro ha stabilito quote ridotte di migranti per settore, ma già a livello regionale sono state applicate anche delle restrizioni. Ad esempio, a San Pietroburgo tagichi e uzbechi non possono più guidare i taxi. Prima conseguenza: i prezzi delle corse sono decollati. A Mosca le autorità locali agiscono con cautela. Senza il lavoro dei migranti in settori come le costruzioni, la ristorazione, le consegne, il commercio al dettaglio la capitale letteralmente si ferma. Gravi problemi di integrazione non se ne osservano ad occhio nudo. Nei parchi capitolini adolescenti russi e figli di migranti dell’Asia centrale ex sovietica di seconda generazione giocano insieme senza litigare. Anzi. «Ci hanno chiamato perché dei vicini sentivano urlare», hanno riferito giovani poliziotti intervenuti in un campetto di calcio, dove una selezione di ragazzotti russi giocava contro quella dei kirghizi. Dopo il dovuto controllo documenti degli «ospiti» (non dei russi!) anche i giovani in divisa si sono messi a fare qualche passaggio, raccomandandosi coi presenti di non festeggiare «troppo emotivamente» i gol.
La paura verso lo «straniero» è esacerbata mediaticamente dalle solite influenti cerchie che hanno provocato la tragedia in Ucraina. Un paradosso se si pensa ai programmi di integrazione delle popolazioni locali al tempo dell’impero zarista e dell’Urss. «Se giri in un cantiere – asserisce il piccolo imprenditore Anton – non senti parlare in russo ed è difficile farsi capire dai lavoratori». Da questo elemento si tocca con mano il fallimento delle politiche dell’ultimo quarto di secolo del Cremlino. Ma come? Fino al 1991 il grado di istruzione ovunque in Urss era altissimo e adesso gli «ex» compatrioti sovietici non parlano più manco il russo? È come se gli africani, soggetti per secoli alla colonizzazione di Parigi, si fossero dimenticati il francese in pochi anni. Per aggirare gli eccessivi problemi della quotidianità ad alcuni migranti sono state proposte delle scorciatoie. Ad esempio, ottenere la cittadinanza russa con percorsi preferenziali. Ma anche, in questo caso, guai a volontà. «Abbiamo già beccato – ha comunicato nel giugno 2024 Aleksandr Bastrykin, capo del Comitato investigativo, – 30mila migranti che hanno ricevuto la cittadinanza e non volevano registrarsi per il servizio militare. Ne abbiamo già mandato circa 10mila nelle zone dell’Svo». Un numero imprecisato di migranti – da quanto riportato da media russi d’opposizione - è poi finito a scavare trincee nelle zone di confine. Da anni, per combattere la tristezza, nei fast food Kfc sulla Dmytrovka gruppi di asiatici passano il venerdì sera insieme mangiando pollo fritto pepato, bevendo birra con la cannuccia e videochiamando casa. Il loro sogno rimane quello di una vita più tranquilla in Russia e, come Omurbek, sorseggiarsi rilassati un bel thé.

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