Cara Bce il contante conta, ma anche i tempi scelti per ricordarlo

La Banca centrale Ue suggerisce alle famiglie di conservare un centinaio di euro a persona per le crisi improvvise: gli analisti ricordano il recente caso del blackout spagnolo, ma anche l'Ucraina
September 25, 2025
Cara Bce il contante conta, ma anche i tempi scelti per ricordarlo
Ansa |
Il momento per il suggerimento è a dir poco discutibile. Che il contante conti, nei momenti di crisi internazionale, geopolitica o pandemica, lo sappiamo tutti. Ma che a lanciare l'avvertimento sia stata la Banca centrale europea nel suo bollettino, nella settimana più calda dai tempi della Guerra fredda con le minacce russe ai confini orientali dei Ventisette, non sembra una scelta oculata. Dice la Bce che il contante “è uno strumento essenziale” per gestire i periodi di crisi, al punto che le autorità di diversi Paesi suggeriscono di “dotarsi di una riserva di contanti che consenta di effettuare gli acquisti essenziali per diversi giorni”. Per esempio “le autorità di Paesi Bassi, Austria e Finlandia suggeriscono di detenere importi compresi approssimativamente fra 70 e 100 euro per ogni membro della famiglia, o sufficienti a coprire i bisogni essenziali per circa 72 ore”.
Lo studio, dal significativo titolo “Keep calm and carry cash” “Stai calmo e portati i contanti”, sottolinea come “l’insorgere di crisi improvvise, come le turbolenze finanziarie del 2008, la crisi greca del debito sovrano nel 2014-2015, la diffusione della pandemia di COVID-19 o l’ingiustificata invasione dell'Ucraina da parte della Russia nel 2022, ha innescato aumenti immediati ed estremi dell’approvvigionamento di contante da parte del pubblico”.
L’esempio più recente analizzato nel documento è quello del blackout nella penisola iberica, che ha convolto cinquanta milioni di persone e che ha messo fuori uso i sistemi di pagamento digitali per diverse ore. Questo evento “ha messo in risalto il ruolo del contante come metodo di pagamento indispensabile in caso di blocco delle infrastrutture digitali, oltre che come importante strumento di garanzia pubblica”.
Sicuramente la sicurezza anche psicologica che la carta moneta dà, rispetto all’impersonale rettangolino di plastica che sia un bancomat o una carta di credito, è indubbia. Come però la vulnerabilità di una società a rischio “smagnetizzazione” o cancellazione con un clic del proprio conto corrente da parte di hacker di Stato. Dietro l'angolo, va ricordato, c'è infatti anche il nemico più temuto: la cosiddetta “guerra ibrida” che da tempo applica il Cremlino in primis. Con un giuoco delle scatole cinesi, la macchina dei troll e dei maestri delle “stringhe” di dati si trincera dietro sigle e triangolazioni di indirizzi Ip e metadati. Ritrovare il filo fino alla Piazza Rossa non è facile e spesso il sospetto rimane solo tale. Come per l’influenza nelle rivoluzioni, elezioni o nel creare consensi, il "virtuale" agisce rapidamente e in segreto e scompare però in tempo, questa volta, reale. Come l'altro aspetto caratteristico delle tecniche della guerra ibrida: la fobia collettiva, che come un'onda travolge tutto. Le conseguenze distopiche, per ora, sono relegate ai film. Per ora. Ma certi avvertimenti possono involontariamente contribuire ad alimentare quella stessa onda.

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