Cambiare nome per cambiare vita: è l'ultima moda sudcoreana

“Gaemyeong” significa «cambio di nome legale». Quasi 200.000 persone hanno richiesto ogni anno di modificare il proprio nome dal 2020 al 2023. Nel Paese crescono ansia e depressione
March 5, 2025
Cambiare nome per cambiare vita: è l'ultima moda sudcoreana
ANSA | Una veduta della capitale sudcorena Seul
Siete stanchi e annoiati di voi stessi? Non sopportate più l’inerzia che rallenta e zavorra la vostra vita? Desiderate imprimere un cambiamento alle vostre abitudini e al vostro stile di vita? Cambiate nome! È quello che fanno sempre più sudcoreani: cambiano nome nella speranza (illusione?) di cambiare vita. “Gaemyeong” letteralmente significa «cambio di nome legale»: non si tratta di rivestire la propria identità con uno pseudonimo, ma appunto di cambiare il proprio nome legalmente. Da quando la Corte Suprema di Seul ha certificato che i singoli sono “autorizzati” a cercare la felicità, scegliere un nome nuovo è diventato nel Paese asiatico una sorta di moda. Come scrive il Korea Herald, quasi 200.000 persone hanno richiesto ogni anno di cambiare nome dal 2020 al 2023.
È l’ultima frontiera del cambiamento, o meglio dell’auto-cambiamento. Che si somma ad un altro settore chiave della società e del costume sudcoreani : quello della chirurgia plastica. Seul vanta il più alto numero di chirurghi estetici pro capite al mondo, davanti a Stati Uniti e Brasile. Le stime di Expert Market Research hanno calcolato che il valore di mercato del settore è ammontato a 1,95 miliardi di dollari nel periodo 2018-22. Secondo i dati più recenti, il 25 percento delle donne coreane di età compresa tra 19 e 29 anni e il 31 percento di quelle di età compresa tra 30 e 39 anni si sono sottoposte «a qualche forma di chirurgia plastica».
Ma torniamo al nome. Quali sono i benefici che si spera di ottenere liberandosi del primo “marchio” della propria identità? Lo spettro delle motivazioni è ampio. Si va dalla semplice valutazione estetica – si cambia nome perché lo si considera brutto -, a motivazioni più “arzigogolate”, come quella testimoniata da Woo Joo-hyun, 40 anni, che una volta si chiamava Woo Hyung-wook. «Ho iniziato a sentire che il mio nome aveva un’energia negativa quasi 20 anni fa. Mi hanno consigliato quattro o cinque nomi diversi, come Dong-hyun, Seong-jae e Jae-woo, nel corso di molti anni», ha raccontato. «All’inizio mi sono rifiutato ostinatamente di cambiare il mio nome, pensando che il mio nome non avesse nulla a che fare con la mia vita. Ma ho iniziato a pensare in modo diverso quando ho vissuto brutte esperienze più volte», ha aggiunto. Diversa la spiegazione offerta da Jung Jin-kyung, una madre di due bambini sulla sessantina, che in origine si chiamava Jung Mak-boon: «In passato – ha spiegato – la maggior parte dei genitori coreani preferiva i figli maschi alle figlie femmine. Quindi i genitori davano nomi alle femmine con una certa noncuranza. Questo potrebbe essere un altro motivo per cui molte donne più grandi, come me, volevano cambiare nome».
Siamo davanti a una soluzione di un problema o, invece, al materializzarsi del problema stesso? Un altro tassello di questo complicato puzzle identitario viene da un’indagine condotto dal Korea Institute of Public Administration, e riportata dal Korea Times: l’ansia e la depressione continuano a crescere tra i sudcoreani. Basterà cambiare nome?

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