Alla fine i militari hanno scippato la rivolta alla Gen Z del Madagascar

Il presidente è fuggito con l'aiuto dei francesi e i reparti d'élite dell'esercito hanno appoggiato la "rivoluzione" dei ragazzi. Che ora però non sanno ancora che cosa fare
October 14, 2025
I ragazzi esultano in piazza ad Antananarivo
I ragazzi esultano in piazza ad Antananarivo
Gli uomini in uniforme saliti al potere per guidare una «transizione», la destituzione in Parlamento del presidente in fuga, gli abbracci ad Antananarivo fra i soldati e il dirompente movimento giovanile Gen Z, primo artefice di un doppio “testacoda”, politico e generazionale. In Madagascar, è stato ieri il giorno dello sfondamento, per il fronte contestatario che ha costretto il presidente Andry Rajoelina a lasciare il Paese.  Al termine di una giornata convulsa, i soldati nella capitale, guidati dall’unità di élite Capsat, hanno dichiarato di «prendere il potere» per un periodo massimo di due anni, fino all’organizzazione di elezioni legislative. Una mossa nella scia del principale antefatto istituzionale del giorno: la destituzione di Rajoelina votata dal Parlamento, dopo il vano tentativo del presidente in fuga di sciogliere la stessa assemblea, con un decreto recapitato su Facebook. Fra le scene chiave del giorno, quelle sull’Avenue dell’Indipendenza, dove i militari si sono uniti ai festeggiamenti dei manifestanti assiepati, fra cui gli statali in sciopero, in mezzo a non pochi cartelli con scritte antifrancesi che associavano talora Rajoelina al presidente Emmanuel Macron.
Sono le ultime istantanee del torrente di proteste cominciate per denunciare i continui tagli di acqua ed elettricità, oltre alla corruzione dell’era Rajoelina. Il colonnello Michael Randrianirina, leader dei Capsat, ha ostentato sicurezza, davanti al palazzo presidenziale: «Prendiamo il potere a partire da oggi, sciogliendo il Senato e l’Alta Corte costituzionale. L’Assemblea nazionale potrà continuare a lavorare». Le funzioni presidenziali resteranno alla giunta, ma un «governo civile» sarà nominato «fra pochi giorni», ha poi promesso. Formalmente, l’era Rajoelina si è chiusa in Parlamento, dove più dei due terzi dei deputati, 130 su 163, hanno votato la destituzione. Un provvedimento che in teoria dovrebbe essere avallato dall’Alta corte costituzionale, finita invece nel mirino dei militari. Una svolta, dunque, solo in parte in linea con la Carta fondamentale e più vicina a quello che si fatto è stato: un golpe. La stessa accusa di Rajoelina su Facebook che ha dichiararo un «golpe» la sessione parlamentare «senza base legale» e l’patto successivo dei militari. Il presidente si era mostrato in televisione lunedì, escludendo di dimettersi. Ma ieri, è divenuto un fuggiasco estromesso con l’aiuto di OParigi a fuggire.
Nel 2009, le forze speciali Capsat avevano già portato al potere l’allora 34enne Rajoelina, ex dj e imprenditore di successo. Nuovamente, lo scorso fine settimana, l’unità armata di blindati ha dato l’impulso alla svolta, chiedendo agli agenti schierati di non tirare più sui manifestanti. Nel resto dell’esercito e fra i gendarmi, c’è stato dunque un effetto domino, dopo le repressioni che, secondo l’Onu, avevano fatto almeno 22 morti e più di un centinaio di feriti. Da parte sua, Macron ha preferito non rispondere sulla fuga di Rajoelina, partito su un jet francese, secondo fonti concordanti. Ma in ogni caso, adesso, l’incertezza resta grande, nel Madagascar sospeso fra rabbia e povertà.

© RIPRODUZIONE RISERVATA