A Gaza uccisi sei giornalisti. «Da Israele un raid mirato»
di Redazione
Sono due corrispondenti e tre operatori di Al Jazeera, oltre a un freelance palestinese. Uno di loro è Anas al-Sharif, da sempre in prima linea. L'esercito israeliano: guidava una cellula terroris

Due corrispondenti di Al Jazeera, tre operatori di ripresa e un freelance palestinese sono stati uccisi nella notte tra domenica e lunedì a Gaza City. Lo ha reso noto l'emittente araba, spiegando che l'attacco delle forze israeliane è stato mirato contro la loro tenda. «Il giornalista di al Jazeera Anas al-Sharif è stato ucciso insieme a dei colleghi in quello che sembra essere un attacco israeliano mirato» ha dichiarato il direttore dell'ospedale al-Shifa di Gaza City, ha scritto l'emittente con sede in Qatar. Le altre persone uccise sono Muhammad Karika, Ibrahim Zaher, Mohammed Noufal e Moamen Aliwa.
In particolare, Anas al-Sharif, 28 anni, era uno dei volti noti tra i corrispondenti che quotidianamente seguono il conflitto a Gaza. Nei suoi ultimi post su X di domenica, Anas al-Sharif ha segnalato «intensi» bombardamenti israeliani sul territorio palestinese e ha condiviso un breve video che mostrava gli attacchi su Gaza City. L'esercito israeliano ha confermato di averlo preso di mira, definendolo un «terrorista» che «si spacciava per giornalista», sostenendo che si trattasse del capo di «una cellula terroristica all'interno di Hamas».
A luglio, il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) aveva accusato l'esercito israeliano di aver condotto una «campagna diffamatoria» contro il giornalista, presentandolo in post online come membro di Hamas. Per Sara Qudah, direttrice regionale dell'organizzazione con sede a New York, «i giornalisti sono civili e non devono mai essere presi di mira». Tra le reazioni della comunità internazionale, va segnalata quella del governo britannico, che si è detto «gravemente preoccupato per i ripetuti attacchi ai giornalisti» nella Striscia di Gaza.
Israele aveva già deciso nel maggio 2024 di vietare ad Al Jazeera di trasmettere nel Paese e di chiudere i suoi uffici, a seguito di un conflitto di lunga data tra l'emittente e il governo di Benjamin Netanyahu, inaspritosi durante la guerra. Sono oltre 200 i reporter uccisi dal 7 ottobre 2023 nella Striscia di Gaza.
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