venerdì 29 marzo 2019
Maggioranza contraria all'accordo sull'uscita. Dibattito in corso per trovare una soluzione prima di un'uscita senza accordo il 12 aprile
Brexit, la Camera dei Comuni boccia ancora il piano May. Tre scenari possibili
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L'accordo di Brexit negoziato con Bruxelles dalla premier britannica, Theresa May, è ormai carta straccia. La Camera dei Comuni ha bocciato il piano di uscita per la terza volta, con uno scarto di 58 voti, rafforzando i timori di uno scenario 'No deal', un'uscita disordinata del Regno Unito dall'Ue. A nulla è servito il sacrificio politico di May che aveva offerto le sue dimissioni in cambio dell'appoggio della maggioranza dei Comuni. Il fatto, però, che la premier non abbia mai spiegato cosa avrebbe fatto in caso di sconfitta, crea adesso un clima di ulteriore incertezza e scatena le ipotesi più disparate sull'evoluzione del sofferto processo di divorzio da Bruxelles.

L'unica cosa che appare sicura al momento è che il Regno Unito non uscirà dall'Ue il 22 maggio, la data a cui era stata rimandata la Brexit nel caso fosse stato approvato l'accordo. Una data di uscita che peraltro Londra può superare se, come ha sempre affermato il governo, non vuole essere coinvolta nelle elezioni europee.

In attesa che Downing Street chiarisca quali saranno i passi successivi, le parole di May, subito dopo la nuova umiliazione, delineano i possibili scenari. Riconoscendo che i tentativi per trovare un'intesa in Parlamento sono ormai "al limite", la leader dei
Tory ha fatto capire di non voler chiedere alla Ue un'ulteriore estensione dell'articolo 50, legata all'approvazione in Parlamento di un piano alternativo. Lunedì e mercoledì sono infatti attesi nuovi 'voti indicativi' sulle diverse opzioni per modificare l'intesa di
divorzio; i deputati potrebbero provare a chiedere un rinvio lungo per poi avere una 'soft Brexit' e magari un secondo referendum.
Nel caso i Comuni provassero a prendere in mano il controllo del processo, la premier potrebbe rispondere chiedendo un'estensione lunga dell'articolo 50, legandola a elezioni generali anticipate.

Nell'impasse in cui si trova Londra, il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha convocato un vertice straordinario a Bruxelles il 10 aprile ed entro questa data ci si aspettano nuove proposte. Se non arriveranno, il Regno Unito dovrà lasciare l'Unione il 12 aprile, tra sole due settimane. "Il tempo non è sufficiente per concordare, legiferare e ratificare un accordo", ha sottolineato la May, assicurando di essere impegnata a portare a termine una Brexit ordinata e ricordando che "la Camera dei Comuni è stata chiara sul fatto che non permetterà un'uscita senza accordo".

"Dobbiamo quindi concordare un modo alternativo per andare avanti", ha ammonito, non dando segnali di volersi dimettere come hanno subito chiesto i falchi Brexiteers dei Tory. "Spetterà al Regno Unito indicare la via da seguire prima del 12 aprile, ma un 'No deal' è ora uno scenario probabile", ha detto un portavoce della Commissione Ue.

Gli scenari

1 - Entro il 12 aprile
Londra dovrà dire, entro quella data, che cosa intende fare. Al Consiglio Europeo straordinario del 10 aprile, i leader dei 27 dovranno decidere all’unanimità se concedere o no una ulteriore proroga. Decisivo è anzitutto se Londra accetterà o no di partecipare alle elezioni europee del 23-26 maggio.

2 - Se non vota per l’Ue
Si avrà una Brexit senza accordo, alla mezzanotte (le 23 nel Regno Unito) del 12 aprile. A meno che, scenario improbabile, Londra abbia revocato unilateralmente l’articolo 50 (e cioè la notifica di uscita dall’Ue).

3 - Se vota per l’Ue
In quel caso ci sono vari scenari, il più probabile è quello di un rinvio di almeno un anno. Durante questo periodo potrebbero aver luogo elezioni politiche, che avrebbero la Brexit al centro, con la possibilità di forme più morbide di uscita. Oppure un secondo referendum sulla Brexit.
(A cura di Giovanni Maria Del Re)




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