Più che un “modello Milano” ora servirebbe un “modello Ambrosiano”

Vedere solo quello che non va è ingiusto e anche molto miope. Lo schema di crescita va aggiustato, per produrre uno schema più attento alla funzione sociale dello sviluppo
July 24, 2025
Più che un “modello Milano” ora servirebbe un “modello Ambrosiano”
Ansa | -
Guardare avanti, contro il rischio di pensare che la città sia solo sviluppo verticale e speculazione La premessa è fondamentale: chiunque abbia violato la legge ne deve pagare le conseguenze fino in fondo. Soprattutto se lo ha fatto approfittando di ruoli pubblici o di persone con queste responsabilità. È importante che la magistratura continui nella sua opera svelando tutti i possibili reati e intervenendo laddove la colpa venga acclarata. Milano, però, è altro. La serie di eventi (a partire da Expo per arrivare alle imminenti Olimpiadi) ha messo in moto un processo di crescita importante. Lo sviluppo che in questi anni ha attraversato la città facendone una delle metropoli più interessanti a livello mondiale, non deve essere buttato con – eventuali – degenerazioni. Le storture che vengono evidenziate non siano la scusa per bloccare una corsa che ha ancora la possibilità di produrre benessere per tutti. Il modello Milano, così come lo abbiamo conosciuto non è solo sviluppo “verticale” e speculazione. I sindaci della rete di Trieste, hanno auspicato che la città si ricordi di avere avuto come arcivescovo il cardinale Carlo Maria Martini. Perché, come hanno detto i primi cittadini, « Milano deve essere lo stimolo a immaginare e realizzare città che non siano solo corsa sfrenata verso una modernità senza identità, solo edilizia, lusso, divertimento. Milano “la grande”, come noi speriamo possa essere sempre più, deve tenere insieme anche altro. Noi vorremmo che per dare senso allo sviluppo, all'innovazione, alla crescita tumultuosa, si ricordasse di essere anche la città del cardinale Martini e che non si stancasse mai di ricercare un “supplemento d’anima”». Allargando i benefici a quante più persone possibili nella certezza che per distribuire ricchezza, però, bisogna prima costruirla. Prendiamo proprio l’urbanistica. Questo giornale ha sottolineato tra i primi il rischio di una corsa al mattone che fosse solo finalizzata al guadagno e che ha spinto i più giovani o chi ha meno disponibilità economica a lasciare la città. Le due serie di reportage sulle periferie che sono apparsi sulle pagine di cronaca di Milano, hanno evidenziato le difficoltà delle aree meno ricche della città, i loro problemi ma anche i loro punti di forza. E a partire dall’appello lanciato dall’arcivescovo Mario Delpini nel Discorso alla città del 2023 in cui ha annunciato anche la nascita del fondo Schuster per aiutare chi non riesce ad avere una casa, abbiamo chiesto una politica seria di aiuto alle giovani coppie perché non siano costrette ad abbandonare la città. E perché a chi lavora per Milano (come ad esempio i dipendenti Atm) venga garantita un’abitazione che eviti loro di percorrere decine di chilometri ogni giorno per raggiungere il posto di lavoro. Milano è anche diventata un’eccellenza europea a livello universitario. Decine di migliaia di ragazzi e ragazze frequentano, ogni giorno, le aule degli atenei. E molti di loro vengono da fuori: va assicurato un aiuto immediato perché non siano costretti più a pagare cifre fuori mercato e oltre le possibilità delle persone comuni per avere un luogo dove vivere. La creazione di nuovi studentati è una necessità non più rinviabile. Senza dimenticare, infine, le centinaia di famiglie che hanno versato cospicui anticipi per un’abitazione che credevano in regola e si trovano oggi in un limbo che ha bisogno di una soluzione chiara. Tanto più che le case che dovevano essere costruite non si trovano in pieno centro ma, per la grande maggioranza, in posizioni periferiche. Ma vedere in questi limiti la cifra di Milano è profondamente sbagliato. La città, in questi anni, ha saputo rialzarsi dopo lo choc della crisi dei mutui americani e riprendere un cammino di crescita che l’ha resa attrattiva per moltissimi sia per studiare che per lavorare. E che ingenerato un boom sotto il profilo turistico che fino a pochi anni fa era impensabile: la crescita dei visitatori è continua. E dimostra la persistente attrattività di una metropoli che solo pochi anni fa era al di fuori di quasi tutti i tour. Certo una presenza così massiccia porta inconvenienti, tavolini e dehors sui marciapiedi sono però garanzia di lavoro per migliaia di persone. Vedere solo quello che non va non solo è ingiusto, ma è anche molto miope. Lo schema di sviluppo va di sicuro aggiustato: forse meno “Modello Milano” e più “Modello Ambrosiano” più attento alla funzione sociale dello sviluppo e più disposto a condividerne i successi che non solo interessato al ritorno economico. Ma il fare di ogni erba un fascio e trattare tutto come speculazione e – qualora venisse confermato – corruzione avrebbe conseguenze molto pesanti. E non solo per la città.

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