Lui che nel 2044 avrà mani grandi

Quale assoluta impotenza sperimento: il figlio di mia figlia è nato un mondo ribaltato, e io non posso farci niente. Solo pregare, come le madri e le nonne di un tempo
October 12, 2025
Lui che nel 2044 avrà mani grandi
Che viva, questo bambino, che abbia figli e lavori, e invecchi e serenamente. Nell’ordine naturale della vita secondo Dio
Anche nel sonno, se gli avvicini un dito alla mano lui istintivamente lo stringe. Le sue piccole mani morbide attorno al mio indice: mi soffermo a osservarle. Lui ha 10 mesi. Nel pomeriggio dorme profondamente. Mi piace tenermelo vicino sul lettone, ascoltarne il fiato leggero. Mi pare quasi, con un bambino così piccolo accanto, che mi si allarghi il respiro, e una strana pace nel petto. Come emanasse, un neonato, una percepibile aura di vita e di innocenza.
Lui ha i capelli rosso fulvo, come un trisnonno anarchico, a Parma, negli anni dell’avvento del fascismo. Sono passati cent’anni, ma per i geni cent’anni sono un niente. Giovanni dorme, ignaro. Con ogni figlio il mondo ricomincia daccapo. Nello splendore di ogni scoperta, ma, anche, nella smemoratezza della storia, e del male. È per questo che le guerre non finiscono mai: le generazioni passano, e gli uomini dimenticano.
Torno a guardare queste mani paffute e, in verità, per l’età di Giovanni, piuttosto grandi. Avrà mani grandi e sarà alto e massiccio, già lo si vede fin d’ora. Compirà 20 anni nel 2044. Che cosa faranno, queste sue mani che io accarezzo mentre lui dorme? Abbracceranno, terranno figli per mano, cureranno, magari? Che non siano, prego Dio, come le mani di quelle schiere di soldati allineati nelle parate militari russe o cinesi, in cui centinaia di ragazzi sembrano burattini assolutamente uguali. Tutti uguali. Mandati a morire a lotti, come derrate di nessun valore. Nemmeno morti, spesso, li rimandano a casa.
Fai che non sia, ti prego, che anche questo bambino diventi una cosa, un numero fra milioni di altri. Quattro anni fa appena questa possibilità non mi si sarebbe neanche affacciata alla mente. Ma adesso, quando ogni giorno senti i grandi del mondo alludere ad ordigni micidiali pronti sulle rampe di lancio, e inerti solo finché il buon senso non domini, e Dio ci protegga, adesso capisci, bambino, che guardandoti ho un po’ di paura. Ho paura della tua totale innocenza di oggi, e di ciò che non saprai, a 20 anni, di tutto ciò che non ricorderai.
Quelle tue mani grandi, chissà cosa faranno. Ne bacio il palmo, me le porto a una guancia. Quale assoluta impotenza sperimento: il figlio di mia figlia è nato un mondo ribaltato, e io non posso farci niente. Solo pregare, come le madri e le nonne di un tempo.
Anche se ora capisco come quello che mi pareva un umile mormorare, ha la statura invece della domanda più grande: che viva, questo bambino, che abbia figli e lavori, e invecchi e serenamente. Nell’ordine naturale della vita secondo Dio – non in quella annichilita dal male.

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