Il patto tra generazioni è firmato: leggi a misura di futuro

Il Parlamento ha approvato un provvedimento che impone di valutare l’impatto sociale e ambientale delle nuove norme anche sugli adulti di domani, sancendo per la prima volta l’equità intergenerazionale come principio
November 4, 2025
Il patto tra generazioni è firmato: leggi a misura di futuro
Icp
«Le leggi della Repubblica promuovono l’equità intergenerazionale anche nell’interesse delle generazioni future». Così recita il disegno di legge governativo approvato definitivamente la scorsa settimana dalla Camera dei Deputati, con il voto favorevole (sull’articolo in questione) di tutte le forze politiche, caso più unico che raro. La legge prevede anche che, d’ora in poi, tutte le nuove normative dovranno essere preventivamente valutate rispetto al loro impatto sociale e ambientale non solo sulle giovani generazioni, ma anche su quelle future. Si tratta di un principio “forte” e di una scelta politica impegnativa, coerente con la Costituzione italiana come riformata nel 2022, che ora indica, all’art. 9, che la Repubblica «tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni».
Come dicono i giuristi, il “combinato disposto” della modifica costituzionale e della nuova legge, ambedue proposte dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) fin dal 2016, porta nell’ordinamento giuridico non solo il principio che sta alla base del concetto di sviluppo sostenibile (uno sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza pregiudicare il fatto che anche le generazioni future possano fare altrettanto), ma anche il cuore del messaggio che Papa Francesco ha consegnato al mondo con le encicliche Laudato si' e Fratelli tutti (come ebbi modo di spiegargli brevemente durante un breve incontro fortuito, un anno fa).
L’obbligo di prendersi cura dei più piccoli e anche di chi non è ancora nato, evitando che le decisioni che assumono gli adulti di oggi (cioè, i politici e le loro basi elettorali) danneggino chi non può esprimersi, può rappresentare un salto quantico nel modo in cui la nostra società e la politica operano. Visto quello che è accaduto nel passato e continua ad accadere, è un cambiamento di cui abbiamo urgente bisogno. Basta pensare alle “pensioni d’oro” o a scelte che hanno distrutto l’ambiente in modo irreparabile, o allo scarso impegno per eliminare la povertà minorile (che in Italia riguarda 1,3 milioni di individui), o alla mancanza di asili nido o all’alto tasso di abbandono scolastico, e potremmo continuare a lungo. Senza parlare del debito pubblico fatto nel passato che pesa sulle generazioni attuali e su quelle future.
Ora il Governo avrà sei mesi per emanare un decreto attuativo indicando come dovrà essere condotta la “Valutazione d’impatto generazionale” (Vig) delle nuove leggi. Bisogna evitare in ogni modo che essa diventi un adempimento burocratico che non cambia nulla, in perfetto stile gattopardesco. Per questo, l’ASviS lavora da mesi con i migliori esperti italiani per definire una metodologia robusta e affidabile, partecipando all’analogo sforzo europeo, in vista dell’approvazione della prima strategia di giustizia intergenerazionale.
Ma supponiamo per un attimo che la nuova legge sia in vigore e che quindi si applichi anche alla legge dl Bilancio presentata dal Governo e all’attenzione del Parlamento. Cosa ci direbbe la Vig? La risposta si trova, almeno in parte, nel documento pubblicato a settembre dal Ministero dell’economia e delle finanze, che valuta l’impatto delle politiche programmate su dodici indicatori di Benessere equo e sostenibile, elaborati dall’Istat. Secondo il Governo, nei prossimi tre anni si dovrebbe avere un aumento contenuto del reddito disponibile reale pro-capite, mentre per gran parte degli altri fenomeni si prevede una sostanziale stabilità sugli insoddisfacenti livelli raggiunti nel 2025: dalla disuguaglianza economica alla povertà assoluta, dalla speranza di vita in buona salute all’uscita precoce dal sistema di istruzione. Miglioramenti limitati si avrebbero per le emissioni di gas climalteranti, la quota di popolazione in eccesso di peso e la mancata partecipazione al lavoro. Un peggioramento è addirittura previsto per l’efficienza della giustizia civile.
Insomma, la Vig darebbe un esito decisamente negativo. Eppure, avremmo urgenza di intervenire su quei fenomeni. Come mostrato nel Rapporto ASviS 2025 (https://asvis.it/rapporto-asvis-2025), tra il 2010 e il 2024 l’Italia registra un arretramento per sei dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 (povertà, acqua pulita e servizi igienico-sanitari, disuguaglianze, ecosistemi terrestri, istituzioni e partnership), una stabilità per quattro (alimentazione, salute e benessere, imprese-innovazione-infrastrutture e città sostenibili), un miglioramento per sei (istruzione, parità di genere, energia pulita, lavoro e crescita, clima ed ecosistemi marini) e un forte aumento solo per l’economia circolare. Insomma: non ci siamo. Per questo, proporremo una serie di interventi che aumentino la coerenza tra impegni assunti (come la Vig) e azioni concrete. Ma serve che tutta la società italiana si impegni per la giustizia tra generazioni, qui e ora, come recita la nuova legge.
Direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS)

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