Carta e diritto contro la guerra

In un momento in cui la democrazia e la pace sono nuovamente sotto attacco, Mattarella e Steinmeier hanno detto "mai più" ai totalitarismi, alle violenze e ai conflitti
November 19, 2025
Carta e diritto contro la guerra
Il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier con il Capo dello Stato italiano Sergio Mattarella al Bundestag durante la cerimonia per il Giorno della memoria il 16 novembre a Berlino/ REUTERS
Parole definitive contro i nemici della democrazia e della pace. Le hanno pronunciate, a pochi giorni di distanza, il presidente tedesco e quello italiano, Frank-Walter Steinmeier e Sergio Mattarella. Definitive non solo perché molto chiare e persino dure. Ma anche per il riferimento al più grande attacco contro pace e democrazia del XX secolo: quello dei totalitarismi fascista e nazista. Vicende lontane, si dirà. Steinmeier e Mattarella non la pensano così. E hanno ragione. Abbiamo parlato troppo presto di “secolo breve” fissando la fine del Novecento nel 1989 e celebrato troppo presto il XXI secolo come novità radicale. In realtà siamo ancora dentro la stessa epoca storica: troppe le analogie tra gli orrori di ieri e quelli di oggi, malgrado cambiamenti anche profondi. Ma se ieri la violenza dell’estrema destra è stata sconfitta, la violenza può essere sconfitta anche oggi.
Steinmeier ha celebrato i tre anniversari che cadono il 9 novembre (nascita della Repubblica di Weimar, Notte dei cristalli e caduta del muro di Berlino) per poi concludere: mai, dalla riunificazione tedesca, «la democrazia e la libertà sono state così sotto attacco» in Germania, minacciate, sul piano internazionale, dall’aggressione russa «al nostro ordine pacifico» e, sul piano interno, dall’estremismo di destra. Non ha citato esplicitamente l’Afd ma ha alluso ad essa apertamente. La «Legge Fondamentale prevede la possibilità di mettere al bando associazioni e gruppi»: se necessario, andrà fatto. Ma occorre prima una mobilitazione che inizi subito, impegni tutti, si svolga ad ogni livello. Non deve accadere di nuovo che «una democrazia sia distrutta dagli stessi strumenti della democrazia», «non è affatto antidemocratico combattere apertamente chi vuole distruggere la democrazia» ed «è sconsiderato credere di domare gli antidemocratici concedendo loro il potere» come si fece con Hitler. Il peso di mantenere il “muro spartifuoco” - Brandmauer - contro l’estremismo di destra ricade principalmente su centro-destra, ha detto Steinmeier, riferendosi a quanti nella Cdu-Csu stanno immaginando di coinvolgere nel governo l’Afd che i sondaggi danno ormai al 26%. Ma «non siete soli» ha aggiunto ammonendo il suo partito, l’Spd a sostenere la Cdu-Csu nel mantenere il Brandmauer.
Anche Mattarella, invitato proprio da Steinmeier a commemorare solennemente le vittime della storia tedesca, ha usato parole definitive. “Nie wieder”, “mai più” ha ripetuto più volte. Ci sono stati sedici milioni di morti nella Prima guerra mondiale, forse settanta nella Seconda e ora «tutto questo pretende di ripresentarsi»? Di nuovo guerra totale che esige non la sconfitta del nemico ma il suo annientamento? Bombardamenti nelle aree abitate, uso cinico della fame contro le popolazioni, violenza sessuale, vittime per il 90% tra i civili, a Kiev, a Gaza, in Sudan e in tutte le guerre? «Nessuna “circostanza eccezionale” può giustificare l’ingiustificabile». Mai più la Shoah, la guerra, le aggressioni a un altro popolo, la minaccia di usare l’arma atomica, il razzismo, le deportazioni, le grandi disuguaglianze. Unite nella comune responsabilità per la Seconda guerra mondiale, Germania e Italia lo sono oggi perché la Legge Fondamentale tedesca e la Costituzione italiana ripudiano la guerra, ha ricordato Mattarella, e ciò vuol dire: ordine multilaterale, diritto internazionale, costruzioni di pace come l’Unione europea. Ma vuol dire anche, contro le tentazioni di totalitarismo, democrazia e cioè politica che si basa su libertà, dignità della persona, uguaglianza universale di tutti gli esseri umani.
Steinmeier ha parlato soprattutto di democrazia, Mattarella soprattutto di pace, ma i loro discorsi di intrecciano nella difesa di entrambe. Anche perché spesso le minacce alla democrazia e le aggressioni alla pace hanno radici comuni. Non a caso oggi Mosca funge da centrale internazionale dell’estrema destra per l’Ungheria come per la Romania, per la Francia come per l’Italia. Il massacro di civili a Gaza è stato opera di un governo israeliano di estrema destra, nella sua variante religiosa: il fondamentalismo. Venti simili soffiano anche in Giappone e in India. Fermare la guerra in Ucraina diventa perciò ogni giorno più urgente. L’approvazione del piano Trump per Gaza – con prospettiva di autogoverno palestinese – da parte del Consiglio di sicurezza mostra che se si vuole si può fermare la guerra. Perché, ci si chiede, Trump non ha la stessa determinazione con Putin? Perché le piazze non si mobilitano per la pace in Ucraina come hanno fatto per fermare il massacro dei palestinesi? Sono domande che riguardano anche la politica italiana, anzitutto la maggioranza di governo cui ovviamente spetta in primis vigliare contro le minacce che vengono dall’estrema destra (ma come dice Steinmeier, anche le forze di centro-sinistra devono sostenere il Brandmauer). I Paesi europei sono ancora nella fortunata condizione di poter difendere pace e democrazia con la diplomazia e con la politica, con il diritto e con le leggi, senza usare direttamente le armi o usandole solo come deterrenza. Ma il tempo per farlo non è infinito. Possiamo ignorare gli appelli di Steinmaier e Mattarella, ma poi, come dice il presidente tedesco, non potremo dire: «Non volevamo questo. Non lo sapevamo».

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