Caro Briatore, tifa per Sinner senza offendere i napoletani
L'ideatore del "Billionaire" ha difeso lo sportivo più famoso d'Italia dicendo che parla bene tre lingue. «Ho amici del Meridione che quando parlano dovrei avere i sottotitoli» ha poi aggiunto. Invece io penso che dobbiamo applaudire Jannik e non mortificare nessuno

Comunicare è un’arte. E come tutte le arti, deve essere imparata. Chi parla deve esporre il proprio pensiero - anche quando è fortemente critico verso qualcuno - senza offenderlo. Non è facile. Lo vediamo soprattutto in questo tempo, dove le parole gridate sono più di quelle parlate; le offese agli avversari più dei tentativi di comprenderlo. Un conto, però, se a parlare sia uno sconosciuto al bar, altra cosa se a disquisire in televisione è un personaggio famoso, che sa di esercitare una certa influenza sui telespettatori.
Flavio Briatore è un signore ricco, fortunato e invidiato. Dalla vita ha avuto tanto. Sta parlando di Sinner, il nostro campione di tennis. Qualcuno, seguendo non so quali ragionamenti, ha detto che Sinner non sarebbe italiano. Vecchia storia delle terre di confine, per certi aspetti avvantaggiate, per altri – specialmente in tempi di guerra – fortemente penalizzate. La nostra Italia è unica. Partendo dai confini con l’Austria, la Francia, la Svizzera, la Slovenia e scendendo fino alle Eolie, a Pantelleria, a Lampedusa, è tutto uno spettacolo affascinante. Dalla Puglia s’intravede l’Albania, dalla Sicilia l’Africa. In alcuni centri del nostro Sud si parla ancora il greco e l’albanese; al nord il ladino e il friulano. La Sardegna è un discorso a parte, da ogni punto di vista: ambientale, culinario, linguistico. Napoli, poi, è un unicum. Nel bene e nel male. Duemilacinquecento anni di storia l’hanno attraversata, forgiata, plagiata, assorbita, cambiata. Siamo italiani, però. Europei.
Domanda: è bene conservare lingua, detti, valori, tradizioni, diciamo “locali” o invece lasciarli morire per fare spazio a qualcosa di più universale? Appiattirci tutti sugli stessi canoni non credo sia una ricchezza. Mangiare a Londra lo stesso panino che mangio a Reggio Calabria, bere la stessa bevanda, non mi arricchisce. È bello arrivare in Barbagia e metterti in ascolto degli abitanti di quel luogo. È arricchente sentirli parlare, non capire una parola, sorridere e confessare la “tua” ignoranza. Cosa importante è che poi sappiamo esprimerci nella nostra bella lingua italiana. Potremmo continuare con tanti altri esempi. Briatore, in una nota trasmissione televisiva, ha detto la sua su Sinner: «Parla tedesco bene, parla italiano bene, parla inglese bene. Parla tre lingue. Sinner è italiano, è nato in Italia. Io capisco più Sinner che non certa gente del meridione che io non capisco. Ho degli amici napoletani che quando parlano dovrei avere i sottotitoli». Ecco, ci siamo. Queste parole hanno fatto infuriare coloro che vivono all’ombra del Vesuvio.
Briatore ha detto il vero? No. Certamente, come in ogni regione del mondo, soprattutto tra gli anziani, ci sono persone che sono rimaste più indietro, che si sono ritirate dalla scuola dopo le elementari, che hanno viaggiato poco o altro. Ma non credo che il caro Briatore si riferisse a queste. Uno dei problemi che, in questi ultimi tempi, maggiormente ci preoccupano è la violenza tra i minori. Gli esperti, la scuola, la politica, la chiesa, si interrogano su questo dramma che tante lacrime fa versare. Non poche volte ci sembra di girare a vuoto. Penso che tutto ciò che riguarda i bambini chiami in causa gli adulti. Loro imparano da noi. Anche quando non se ne accorgono, anche quando non ce ne accorgiamo. Ci sentono, ci guardano, ci osservano. Attenzione, quindi, a quando argomentiamo sapendo di essere visti da migliaia di persone di ogni età. Si possono fare mille complimenti a un campione, un artista, uno statista, un amico, senza per forza offendere gli altri. Sinner brilla di luce propria, come di luce propria brillano migliaia di giovani in altri campi. Parliamo di loro. Applaudiamoli. Senza mortificare inutilmente gli altri. Viva Sinner. Viva i napoletani.
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