sabato 12 agosto 2023
Andreij Vadatursky ha ereditato l’azienda del padre ucciso dai missili russi. Raccolti ridotti e, anche prima dell’ultimo blocco alle esportazioni, salpava già meno della metà dei carichi
A Mykolaiv è crollata la produzione del grano

A Mykolaiv è crollata la produzione del grano - Ansa

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Sul muro del porto di Mykolaiv cinque composizioni di ferro e pietra raccontano la progressione della società sovietica, dalla terra al cielo: il grano e il trattore, la ferrovia, la nave, l’atomo e il microscopio, i razzi in ascesa fra le stelle. La storia ha perversamente deformato la semplice, imperativa sequenza dell’utopia malata. I campi sono cosparsi di mine e il mare di navi nemiche, espressioni non del capitalismo americano, ma di quello russo. I treni hanno mantenuto la promessa, sono sempre gli stessi ad attraversare sferragliando l’immensa pianura ucraina. Anche l’atomo conserva la doppia natura di vita e apocalisse. I razzi non esplorano più mondi lontani, sono piovuti sul porto, devastandolo.
Una banda di adolescenti osserva con rispetto e timore un manifesto che commemora i nove soldati caduti durante l’attacco. Un bambino si arrampica sull’acciaio divelto e corroso dei carrarmati di Mosca, diventati trofei. Le gru spiccano immobili e silenziose sulla linea degli alberi e le sinuose acque del Dnepr. A poche centinaia di metri, sul viale Admirala Makarova, un enorme container su ruota offre pasti caldi ai bisognosi.
Pochi uomini possono riassumere gli ultimi trent’anni della città, e del Paese, come Oleksiy Vadatursky. Con il collasso dell’Unione Sovietica, il “vecchio uomo del fiume”, allora quarantenne, immagina e costruisce un sistema indipendente e organico che comprenda agricoltura, logistica e cantieri navali. Non prende parte alla spartizione delle azioni statali, al branco che sbranando il collettivismo si è fatto oligarchia. Procede con prestiti pubblici e privati, locali e internazionali.
Nasce la compagnia Nibulon, che nel 2021 arriverà a coprire di cereali 76.000 ettari e a viaggiare su una flotta di oltre 80 imbarcazioni, capaci di servire 4.500 produttori minori con un costo complessivo di trasporto di cinque dollari a tonnellata. Il porto flkuviale di Mykolaiv accoglie un terzo del traffico navale ucraino, le composizioni sul muro sembrano poter preservare il proprio senso sotto nuova luce. Vadatursky è diventato uno degli uomini più ricchi e influenti del Paese, attraversando incolume, da convinto europeista, la Rivoluzione arancione del 2004, i moti di Euromaidan, l’occupazione russa della Crimea e la guerra di attrito in Donbass, cui decide di partecipare finanziando una milizia di 2.000 uomini.
È probabile che sia stato proprio questo a guidare i missili che la notte del 31 luglio 2022 hanno distrutto la grande casa nel quartiere residenziale di Zavodsky, uccidendo Vadatursky e la moglie. A rilevare Nibulon è il figlio Andreij, costretto ad affrontare la tragedia intima e quella economica. Nonostante un terminale d’emergenza costruito sul Danubio il costo di trasporto per tonnellata è salito a 125 dollari. Mentre migliaia di ettari di grano, segale e orzo sono ormai cosparsi di mine, nella primavera di quest’anno le esportazioni hanno segnato una riduzione di circa due terzi. Con il mancato rinnovo dell’accordo sul grano, che comunque garantiva soltanto metà delle esportazioni pre-belliche, i numeri non possono che essersi drammaticamente deteriorati. Dall’autunno scorso Nibulon ha cessato di corrispondere i propri debiti, 570 milioni di dollari che sono serviti anche, fra mille difficoltà, a pagare gli stipendi ai suoi 6.000 dipendenti, cifra erosa da morte e coscrizione. Molte aziende hanno dovuto cessare ogni attività, e ritengono il contesto troppo pericoloso per riaprire i battenti. Potrebbe somigliare alla diaspora umana: quanti, fra i sei milioni di profughi, torneranno dalle nuove vite occidentali? Saranno necessari anni, decenni per sminare i campi, e non basterà un effimero cessate il fuoco a garantire i canali necessari allo scorrere della linfa economica. Gli analisti finanziari sorridono alla stabilità dei dati macro-economici indotta dai prestiti americani ed europei, all’impegno del Fmi e dei Paesi del G7, ai desideri trattenuti dei nuovi investitori, per i quali attendere significa acquistare a prezzi sempre più bassi.
Sarà così agile, rapido, limpido il ritorno sulla via dell’inclusione democratica e liberista? Andreij Vadatursky, triste erede di un impero e di una transizione, come molti altri imprenditori ucraini chiede il congelamento dei debiti, nuovi contanti per tenere in vita il sogno paterno. Si svuotino gli arsenali, si colmino i granai.

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