sabato 27 gennaio 2024
I bambini plusdotati (l'8 per cento della popolazione scolastica) sono ipersensibili, non tollerano le frustrazioni e vengono spesso bullizzati. Parla l'esperta che li aiuta a tornare nella realtà
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Un passo avanti agli altri. Lo dicono tutti di lei. E Viola è proprio così: una bambina curiosa, piena di energia, interessata allo studio, con un rendimento scolastico fuori dal comune. Ma secondo i genitori e gli insegnanti, Viola è anche “diversa”, troppo spesso persa nel suo mondo fatto di scenari fantasiosi e storie immaginate, con la testa tra le nuvole e lo sguardo smarrito. Tra i compagni dimostra di sentirsi a disagio, è incapace di stare in gruppo e di comunicare, quasi sempre si trova in difficoltà durante i giochi. Molte volte poi cade vittima di attacchi improvvisi di rabbia, ha reazioni impulsive, e allora si rifugia nella sua stanza a leggere libri e a disegnare in solitudine. Nessuno riesce a capire la causa di questa inquietudine e del suo disadattamento.

Quella di Viola è una condizione comune a tanti bambini e ragazzi. Sono quei giovanissimi definiti come plusdotati o con alto potenziale cognitivo. Secondo le stime rappresentano circa l’8% degli studenti italiani. Hanno un quoziente intellettivo superiore alla media, a volte oltre i 130 punti, considerato che quello della popolazione generale si attesta tra gli 85 e i 115. Dimostrano una capacità di apprendimento e curiosità intellettuale molto sviluppate.

Piccoli geni, potremmo dire, dotati non solo di menti brillanti ma anche di caratteristiche molto particolari, a partire da una grande abilità di linguaggio che si manifesta in maniera spiccata fin dalla più tenera età. Cominciano a parlare molto presto, imparano subito a usare termini sofisticati e specifici, a utilizzare il congiuntivo e altre forme verbali complesse. Sanno mantenere l’attenzione ben più a lungo rispetto ai coetanei e hanno un potenziale di memoria che permette loro di elaborare facilmente le nozioni e quindi di essere molto agevolati nello studio. Un modo di ragionare, il loro, che si caratterizza per il grande utilizzo della logica e dell’attitudine all’astrazione, grazie alla quale risolvono problemi complessi con grande facilità. L’immaginazione spiccata poi li rende capaci di dare vita a creazioni sorprendenti. Risorse eccezionali che paradossalmente possono trasformarsi in pesanti ostacoli nella crescita. Estremamente attenti e curiosi, questi piccoli sanno per esempio essere anche molto critici e polemici, arrivando a tempestare gli insegnanti con domande tecniche e a esprimere idee bizzarre. Si creano perciò situazioni in cui questa super dotazione li fa apparire “diversi” rispetto ai compagni, creando in loro fastidio e frustrazione.

«A questi bambini manca la capacità di interpretare il mondo e sé stessi. Magari arrivano a grandi risultati senza sapere come ci sono riusciti e questa mancata condivisione e consapevolezza li porta all’isolamento sociale» spiega Francesca Scarpellini, psicologa clinica e neuropsicologa presso il Centro Psicodiagnostico Italiano. L’esperta spiega come la condizione eccezionale di questi studenti finisca spesso per giocare a sfavore anche del loro percorso scolastico. «Succede perché il loro apprendimento precoce, rapido e autonomo, li porta a non sentire il bisogno di impegnarsi sui libri, con l’inevitabile scadimento progressivo dei risultati».

È andata esattamente così a Viola. Con il passaggio alle scuole medie le sue prestazioni scolastiche cominciano a calare e da “bambina performante” si trasforma in ragazzina “pigra”, “svogliata”, “non all’altezza del suo potenziale”. Gli anni del liceo, poi, diventano un incubo. Le difficoltà aumentano, eccelle solo nelle materie che le interessano e si distrae molto durante le ore di lezione. Intanto affiorano nuovi disagi. Ipersensibile, come tutti i giovani nella sua condizione, non tollera le frustrazioni, soprattutto quando non raggiunge la perfezione che si aspetta. Le conseguenze di questi malesseri, che Viola e tutti i giovani nella sua situazione sperimentano, sono affrontati quotidianamente dal Centro Psicodiagnostico Italiano. L’Istituto, con le sue varie sedi in Italia, segue 250 pazienti di età compresa tra i 20 e i 35 anni, adulti e giovani adulti plusdotati ma anche affetti da autismo ad alto funzionamento oppure disturbo dell’attenzione e iperattività (Adhd).

E’ grazie al Centro che Viola, ha potuto elaborare il suo tormentato percorso. “Come Viola arrivano da noi giovani adulti in cerca di aiuto e di risposte ai tutti quei disturbi che non sono stati intercettati durante l’infanzia e l’adolescenza, i cui sintomi sono giunti ormai alla fase acuta e che compromettono, anche in modo significativo, la vita lavorativa e sociale. Disturbi che vanno dall’autolesionismo all’isolamento nei più giovani o il consumo di sostanze e l’abitudine a rapporti sessuali a rischio nei soggetti già adulti. Disagi che potevano già essere stati individuati e indirizzati”, osserva la dottoressa, soffermandosi sull’importanza della prevenzione.

La psicologa Francesca Scarpellini

La psicologa Francesca Scarpellini - .

«Non è facile intercettare la loro sofferenza - chiarisce Francesca Scarpellini - perché questi studenti non destano quasi mai sospetti, considerata la loro condotta ineccepibile sul piano scolastico. Alcuni segnali però emergono sempre, a cominciare dalla ricerca di isolamento. Basti pensare a quei bambini che si rifugiano nella realtà virtuale, restando incollati per ore davanti a un pc: lo fanno perché ritengono i videogiochi più prevedibili e affidabili del mondo esterno».

Secondo l’esperta una buona prevenzione sarebbe possibile già dalle elementari. «Andrebbero fatti degli screening specifici nelle scuole che però non sono adeguatamente preparate. Così, se trascurati, i primi turbamenti peggiorano nell’adolescenza, quando questi ragazzini così particolari rischiano di essere incompresi. Capita spesso allora che diventino vittime di bullismo e che si portino addosso il peso di un trauma che può sfociare in forme depressive nell’età adulta». Un passo avanti è stato fatto nel 2019, quando il Miur (Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca) ha inserito gli studenti con alto potenziale cognitivo tra quelli con Bisogni educativi speciali (BES).

Un riconoscimento che permette alle scuole di dedicare a questi ragazzi piani di studio personalizzati, che valorizzino il loro talento e li proteggano dal rischio di emarginazione. Sì, perché insieme agli squilibri sul fronte intellettivo peggiorano, nel tempo, i problemi su quello delle relazioni. Viola, per esempio, durante gli anni del liceo riesce a legare solo con due coetanei, a loro volta solitari e fragili, con i quali formerà un gruppo emarginato dagli altri compagni.

Non solo la scuola può fare la differenza nel prevenire questi profondi disagi, avverte l’esperta, ma anche la famiglia. «È importante che i genitori spostino il focus della loro attenzione dal voto al benessere generale, fisico ed emotivo, del loro bambino. Troppo spesso mamme e papà, dedicano tutte le loro preoccupazioni alle pagelle, trascurando tutto il resto». Una tendenza questa che, fa notare la dottoressa, si colloca nel contesto della società intera «dove domina il mandato prestazionale, dove cioè vale chi ottiene alte performance e che molte volte spinge le persone verso obiettivi irrealistici. Un’indicazione che si riflette nel cambio di paradigma della salute mentale. Se prima chi soffriva di disturbi mentali presentava dei deficit, oggi a stare male è anche chi possiede risorse eccezionali, persone estremamente sensibili, intelligenti e ipercritiche verso sé stesse, che quindi si sentono estranee, diverse, incomprese».

Viola oggi ha 26 anni, si è laureata in grafica e frequenta la scuola del fumetto. Ha cercato a lungo il motivo per cui si è sentita sbagliata per tutta la vita. Ha fatto lunghe e accurate indagini in rete, fino a ricevere la diagnosi definitiva disturbo dell’attenzione e iperattività dal centro che l’ha accompagnata in un percorso di psicoterapia. «Una svolta importante - sottolinea la dottoressa Scarpellini - che ha permesso a questa bambina speciale, diventata ormai donna, di ricostruire la sua identità e porsi nuovi obiettivi da raggiungere. Finalmente se stessa, oltre ogni etichetta».

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