Andy Dean Photography - Icp online
Tra tanti temi legati alla terza età ce n’è uno che ancora suscita un po’ d’imbarazzo, un po’ di ritrosia, una questione che si preferisce affrontare a bassa voce. Perché anche nella società pansessualista che ha sdoganato ogni tipo di comportamento e di relazione, parlare di sesso e di nonni provoca qualche disorientamento, qualche inciampo. Eppure, il discorso dovrebbe inquadrarsi, in modo coerente, in quella prospettiva di invecchiamento attivo tanto auspicata in tutti i progetti per la terza età. Vivere più a lungo, in buona salute, in modo possibilmente sereno, in un quadro relazionale soddisfacente, perché mai dovrebbe escludere la possibilità di guardare alla sessualità di coppia in modo finalmente pacificato? Tanto più se quella coppia, come capita sempre più spesso grazie all’allungamento della vita, ha sulle spalle, tra tante altre battaglie, anche quelle, sempre controverse e contraddittorie, legate alla sfera sessuale.
È la domanda che da cui sono partiti gli esperti che domani e dopo si confronteranno nel convegno organizzato dalla Erickson sulla terza età. Un dibattito a tutto campo tra decine di esperti in cui, tra riforma della non autosufficienza, maltrattamento e violenza, interventi psicosociali nella demenza, partecipazione, autodeterminazione e diritti, residenzialità e nuove forme abitative, pianificazione anticipata e condivisa delle cure e tanto altro ancora, si parlerà anche di sessualità. Un argomento introdotto solo per suscitare un po’ d’attenzione, e magari qualche curiosità morbosa, oppure un tema davvero meritevole di essere trattato perché interessante per comprendere come cambia la terza età nel secondo decennio di questo secolo?
“Direi la seconda ipotesi – risponde Stefano Eleuteri psicologo, psicoterapeuta, sessuologo clinico, oltre che docente alla Sapienza di Roma – perché sulla questione ci sono ancora tanti tabù. Per tante persone la sessualità ha senso solo se fa riferimento ai giovani, ma quando si parla anziani oppure di disabili si percepisce come una questione scomoda, come se sopra una certa età le persone fossero automaticamente fuori dall’area della sessualità. Argomento chiuso”. Invece la realtà ci dice il contrario. E, secondo l’esperto, si tratta di una tendenza che ha cominciato a manifestarsi da almeno un decennio. Gli anziani, soprattutto in coppia, che desiderano comprendere se e come ci sia ancora la possibilità di dare espressione al linguaggio del corpo sono sempre più numerosi.
“Prima – riprende Eleuteri – erano soprattutto uomini a chiedere informazioni, a voler approfondire, oggi anche tante donne anziane, quasi sempre in coppia, non intendono più essere lasciate ai margini del pianeta sessualità”. Sarebbe facile pensare che il nuovo approccio culturale sia legato soprattutto al moltiplicarsi delle offerte farmacologiche per l’uomo e all’aumento delle donne che fanno ricorso al trattamento sostitutivo della menopausa, ma non è così. Secondo il sessuologo la questione è più complessa e tocca, oltre agli aspetti fisiologici – come, per esempio, adattare le modifiche corporali collegate al trascorrere dell’età all’esigenza di conservare sensazioni e possibilità reattive – anche una mentalità più libera da schemi del passato. “Quella della terza età è una sessualità certamente diversa, più ricca di tenerezza e meno di fisicità, ma non per questo meno appagante”. Come spiegherà Eleuteri durante il convegno, esistono percorsi rivolti agli anziani per riscoprire la sessualità di coppia, per capire come riaccendere un desiderio sopito dagli anni e dagli stereotipi, per comprendere che esistono risorse nascoste da riattivare senza obbligatoriamente ricorrere ai farmaci. Esistono anche problemi, certo, parlando di sessualità matura, ma che possono essere affrontati e superati.
Talvolta spuntano anche questioni morali, soprattutto da parte di quelle coppie convinte che la sessualità sia unicamente al servizio della procreazione e che, terminata l’età fertile, qualsiasi gesto erotico sia destinato ad essere non solo solo fuori luogo, ma condannato anche dalla dottrina cattolica. Naturalmente non è così. Il valore unitivo della sessualità coniugale non è a tempo determinato – lecito fino a una certa età e poi eticamente problematico – e quando giova alla comunione della coppia va accolto con favore.
Parlando di sesso e anziani non vanno però dimenticati aspetti più complessi, riferiti per esempio alla gestione di una sessualità disinibita all’interno di Rsa e case di riposo. Al convegno Erickson ne parlerà Cinzia Siviero, docente di Agape Avo, “Organizzazione Validation Autorizzata” di Milano, che è un metodo per aiutare gli operatori della cura e i caregiver familiare quando ci si deve rapportare con un anziano affetto da demenza. “Tra gli altri aspetti – spiega l’esperta – mostriamo come è possibile gestire le manifestazioni di disibinizione sessuale”. Questione delicata, che va affrontata a partire dall’ascolto empatico. “Talvolta gli anziani affetti da demenza manifestano pulsioni inopportune con manifestazioni di approccio relazionale che creano, sia negli altri ospiti delle residenze, sia tra gli stessi operatori, imbarazzo e rabbia”.
Che fare quindi? “Occorre sospendere il giudizio. Non serve la repressione ma, appunto, l’ascolto empatico, che vuole “assecondare” e accompagnare senza reagire d’impulso, provando a spiegare che quel tipo di comportamento non è opportuno in quella circostanza. Anche se non c’è una ricetta valida per tutte le circostanze. Ogni caso ha il suo carico di difficoltà e di unicità”. La preparazione degli operatori è fondamentale. Esistono strategie di fronteggiamento collettive in cui gli stessi operatori vengono invitati a parlare delle proprie emozioni, senza negarle. Un approccio che serve per aiutare chi si trova a gestire situazioni complesse e deve trovare una via d’uscita in tempi brevi.