
Icp online
Caro papà,
ho deciso di scriverti perché ci sono cose dentro di me che fatico a esprimere a voce. A volte le parole scappano, ma scritte su carta riesco a fare chiarezza nei miei pensieri e nei miei sentimenti. Ti confesso che ho delle paure che mi assillano. Ci sono giorni in cui mi sento perso, come se stessi cercando di risolvere un puzzle senza sapere dove cominciare. La pressione della scuola, le aspettative degli amici e le aspettative su me stesso possono essere davvero opprimenti. Ho paura di non essere all’altezza, di deludere te e la mamma, di non riuscire a trovare la mia strada. Mi piacerebbe che potessimo parlarne, ma a volte non trovo il coraggio, a volte ho l’impressione che al mio minimo accenno tu finga di non ascoltare. Non sai quanto vorrei fare una di quelle passeggiate che facevamo quando ero più piccolo e che adesso sono sparite. Ricordo quanto ero felice quanto mi portavi nei boschi a cercare la tana delle volpi, o a farmi ascoltare il canto degli uccelli. Ero un bambino e immagino che per te fosse più facile parlare con me, ti bastava inventare una storia perché avessi tutta la mia attenzione. Ricordo che mi davi sempre il tuo supporto e i tuoi consigli.
Oggi invece non ci sei quasi mai, torni la sera tardi oppure passi i week-end stando zitto davanti alla tv, o, peggio ancora, in cucina, litigando con la mamma. Sapessi quante volte penso che se non fossi mai nato, tu e la mamma avreste trovato il coraggio di separarvi, continuando a vivere per i fatti propri anziché fingere di voler continuare a stare assieme. Non siete stati capaci di crescere e l’idea di invecchiare da soli vi terrorizza. Il tuo silenzio è pesante, il tuo sguardo è opprimente. Torni la sera a casa e sai dire soltanto che sei stanco morto, ma l’unica cosa che ti interessa è mantenere la distanza con me e i miei problemi esistenziali, che per te sono scemenze. Te ne stai lì, davanti alla televisione, in jeans e maglietta, come un ragazzo della mia età. Se non fosse per qualche capello bianco potresti assomigliare a uno dei miei amici di scuola.
Ma non dici una parola a parte quel “come va?” che mi chiedi in attesa che io ti risponda “tutto bene!”, e il nostro dialogo finisce lì. A volte avrei bisogno di sapere che se ti rispondessi elencandoti le mie ansie, tu non faresti la faccia di chi viene disturbato, facendomi sentire un ragazzino. Non voglio sembrare debole, ma sapere di poter contare su di te mi darebbe conforto. Vorrei che tu mi raccontassi delle tue esperienze, delle tue paure di quando eri giovane. Questo mi aiuterebbe a capire che non sono solo, che anche tu hai attraversato momenti difficili. Inoltre, te lo ripeto: vorrei che potessimo passare più tempo insieme. Dico sul serio: anche solo guardare un film o cucinare insieme mi farebbe sentire più vicino a te. Da quando ho compiuto quindici anni, sei sparito. E le poche volte in cui sei tu a venirmi incontro, incoraggiandomi in un modo che sinceramente non comprendo, io mi blocco, mi sento preso in giro. Mi accorgo che andando avanti così, vivo come se non provassi più sentimenti, né buoni né cattivi, come se non ricordassi più cosa sono. Vorrei essere autosufficiente, non arrecare nessun problema a te e alla mamma, ma questo isolamento mi fa provare un grande vuoto dentro dal quale non so uscire. Così provo disperazione, rabbia. Eppure, nonostante tutto, continuo a credere che ci sono cose che potremmo ancora condividere e affrontare insieme.
Ci tengo a dirtelo: anche se spesso ti sembro distante o chiuso, esattamente come fai tu con me, sappi che ti voglio bene e spero prima o poi di renderti fiero di me. Spero di poter trovare il coraggio per aprirmi e condividere con te i miei pensieri e le mie emozioni. Non voglio fare l’incompreso, ma vorrei che tu credessi di più in me, non solo con parole di circostanza. Vorrei fossi fiero veramente, anche se a volte mi hai detto di esserlo, ma io non so mai se crederci. In un mondo pieno di parole false come quelle che si leggono sui social o che sento pronunciare da te, dalla mamma, dai miei insegnanti, credere in qualcosa è diventato difficile. Credere in me stesso ancora di più. Non riesco a immaginarmi tra qualche anno, chi sarò, cosa farò. Però in una cosa credo: che senza il tuo sostegno, mi sento perso. Ho bisogno di te più di quanto immagini. Sono qui papà, vorrei che tu mi vedessi, eccomi.
Caro figlio,
ciò che desidero condividere con te oggi non è semplice, ma è importante per me. Voglio parlarti delle mie preoccupazioni riguardo al tuo futuro. Negli ultimi tempi ho notato che stai affrontando alcune sfide e che a volte sembri smarrito nel tuo percorso. È normale sentirsi così, specialmente in questa fase della vita, dove le scelte e le responsabilità possono sembrare insormontabili. Tuttavia, la mia paura è che tutte queste indecisioni possano influenzare negativamente le opportunità che hai davanti a te. Come padre ho sempre desiderato il meglio per te. Voglio che tu possa realizzare i tuoi sogni e che tu possa trovare la tua strada nel mondo. Mi chiedo di continuo se tu abbia il supporto di cui hai bisogno, se io sia in grado di dartelo, o se ti senti sopraffatto dalle aspettative, sia tue che altrui. È fondamentale che tu sappia che non sei solo in questo viaggio.
Io e tua madre siamo qui per te, pronti ad ascoltare e a supportare in ogni momento. Noi genitori siamo diventati adulti senza alcun allenamento a osservare con attenzione chi siamo e cosa facciamo. Dal tuo punto di vista sono sicuro che spesso ti chiedi perché non facciamo questo o quest’altro, perché ti diciamo una cosa anziché un’altra, ma la questione non è semplice: occorre che ci rendiamo del tutto consapevoli di quello che noi stessi facciamo, e spesso non è così. Da quando non sei più un bambino, mi rendo conto che anziché trasmettere il modo giusto per affrontare la vita, trasmetto il fallimento della mia capacità di essere un genitore autorevole, provando a impartire regole e punizioni che da te sono vissute nel modo sbagliato. Ricorda sempre che gli errori fanno parte della crescita e che non è mai troppo tardi per rialzarsi e ripartire.
La vita è un percorso, e ogni esperienza, anche quella più difficile, può insegnarci qualcosa di prezioso. Ti incoraggio a riflettere su ciò che veramente desideri e a non avere paura a chiedere aiuto. Ci sono persone che vogliono vederti felice e realizzato, e io sono sicuramente una di quelle. Ti scrivo ciò che non riesco a dirti a voce: prenditi il tempo necessario per fare delle scelte. Non sentirti costretto a correre. La pazienza e la perseveranza sono virtù importanti nel perseguire i propri sogni. L’aria che si respira è quella di una società individualistica e competitiva, ma sono certo che con la tua determinazione e il giusto supporto, troverai la tua strada. So di essere stato spesso lontano per motivi professionali, di non essere stato capace di condividere alcuni passaggi della tua crescita. È un grande dolore per me, ma sei il figlio che ho sempre voluto avere: sei intelligente, sensibile, buono, umile ma al tempo stesso fiero di te stesso. Sappi che sei amato e che io e la mamma crediamo in te. Se hai bisogno di parlare, sono sempre qui, pronto ad ascoltarti: io ti vedo anche se potresti non accorgertene, ma la realtà è che ho difficoltà a esprimere tutto questo. Ma sappi che ciò che sarai domani sarà solo merito tuo.
Da “La società adolescente. Padri e figli al tempo dell’identità smarrita. Prefazione di David Parenzo” (Rubbettino Editore)