Giochi, vestiti, cibo: è giusto che i bambini decidano la lista della spesa?

Una ricerca spiega che le preferenze dei piccoli sono sempre più rilevanti nelle decisioni degli acquisti familiari. Bene per i giochi, ma per alimentazione o tecnologie la tendenza è a rischio
September 8, 2025
Giochi, vestiti, cibo: è giusto che i bambini decidano la lista della spesa?
. | Una famiglia al centro commerciale coi bambini
«Figlio mio quanto mi costi». Quante volte noi genitori, pur senza intenzioni negative, l’abbiamo ripetuto o almeno pensato. Un dato oggettivo, più volte approfondito che adesso si arricchisce – sia detto senza ironia – di alcuni elementi nuovi. Una ricerca italiana, con dati a confronto che arrivano anche da Regno Unito e Germania, spiega le dinamiche che incidono sulle decisioni d’acquisto in famiglia, scelte in cui il peso dei figli appare sempre più rilevante, nel bene e nel male. Un’altra ricerca, questa volta negli Usa, ci dice che oltre la metà dei genitori sono schiacciati dai debiti contratti per provvedere ai bisogni dei figli, non sempre necessari. Perché raccontare tutto ciò? L’intento, evidentemente non punta a scoraggiare la natalità, ma a sottolineare che da una parte esistono problemi educativi e scelte di sobrietà che dovrebbe far parte di qualsiasi percorso genitoriale, dall’altro che le condizioni economiche delle famiglie con figli sono sempre più precarie in tutto il mondo occidentale quando non ci sono politiche adeguate di sostegno e di accompagnamento. E se vale per gli Usa, a maggior ragione la situazione non appare confortante nella maggior parte degli altri Paesi, Italia in testa.
La ricerca che mette a fuoco il potere dei figli negli acquisti familiari è realizzata da Eumetra e illustra quanto sia decisiva l’influenza dei piccoli nei consumi – e troppo spesso negli sprechi – domestici. L’analisi ha messo a confronto quanto avviene in 1.843 famiglie italiane, con figli fino a 11 anni, con i dati provenienti da Regno Unito e Germania. Ma in che modo i figli intervengono nelle prassi di acquisto e qual è il loro potere di indirizzo?
Se parliamo dell’acquisto di giochi e della fruizione di varie attività ricreative, le preferenze espresse dai bambini sono evidentemente rilevanti. E si può capire, e in buona parte accettare. Per i giochi di parla si parla di scelte orientate dai piccoli nel 76% dei casi, per le attività ricreative nel 72%. Un po’ meno comprensibile appare la “dittatura dell’infanzia” quando si parla di calzature (65%) e di abbigliamento (65%). Scarpe e vestiti non dovrebbero rispondere solo a criteri estetici o ispirati dalla moda ma, soprattutto per bambini al di sotto degli 11 anni, dovrebbero rispettare canoni di funzionalità e di praticità che non sono sempre evidenti ai più piccoli.
Il dato più allarmante è quello dell’alimentazione. Nelle famiglie coinvolte dalla ricerca le decisioni su cibi e bevande da conservare nel frigorifero o nella dispensa di casa vengono prese nel 49% dei casi dai bambini. E qui, cari genitori, c’è davvero da recitare un grande mea culpa. Ma come è possibile che ragazzini così piccoli conoscano il valore nutritivo dei vari alimenti o la necessità di integrare e bilanciare la dieta? C’è da pensare che le pessime abitudini alimentari dei nostri teen-agers, compresi i dati sempre più allarmanti sull’obesità precoce abbiano salde radici in questa anarchia nutritiva – overdose di zuccheri, bevande gassate e fritti - che va decisamente respinta.
Ma, ci dice ancora la ricerca, le preferenze dei piccoli incidono molto anche negli acquisti di strumenti tecnologici (38%), nella scelta delle vacanze (39%), per i prodotti di igiene e cura (30%) e per l’arredamento (30%). E qui valgono, con le debite differenze, le considerazioni fatte a proposito dell’alimentazione. Un conto è far scegliere ai bambini il colore delle poltroncine per la cameretta, un altro adeguarsi alle loro preferenze per la scelta del tavolo di cucina, della marca della lavatrice o di altri arredi più impegnativi.
E in Germania? E nel Regno Unito? Il modello è più o meno lo stesso, con alcuni picchi ancora più problematici. Secondo la ricerca il peso dei bambini tedeschi è decisamente più rilevante. Sono loro, nella maggior parte dei casi, a decidere cosa acquistare per quanto riguarda l’alimentazione (63%), la tecnologia (45%) e le vacanze (49%). Nel Regno Unito, invece, l’influenza si mantiene alta nei giochi (75%) e nelle attività ricreative (68%), ma è leggermente più contenuta nelle altre categorie, suggerendo un coinvolgimento meno sistematico e più legato a occasioni specifiche o momenti di svago
E qui si pone l’interrogativo di fondo: concedere ai bambini anche molto piccoli la possibilità di fare scelte da adulti, significa valorizzare il loro parere nella prospettiva di una crescita equilibrata oppure attribuire loro responsabilità per cui non possono avere le competenze necessarie e quindi aprire la strada al rischio di errori di cui proprio i più piccoli saranno le prime vittime? Matteo Lucchi, ceo di Eumetra, spiega che le famiglie italiane sono sempre più orizzontali e partecipative, tanto che la decisione dei piccoli finisce, come detto, per pesare anche su categorie fondamentali, come l’alimentazione, la tecnologia o i viaggi. E parla di scelte emotive dettate dal «piacere derivante dalla cura dei dettagli e del tempo trascorso insieme che fanno sentire i bambini parte della famiglia».
Tutto giusto, ma i genitori hanno nei confronti dei figli responsabilità educative a cui non si possono mai sottrarre, in nessun momento, né dentro né fuori casa. Affidare a bambini al di sotto degli 11 anni la lista della spesa può essere una scelta responsabilizzante solo in alcuni momenti, a determinate condizioni e in alcuni ambiti specifici. E solo dopo aver loro spiegato che ogni acquisto, anche quello meno impegnativo, comporta l’utilizzo di denaro che va sempre e comunque ispirato a criteri di sobrietà, razionalità, solidarietà. Anche – e forse soprattutto – al centro commerciale i bambini vanno guidati, accompagnati e istruiti. La spesa libera rischia di diventare un pericoloso boomerang educativo.

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