È scattato il blocco per i minori ai siti porno: come funziona (e chi lo aggira)

Da oggi i 45 principali siti hard, tra cui PornHub, YouPorn e OnlyFans, dovrebbero accertare la maggiore età degli utenti con sistemi certificati e indipendenti. L’Agcom potrà sanzionare fino a 250mila euro chi non si adegua, ma ci sono ancora sei mesi di tempo per farlo
November 12, 2025
Adolescenti e smartphone
Adolescenti e smartphone
Il giorno della stretta è arrivato: sono entrate in vigore da ieri, almeno sulla carta, le nuove norme che l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha adottato lo scorso aprile per imporre alle piattaforme che diffondono in Italia immagini e video a carattere pornografico l’obbligo di verificare la maggiore età degli utenti per impedire l’accesso ai minori di 18 anni. Diciamolo subito: usiamo il termine “sulla carta” perché, ancora al momento della scrittura di questo articolo, alcuni di questi siti non avevano applicato blocchi o filtri di nessun tipo per adeguarsi alla normativa. Ma tant’è, il dado è tratto: l’Autorità, rendendo operativo quanto previsto dal cosiddetto decreto Caivano del novembre 2023, ha pubblicato la lista dei portali coinvolti (sono 48 in totale, quasi tutti pornografici, tra cui PornHub, YouPorn e OnlyFans) ai quali non sarà più possibile accedere liberamente o semplicemente confermando con un clic di essere maggiorenne. E, qualora l’indicazione fosse violata, avrà d’ora in avanti il potere di intervenire: diffidando il soggetto inadempiente, irrogando sanzioni fino a 250.000 euro e «se entro venti giorni il sito o la piattaforma non prendessero provvedimenti saranno bloccati» spiega Elisa Giomi, commissaria Agcom e docente di sociologia dei media all’Università degli Studi Roma Tre.
Ma cosa cambia esattamente? Tutto ruota attorno all’impiego di una applicazione di verifica dell’età, che per ora non è disponibile su scala nazionale a livello pubblico. Risultato: i siti in questione devono essersi appoggiati a enti terzi privati in grado di erogare il servizio (la maggior parte utilizza la app Yoti) rimandando l’utente a schermate in cui dimostrare attraverso video o foto la propria età. A garantire la riservatezza del tutto, come richiesto anche dal Garante per la Privacy, il cosiddetto meccanismo di “doppio anonimato”: ci deve, cioè, essere l’assoluta indipendenza tra chi certifica l’età dell’utente e il sito che richiede questa certificazione.
Non tutti si sono già adeguati alle novità, complice una “tolleranza” di sei mesi all’adeguamento alla norma per gli operatori esteri prevista dall’Agcom e che è stata ribadita in queste ore proprio da una nota dell’Autorità: PornHub e YouPorn, lo si diceva all’inizio, ieri erano infatti ancora accessibili; altri siti hanno deciso di continuare a lasciare libere le vetrine e bloccare invece l’accesso ai clic sul menu; altri ancora si sono auto-oscurati. : «Siamo consapevoli che tutto è perfettibile – osserva Giomi –. Il senso di questa normativa è la deterrenza. Aver stabilito che per accedere a determinati contenuti bisogna avere almeno 18 anni serve a dare un limite, a contrastare il processo di normalizzazione nel consumo di pornografia da parte dei ragazzini. Intendiamo dire alle famiglie e alla società che quel tipo di attività non è priva di conseguenze e non gode più del carattere di ordinarietà di cui godeva prima.Il consumo di pornografia ha una stretta correlazione con la cultura dello stupro – commenta la commissaria –. Dati recentissimi ci dicono che fra i ragazzi maschi minorenni il 10% consuma categorie pornografiche estreme, come stupro o violenza sessuale e che fra i 18 e i 25 anni la percentuale diventa del 12,6%. Ci sono evidenze empiriche che dimostrano come l’esposizione in tenera età alla pornografia estrema abbia un impatto nel modellare usi sessuali e alimentare un immaginario di sessualità maschile violenta e predatoria. Viene da chiedersi perché non riusciamo a intavolare un discorso informativo e consapevole sulla sessualità nei contesti deputati, dalla famiglia alla scuola, in modo da impedire ai ragazzi di arrivare ai primi incontri intimi con un bagaglio di conoscenze prodotto dalla pornografia». Per Marco Di Campli, psicologo e psicoterapeuta specializzato nel digitale, la minaccia dei contenuti pornografici arriva prima della pubertà. «Già a partire dai nove anni i bambini hanno i primi approcci con questi siti – spiega -. Un po’ per curiosità e un po’ per caso. Magari c’è un amico che mostra un’immagine o un video. È importante che i figli ricevano un’educazione sessuale in casa e che sappiano che esiste la pornografia, senza che i genitori facciano finta che non esista. Diversamente i ragazzi possono diventare vittime della spettacolarizzazione di rapporti sessuali che sono quasi sempre aggressivi e in cui il ruolo della donna è derubricato a quello di un oggetto compiacente. Il nuovo provvedimento è doveroso, ma rischia di spingere i ragazzi verso luoghi della rete ancora più pericolosi come, per esempio, le chat di Telegram in cui vengono scambiati messaggi con contenuti pedopornografici. La strada è l’educazione affettiva e sessuale».
La Commissione europea sta lavorando per sviluppare nel 2026 un Portafoglio digitale europeo che dovrebbe includere una funzione di verifica dell’età concepita per contenuti riservati agli adulti, comprese le scommesse e il gioco d’azzardo. Nell’attesa Francia, Danimarca, Spagna e Grecia stanno sperimentando con l’Italia una soluzione al problema. Lo scorso luglio nel Regno Unito è entrato in vigore il cosiddetto Online Safety Act, che impone ai siti di attuare controlli efficaci sull’età attraverso il caricamento di un documento d’identità o anche il riconoscimento facciale. Dopo l’introduzione della norma, l’accesso ai portali porno è fortemente calato e l’uso di sistemi per eludere le restrizioni, come le Vpn, ha avuto un’impennata. E sempre la Francia ha provato, attraverso un’ordinanza dello scorso febbraio, ad obbligare le piattaforme a verificare l’età attraverso l’invio di una foto o di un documento d’identità. Aylo, casa madre di PornHub, YouPorn e RedTube, ha deciso di oscurare i propri siti per protesta fino a quando il tribunale amministrativo di Parigi ha sospeso l’ordine per incompatibilità del provvedimento con le norme Ue. Secondo Aylo, la verifica dell’età non spetta ai siti, ma ai produttori di dispositivi e software, come Apple, Google e Microsoft. 

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