lunedì 27 maggio 2019
L'economista, esponente della CVX: «La capacità di essere creativi e produttivi deve valere anche per i più deboli. Una capacità di dare senso anche spirituale alla vita che va sostenuto»
Leonardo Becchetti (Ansa)

Leonardo Becchetti (Ansa)

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L’economia civile come architrave di una Europa del futuro capace di crescere grazie a uno sviluppo sostenibile. Leonardo Becchetti, noto economista e rappresentante delle CVX – La Comunità di vita cristiana – presso Retinopera, è uno dei principali studiosi del tema nel laicato cattolico italiano.

Professor Leonardo Becchetti, nel documento di Retinopera "Per l'Europa che vogliamo", si esprime la priorità della politica rispetto a scelte economiciste. Può, in breve, spiegare come si può raggiungere questo obiettivo?

La scelta auspicata dal documento del nostro associazionismo è quella di dare la priorità all’economia civile rispetto alle logiche del solo profitto, favorendo uno sviluppo sociale inclusivo e sostenibile. Tutto questo, in base alle ultime ricerche del’economia civile, è sintetizzato nel concetto di “generatività”, cioè la capacità di essere creativi e produttivi che deve poter valere anche per le persone più deboli come gli anziani o gli emarginati. Una capacità di dare senso anche spirituale alla vita, che va sempre sostenuto, considerando che ogni espressione della vita non va mai sprecata. E’ quello che grazie alla ricerca pubblicata recentemente da "Avvenire", abbiamo chiamato il “ben-vivere”.

Un concetto economico, quello della generatività, che pare sfidare l’immagine diffusa di una Europa vecchia e stanca. Concorda?

In realtà mi sembra che l’Europa, con le sue politiche, abbia dimostrato una buona capacità di crescita, non sia poi così tanto distante da questa possibilità di generatività, anche se questo non traspare da una certa comunicazione sui media. Una visione che vuole scaricare sull’Europa quelli che in realtà sono problemi tutti italiani: la mancanza di legalità, la necessità di una riforma fiscale, l’incapacità di accesso adeguato ai fondi europei...

Nel documento di Retinopera si indicano l’agenda Onu 2030 e gli Accordi sul clima di Parigi come l’agenda, ma anche come una premessa a “nuovi principi fondativi” dell’Europa: ambiente, energia e sviluppo integrale. È una sintesi troppo azzardata?

L’Europa è già ben avviata in questa direzione, ma quelli indicati nel nostro documento sono dei pilastri su cui si può costruire un nuovo progetto europeista. Un progetto che addirittura mi sembra, come già detto, sia ora riassunto e inglobato nel concetto di generatività. Ma la direzione indicata, gli obiettivi da raggiungere sono chiaramente quelli.

Per concludere, in questa parte del manifesto di Retinopera dedicato allo sviluppo sostenibile e all’economia integrale si auspica una governance dei sistemi finanziari, il contrasto all’esclusione sociale e un consumo responsabile. Quali passi politici si sente di chiedere alla nuova Europa uscita dalle urne?

La devolution dal basso è già iniziata, questi principi dell’economia civile sono entrati, sono stati pienamente accolti dall’insegnamento sociale della Chiesa. Una dimostrazione di questa azione concreta è il voto con il portafoglio, il consumo critico che si può fare in particolare con i fondi di investimento etico ormai entrati a pieno titolo nel mercato finanziario. Alcuni dei prossimi passi concreti potrebbero essere la revisione dello stipendio dei manager, con un bonus legato a parametri di economia sostenibile, e l’introduzione di eco-tasse, come ad esempio quella sull’uso dei diesel e incentivi alle auto ibride.

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