mercoledì 6 aprile 2022
Non più aiuti a pioggia, ma progetti che sappiano attivare leve finanziarie nei Paesi del Sud del mondo
Uno dei progetti di Cdp è in Perù con Tozzi Green per installare impianti fotovoltaici domestici

Uno dei progetti di Cdp è in Perù con Tozzi Green per installare impianti fotovoltaici domestici

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Le energie rinnovabili, l’imprenditoria femminile, la salute, il cambiamento climatico. Ma anche l’agroalimentare, le reti di telecomunicazione, le infrastrutture. Settori prioritari su cui investire per rendere reali e finalmente raggiungibili quegli Obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dall’Onu e che possono fare la differenza per la vita di milioni di persone nel Sud del mondo. Con una novità, che poi è quella stabilita negli ultimi piani di intervento a livello europeo: non più aiuti a pioggia, ma progetti che sappiano attivare leve finanziarie, unendo risorse pubbliche a iniziative di soggetti privati.

È un nuovo modo di intendere la cooperazione quello che Cassa depositi e prestiti (Cdp) ha fatto proprio, una modalità che guarda al benessere globale come un elemento strategico e che alla 'crescita' ha aggiunto da tempo l’aggettivo 'sostenibile', perché sempre accompagnata da risorse contro le disuguaglianze. Cdp si pone come banca di sviluppo all’interno di un sistema che vede altri soggetti come le amministrazioni pubbliche, responsabili delle policy (in primis il ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale), ed enti come l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), che si occupano di assistenza tecnica. Un ruolo ben descritto nella legge 125/2014 di riforma della cooperazione. Se in precedenza gran parte della cooperazione italiana si traduceva in aiuti spesso concessi sotto forma di dono, l’agenda 2030 ha imposto un cambio di passo, con la necessità di considerare le risorse del settore privato.

«Qui entra in gioco Cdp che, grazie alla possibilità di mobilitare risorse proprie, altre risorse del settore privato e risorse pubbliche, tra cui quelle europee, riesce a stimolare numerosi soggetti privati ad avviare iniziative di crescita sostenibile nei Paesi partner. Insomma la cooperazione non è più solo 'donazioni', ma sinergia tra Paesi partner, per affrontare insieme le sfide di una cre- scita inclusiva e sostenibile», sottolinea Antonella Baldino, alla guida di Cdp Cooperazione internazionale e finanza per lo sviluppo. Una sinergia in grado di produrre risultati e che prevede diverse modalità di intervento. In Senegal, ad esempio, la collaborazione tra Cdp e la sua 'cugina' francese Proparco ha portato a una linea di credito – gestita dall’Istituzione di microfinanza senegalese UM-Pamecas – pari a 8 milioni di euro a favore di oltre 3.800 microimprenditori, in maggioranza donne. Un intervento che Cdp ha finanziato con risorse proprie utilizzando per la prima volta lo strumento di garanzia concesso dalla Commissione Europea in attuazione del programma InclusiFI, nell’ambito del Piano Ue per gli investimenti esterni. «Per ogni investimento Cdp valuta rischi, rendimenti e impatti e questi tre aspetti devono tutti rispondere a precisi criteri – evidenzia Baldino –. L’obiettivo di sostenere l’imprenditorialità femminile deriva dalla convinzione che una crescita sostenibile e duratura non possa prescindere da un’adeguata considerazione dei temi di genere, soprattutto laddove le donne svolgono un ruolo particolarmente significativo nell’economia informale», proprio come in Senegal. Un impegno già assunto con la 2X Challenge, l’iniziativa per l’imprenditoria femminile e l’uguaglianza di genere lanciata nel 2018 dalle banche di sviluppo dei Paesi del G7: partita con l’impegno di mobilitare 3 miliardi di dollari, ha alzato i target per raggiungere 15 miliardi nel biennio 2021-2022.

«Per noi questa è un’esperienza molto interessante perché ci mette a confronto con altre istituzioni omologhe alla nostra – fa notare Baldino –. Questa iniziativa ci ha permesso non solo di mobilitare dei fondi, ma di allineare le metriche di misurazione dell’impatto e della valutazione degli investimenti tra le diverse istituzioni attive a livello internazionale». Infatti, alcuni fondi di investimento privati hanno chiesto una certificazione di conformità del loro operato con i principi e i criteri di valutazione adottati da 2X Challenge, a conferma della necessità di un nuovo standard e disciplina nel campo degli investimenti finanziari rispetto al tema della parità di genere. Altra modalità di intervento di Cdp è la gestione di fondi pubblici come il Fondo rotativo per la cooperazione allo sviluppo. In base a proposte provenienti dal ministero degli Esteri in collaborazione con l’Aics, Cdp si occupa di finanziare le iniziative a condizioni di estremo favore. Una di queste vede come destinatario il governo dell’Uganda e, in particolare, il settore sanitario di una regione, la Karamojah, tra le più povere del Paese. Il finanziamento del Fondo rotativo è di 10 milioni di euro a tasso zero per 32 anni. Fondi che serviranno a incrementare il numero dei centri di salute nelle aree più remote, a migliorare quelli già esistenti e a sostenere interventi di prevenzione e sensibilizzazione sul tema della salute. L’Uganda fa parte di un numero contenuto di 25 Paesi individuati dalla Cooperazione italiana come prioritari nell’allocazione di risorse. «In particolare – spiega Baldino – sul tema della salute, per la cooperazione si apre la prospettiva strategica di rispondere efficacemente al fabbisogno dell’Africa di sviluppare una propria capacità manifatturiera in ambito sanitario e farmaceutico».

Si passa insomma da una risposta emergenziale, come quella della distribuzione dei vaccini, al tema successivo: come dotare questi Paesi di un’infrastruttura sanitaria con la quale arrivare anche alla produzione di farmaci in loco. Sempre nel continente nero c’è poi l’investimento di Cdp in fondi equity che puntano sulla sostenibilità, come i 35 milioni al Fondo Aref II, che ha l’obiettivo di sostenere il finanziamento di progetti di energia generata da fonti rinnovabili, principalmente impianti idroelettrici. L’area di riferimento è quella sub-sahariana, in particolare Angola, Kenya e Uganda, regioni caratterizzate da un alto potenziale di risorse naturali ma da scarsa disponibilità di capitali locali per lo sviluppo degli impianti. Ancora sul fronte delle rinnovabili, altra tipologia di intervento è inoltre quella che garantisce il sostegno ad aziende private che investono in questo settore nel Sud del mondo.

È il caso del finanziamento da 9 milioni di dollari alla Tozzi Green di Ravenna e che verranno utilizzati in Perù per installare e manutenere impianti fotovoltaici domestici e garantire energia elettrica a oltre 14mila persone, parte di un intervento più ampio da parte dell’azienda italiana a favore di un milione di persone. Passi importanti per le comunità locali, piccoli segni di un cammino nuovo. Oggi la sensibilità è molto maggiore e si è compresa l’importanza strategica di temi come la sostenibilità: «In questo contesto – conclude Baldino – la disponibilità di risorse finanziarie non manca, mancano piuttosto iniziative ben strutturate e un’adeguata qualità della progettazione». Serve anche trasparenza e uno sforzo per aiutare i Paesi partner a dotarsi di 'infrastrutture istituzionali' in grado di favorire lo sviluppo, in settori strategici come quello energetico e delle infrastrutture, ma non solo. Grazie al proprio ruolo chiave nella cooperazione, infine, Cdp gestirà il Fondo Italiano per il Clima previsto dalla Legge di Bilancio 2022 con una dotazione di 4,2 miliardi di euro in 5 anni, finalizzato a raggiungere gli impegni assunti dall’Italia nel quadro degli accordi internazionali sul clima. L’approccio alla cooperazione sempre più unitario da parte della Ue, che evita la frammentazione e aggrega le priorità verso obiettivi comuni, va nella giusta direzione. Cdp ci crede: lo sviluppo sostenibile è davvero possibile.

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