Sulla sostenibilità le Fondazioni bancarie non arretrano

Nel 2025 sono 34 gli enti che adottano criteri Esg, tre in più rispetto all’anno precedente
November 11, 2025
Sulla sostenibilità le Fondazioni bancarie non arretrano
In una fase in cui la sostenibilità sembra diventare terreno di contesa, tra slanci pionieristici e ondate di scetticismo, le Fondazioni di origine bancaria italiane scelgono di non arretrare. Mentre una parte del mondo finanziario internazionale rivede le proprie strategie Esg sotto la pressione dei movimenti anti-sostenibilità e di un clima politico più polarizzato, gli enti italiani restano ancorati a una visione di lungo periodo: nel 2025 sono 34 le Fondazioni che adottano criteri Esg, tre in più rispetto all’anno precedente, e il 65% prevede di aumentare la quota di patrimonio gestita secondo logiche sostenibili.
È quanto emerge dalla sesta edizione della ricerca “Gli investimenti sostenibili delle Fondazioni di origine bancaria”, realizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile con Acri e MondoInstitutional. Le 34 Fondazioni attive nella finanza responsabile gestiscono insieme circa 42 miliardi di euro, pari a quasi il 96% del totale del campione. Crescono anche gli enti che applicano criteri Esg su almeno un quarto del proprio patrimonio, passati da 13 a 18; dieci di loro li estendono a oltre la metà. Le strategie più diffuse restano le esclusioni e gli investimenti tematici, seguiti da impact investing e best in class. Armi, pornografia, tabacco, scommesse e gioco d’azzardo figurano tra i settori sistematicamente esclusi. Gli investimenti tematici, invece, privilegiano energie rinnovabili, efficienza energetica ed economia circolare. In parallelo aumentano gli investimenti mission-related, correlati alla vocazione filantropica delle Fondazioni: sono oggi 28, pari all’82% delle realtà impegnate nella finanza sostenibile.
Sempre più rilevanti risultano le dimensioni climatiche e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (Sdg). Raddoppiano (da 3 a 6) le Fondazioni che misurano l’impronta di carbonio dei propri portafogli, coprendo un terzo del patrimonio sostenibile complessivo. Restano 4 quelle che hanno già incluso la neutralità climatica nelle politiche d’investimento, mentre salgono da 14 a 17 gli enti che intendono farlo a breve. Aumentano anche quelle che integrano gli Sdg nelle strategie: 13 Fondazioni vi fanno riferimento, privilegiando l’energia pulita e accessibile, seguita dal contrasto al cambiamento climatico e dal lavoro dignitoso. Nelle erogazioni, invece, permane la vocazione culturale e sociale che da sempre contraddistingue il sistema fondazionale. Tutte le 43 Fondazioni rispondenti indicano come ambito prioritario arte e beni culturali, seguite da volontariato e beneficenza (38) e da educazione e istruzione (37).
«Le Fondazioni continuano a essere uno dei punti di riferimento per la finanza sostenibile in Italia – sottolinea Giovanni Azzone, presidente di Acri –. In un contesto globale di raffreddamento dell’interesse verso le tematiche Esg, esse scelgono di consolidare e ampliare il loro impegno. Cresce il numero di enti che adottano criteri di sostenibilità nella gestione del patrimonio e aumenta la quota di investimenti orientati a coniugare rendimento e impatto sociale e ambientale». Un impegno che Azzone definisce «un segnale di coerenza e responsabilità. La sostenibilità non è una moda, ma un principio guida che rafforza la missione istituzionale delle Fondazioni e la loro capacità di contribuire a uno sviluppo equilibrato, inclusivo e di lungo periodo». Parole che trovano eco in quelle di Massimo Giusti, presidente del Forum per la Finanza Sostenibile: «Anche quando la sostenibilità non va di moda, le Fondazioni di origine bancaria si confermano resilienti e si mantengono salde sulla strada intrapresa». In un panorama incerto, la loro costanza appare come un gesto di fiducia, quello di una finanza che continua a investire, con lucidità e senso civile, nel bene comune.

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