Stellantis investe 13 miliardi negli Usa. Ma in Italia la produzione crolla
Saranno oltre 5mila i nuovi posti di lavori che verranno creati nei prossimi 4 anni negli Stati Uniti. Lunedì in Italia l'incontro dell'ad Filosa con i sindacati

Negli Stati Uniti le consegne aumentano, i nuovi investimenti prendono forma e il gruppo mostra vitalità. In Italia, invece, la produzione si riduce di quasi un terzo in nove mesi, e i sindacati si preparano, lunedì 20, a un confronto con l’amministratore delegato Antonio Filosa. È la fotografia attuale di Stellantis, che ha annunciato ieri sera investimenti per 13 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni negli Stati Uniti. La produzione statunitense verrà potenziata del 50% con cinque nuovi modelli nei segmenti principali e 19 iniziative di prodotto nei prossimi quattro anni, generando oltre 5.000 nuovi posti di lavoro negli stabilimenti in Illinois, Ohio, Michigan e Indiana. Si tratterà dell'investimento più significativo nei 100 anni di storia dell'azienda negli Stati Uniti.
Parallelamente, nei primi nove mesi del 2025 la produzione italiana del gruppo è crollata del 31,5 %. Le stime dell’osservatorio periodico di Fim-Cisl parlano di un bilancio annuale poco sopra le 310.000 unità, di cui meno di 200.000 autovetture. Nel solo terzo trimestre, 265.490 veicoli: oltre il 60 % in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un ridimensionamento profondo, che coinvolge tutti i principali siti produttivi e che ha costretto metà dei lavoratori a ricorrere alla cassa integrazione. Mentre in Italia le linee restano parzialmente ferme, negli Stati Uniti le consegne registrano una crescita significativa, con il Nord America a trainare i risultati trimestrali. La strategia di espansione negli Usa rappresenta una priorità: serve a rafforzare la competitività del gruppo e a compensare l’andamento più debole in Europa.
In generale, Stellantis stima consegne consolidate per il terzo trimestre 2025 pari a 1,3 milioni di unità, il 13% in più dell'anno scorso. A spingere le vendite è il Nord America, dove si registra una crescita delle consegne di circa 104mila unità rispetto allo stesso periodo del 2024, pari a un aumento del 35%. Stellantis cresce anche in Europa dove le consegne sono circa 38 mila in più (+8%) , vanno bene Medio Oriente e Africa. Soffre ancora Maserati che registra una flessione del 19%. I risultati del terzo trimestre, il primo con Filosa alla guida, saranno esaminati dal board il 30 ottobre.
L’attenzione verso gli Stati Uniti è anche un modo per mettere al riparo la redditività, spostando la bilancia verso i mercati dove il marchio conserva una forza commerciale più solida. Questa dinamica, tuttavia, lascia emergere una divergenza sempre più netta tra la vitalità americana e l’affanno del comparto italiano. "Il Piano Italia va avanti. Lo stiamo eseguendo in modo molto dettagliato. Gli impegni saranno mantenuti, assolutamente rispettati", ha assicurato ancora ieri Jean Philippe Imparato, responsabile del brand Maserati. Certo è che, al momento, 13 miliardi di dollari vengono investiti negli Usa.
In Italia, sempre secondo Fim Cisl, quasi la metà della forza lavoro del gruppo Stellantis è interessata da ammortizzatori sociali. A Mirafiori resta attivo il contratto di solidarietà fino al prossimo 31 gennaio, utilizzato al 40% dai circa mille lavoratori della 500 Bev. Diversi lavoratori risultano in distacco sulla produzione del cambio elettrico eDct. Nell'ultimo trimestre si sono registrati solo 37 giorni lavorativi sulla linea della 500 Bev. A Melfi nel primo semestre si sono registrati 57 giorni di fermo collettivo gestiti con contratto di solidarietà (187 turni persi). Negli altri giorni l'utilizzo medio del contratto di solidarietà è stato del 63%, coinvolgendo ogni giorno circa 3.050 lavoratori. La perdita di volumi ha già avuto conseguenze occupazionali: dal 2021, circa 2.370 lavoratori sono usciti incentivati su base volontaria, portando gli occupati a 4.670. Sono circa 350 i lavoratori in prestito presso altri stabilimenti.
A Pomigliano le giornate di cassa integrazione collettiva sono state 51 sulla linea Tonale/Hornet e 36 sulla Panda, coinvolgendo tra i 3.000 e i 3.750 lavoratori. Da luglio è attivo il contratto di solidarietà con un utilizzo medio del 39% del totale dei lavoratori. A Cassino da quattro anni si lavora su un solo turno. A oggi, si sono registrate oltre 84 giornate di fermo produttivo; nelle giornate lavorate, circa 600 lavoratori sono stati coinvolti nel contratto di solidarietà. A Modena il contratto di solidarietà ha coinvolto i 214 lavoratori con un utilizzo medio intorno al 50%. Ad Atessa dall'inizio dell'anno la media giornaliera dei lavoratori in cassa integrazione è stata di circa 700 unità. Ferma inoltre, in attesa di decisione definitive, la riconversione di Termoli in gigafactory, il progetto simbolo della transizione elettrica italiana.
Lunedì prossimo, nell’incontro con Filosa, le organizzazioni sindacali — Fim, Fiom e Uilm — chiederanno impegni precisi, con maggiore chiarezza su piani produttivi, garanzie occupazionali e un percorso concreto di transizione tecnologica. Per Filosa, l’obiettivo è rendere gli impianti italiani più competitivi e flessibili, mentre il gruppo starebbe anche valutando di posticipare di tre mesi, a giugno 2026, la presentazione del nuovo piano industriale.
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