mercoledì 28 febbraio 2024
Le nuove regole che avrebbero obbligato le grandi aziende a verificare gli impatti negativi e sui diritti umani delle loro attività lungo la catena di fornitura sono state bocciate dai governi dell'Ue
Produzione di cotone nello Xinjiang: secondo diversi studi un'area dove si utilizza il lavoro forzato

Produzione di cotone nello Xinjiang: secondo diversi studi un'area dove si utilizza il lavoro forzato

COMMENTA E CONDIVIDI

I governi dell’Unione europea non hanno approvato la “direttiva due diligence” (Csdd), cioè le nuove regole che obbligano le grandi aziende a verificare gli impatti negativi su ambiente e diritti umani delle attività lungo la propria catena di fornitura.

La direttiva aveva ottenuto il via libera del trilogo – cioè dei rappresentanti di Commissione europea, parlamento e Consiglio europeo – ma ieri alla riunione dei ventisette ambasciatori che rappresentano i governi il Coreper non è riuscito ad avere la maggioranza qualificata per approvare il testo.

Secondo quanto emerso, sono stati undici gli Stati che si sono opposti o si sono astenuti. Hanno scelto l'astensione Italia, Germania, Bulgaria, Slovacchia, Ungheria, Lussemburgo, Estonia, Finlandia, Lituania, Repubblica Ceca e Malta. La Svezia ha espresso voto contrario, mentre la Finlandia ha chiesto un emendamento, che equivale a non approvare il testo presentato, mentre l’Austria ha espresso una riserva dichiarando di non potersi esprimere oggi (di fatto anche questa è una astensione).

Per essere approvato, il testo aveva bisogno del voto favorevole di quindici Paesi che rappresentino almeno il 65% della popolazione europea. A spingere contro l’approvazione è stato il gruppo guidato dal Partito Liberale Democratico tedesco: la critica alla direttiva sta nel fatto che avrebbe gravato eccessivamente sulle imprese, spesso incapaci di fare le verifiche richieste sulla catena di fornitura di Paesi non europei.

Il Belgio, presidente di turno del Consiglio, aveva già provato a fare passare il testo lo scorso 9 febbraio, ma aveva rinviato il voto sperando di riuscire a creare il consenso necessario. «Dobbiamo valutare ora lo stato delle cose e vedremo se è possibile affrontare le preoccupazioni avanzate dagli Stati membri, in consultazione con il Parlamento» ha commentato la presidenza belga.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI