domenica 15 ottobre 2017
Il ministro Calenda fa fare marcia indietro al colosso sugli addetti spostati da Milano in Calabria. "Sono licenziamenti mascherati"
Stop del governo ad Almaviva: no ai trasferimenti a Rende
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Dopo essere intervenuto con decisione sulla vertenza Ilva, a inizio settimana, Carlo Calenda fa la voce grossa anche sulla questione Almaviva. Il ministro dello Sviluppo economico chiede ai responsabili di Almaviva di sospendere i trasferimenti dei lavoratori che operano presso la sede di Milano. Detto, fatto. Perché l’azienda accoglie l’istanza governativa e congela, in via temporanea, la misura adottata nei confronti di 64 lavoratori (su 500 totali) del call center della sede nel capoluogo lombardo, che avrebbero dovuto essere ricollocati entro novembre nella struttura di Rende (Cosenza).

La società aveva comunicato ai diretti interessati la propria decisione con una missiva datata mercoledì 11 ottobre. Dopo tre giorni, ecco il dietrofront. La lettera del ministro suona come un avviso chiaro, con «il trasferimento in Calabria di 65 lavoratori, che si configurerebbe come un licenziamento seppure mascherato». Immediata la reazione di Almaviva Contact che, «consapevole della complessità della situazione, accoglie oggi con responsabilità l’appello del governo a sospendere le misure finora adottate, in attesa dell’incontro in sede ministeriale, previsto nei prossimi giorni, per la necessaria definizione di un’intesa che garantisca l’indispensabile equilibrio del sito produttivo». Toni concilianti, insomma, per un incontro che potrebbe andare in scena già domani o comunque entro la settimana che sta per cominciare. Nella stessa nota in cui si mostra disponibile a vagliare ipotesi alternative allo spostamento stabile di oltre 1000 chilometri tra una sede e l’altra di 64 addetti, Almaviva ricorda la ragione alla base di quella decisione, ovvero il mancato rinnovo del contratto da parte di un cliente «che ha determinato per Milano una riduzione del 25% delle attività, generando una condizione di esubero del personale e di non equilibrio del centro produttivo». In assenza di una nuova gara per l’assegnazione delle stesse attività da parte del committente, tale condizione «ha eluso l’applicazione delle clausole sociali a salvaguardia dell’occupazione, previste dalla legge».

Il caso, quindi, non sembra di semplice risoluzione. Con il governo che così dimostra di condividere le ragioni di lavoratori e sindacati. La segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, plaude alla mossa di Calenda «È una decisione di buon senso. E anche la convocazione è molto opportuna. Non si può trasferire la gente con la minaccia più o meno esplicita del licenziamento, occorrono vie alternative a questi metodi inaccettabili». La situazione dei dipendenti di Milano a rischio trasferimento si inserisce in un quadro più ampio fatto di posti in bilico o licenziamenti per Almaviva Contact. Come nel caso di Roma, dove a fine 2016 è stata chiusa la sede di via di Casal Boccone, lasciando a casa 1.666 lavoratori. Ma anche quella partita non è ancora chiusa, con 523 dipendenti che hanno impugnato, con gli avvocati Ernesto Maria Cirillo e Luca Silvestri, un licenziamento ritenuto «illegittimo» e chiedono il reintegro. Alla prima udienza è fallito il tentativo di conciliazione. Il prossimo appuntamento in Tribunale è fissato per il 16 gennaio.

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