martedì 8 ottobre 2019
Pastorelli (Gruppo Schult’z): «Un incremento del 5% delle pmi determinerebbe una crescita dell'occupazione del 2%, di cui il 60% di elevata qualità»
Dalla finanza risorse per assumere
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Non sempre la finanza è nemica dell’economia reale. Nei giorni scorsi a Rimini circa 100 responsabili finanziari di numerose società si sono ritrovati alla XII edizione del Richmond Finance Director Forum per discutere del loro ruolo e delle opportunità che derivano dalla gestione degli investimenti e dall’innovazione. In particolare dalla possibilità di creare nuova occupazione. Partendo dalle esigenze del nostro tessuto produttivo. L’Istat ha censito che in Italia le microimprese sono il 94,4%. Le piccole sono il 5%. Quelle di medie dimensioni sono lo 0,5%. Le grandi aziende sono lo 0,1%. Un contesto inadeguato ad affrontare le sfide di un mercato globale e competitivo. «Dall’analisi effettuata tramite il teorema di Veblen – spiega il professore Luigi Pastorelli del Gruppo Schult’z - si può affermare che il nostro sistema produttivo/manifatturiero è palesemente in una posizione arretrata e rischia fattivamente di non potere più colmare il gap che sussiste in alcuni settori (Itc; biotecnologie; nanotecnologia; farmaceutica; white economy) con i loro principali competitor. Un incremento del 5% delle pmi determinerebbe una crescita dell'occupazione del 2%, di cui il 60% di elevata qualità».

Tra l’altro le imprese italiane quotate al mercato Aim di Borsa italiana, che è specificatamente dedicato alle piccole e medie imprese particolarmente dinamiche, sono solo 120. In ragione di ciò le pmi non riescono a pianificare i loro strumenti di debito, di accesso al capitale di rischio definito equity. Ciò significa che il credito bancario resta per gran parte di loro l’unica fonte di finanziamento. Questo le rende da una parte più deboli rispetto ai loro concorrenti e impedisce loro di sviluppare reali progetti di innovazione. Oltretutto in tale ambito l’approccio delle Università è ininfluente, lo dimostra il tasso di non sopravvivenza delle start up di derivazione universitaria. «Il posizionamento del nostro sistema produttivo/manifatturiero – sottolinea Angelo Paletta, docente di Management - è oramai collocabile nella fase di declino: esclusiva operatività in settori maturi, ricorso sistematico ad ammortizzatori sociali per gestire le sempre più numerose crisi aziendali. Una situazione critica, che può essere risolta con un business plan che indichi la strategia del management. Nella sua stesura è prioritario esaminare i vari rischi che possono impedirne o rallentarne il raggiungimento».

«Dall’analisi effettuata tramite il teorema di Galbraith – precisa Pastorelli - si può affermare che per gran parte del nostro sistema produttivo/manifatturiero siamo in prossimità del punto di non ritorno. L’attivazione di risorse economiche, umane e di comunicazione, che sarebbero necessarie alle suddette aziende, non sono più a loro disposizione. L’incapacità di attivare strumenti di equity; di accedere ai fondi europei; di utilizzare elevate risorse professionali, ne determinano l’inevitabile declino».

Proprio il budget indica le risorse finanziarie necessarie al raggiungimento degli obiettivi fissati dal management. La sua stesura permette anche il successivo controllo dei risultati ottenuti. «Grazie al teorema di Thomas – conclude Pastorelli - si può affermare che da parte del sistema produttivo/manifatturiero non sono compresi i fattori di criticità di un mercato sempre più competitivo, globalizzato. Ne è un esempio una incapacità di dotarsi di un reale management all’interno. Sulla considerazione basilare che il fine dell’impresa è quello di generare profitti e utili per i vari stakeholder, l’intendimento della metodica Ler-Law eingineering risk presentata al Richmond Finance Director Forum è quella di offrire uno strumento operativo al management per ottimizzare il proprio processo decisionale tramite una innovativa analisi di scenari con applicazione delle correlazioni alla disamina del business plan e del budget finanziario, ma soprattutto la metodica Ler permette di realizzare uno sviluppo di prodotto o di servizio».

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