mercoledì 12 luglio 2023
In un anno l’ammontare investito dagli italiani in vincoli fino a due anni è passato da 29 a 75 miliardi di euro Sui conti in banca restano liquidi, e senza remunerazione, 1.360 miliardi
Rendimenti fino al 5% e zero spese:sul Web è boom dei conti deposito

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C’è una quota di risparmiatori italiani, certo ancora una minoranza ma sempre più consistente, che in tempi di alta inflazione si muove con decisione verso prodotti bancari che offrono un maggior rendimento. Sono quei risparmiatori che hanno capito che lasciare il proprio denaro parcheggiato sul conto corrente semplicemente non conviene. Perché, anche in tempi di tassi di interesse più alti, non c’è richiamo istituzionale nei confronti delle banche che tenga: per le banche il conto corrente non è remunerazione, ma solo un servizio. Tradotto: chi il proprio denaro non lo investe, anche a breve, è destinato a perderci, perché tra costi del “servizio” e mancato recupero dell’inflazione, il patrimonio finisce per essere rosicchiato. E allora: se molti italiani hanno investito di recente nei nuovi Btp quadriennali, molti altri, soprattutto coloro che vogliono impegnarsi per un orizzonte temporale più limitato, si affidano ai conti deposito, prodotti che arrivano ormai a offrire tassi di interesse che oscillano tra il 4 e il 5%.

La conferma arriva dai dati diffusi ieri da Banca d’Italia, da cui si evince che nel giro di un anno l’ammontare investito dagli italiani nei “depositi con durata prestabilita” fino a due anni è passato dai 29,7 miliardi di euro del luglio 2022 ai 75,9 miliardi di euro di maggio di quest’anno. Certo, si tratta di una quota piccola rispetto ai 1.360 miliardi di euro che gli italiani mantengono sui depositi in conto corrente, ma l’ammontare di questi ultimi, un anno fa, era ancora più alto, a quota 1.496 miliardi. I depositi delle “famiglie consumatrici”, in particolare, sono scesi da 1.177 a 1.141 miliardi. L’impennata dei conti deposito segue l’andamento dei tassi di interesse offerti, che a marzo 2022 era piatto e quasi vicino allo 0 e oggi tocca anche il 5% per gli investimenti più lunghi. Certo, sono conti che i risparmiatori, in qualche modo e in particolare su Internet, devono andarsi a cercare, considerando che le banche tradizionali offrono sì prodotti in qualche modo simili ma non proprio uguali. Ci sono siti nati appositamente per confrontare le offerte e le varie clausole dei conti deposito, conti che garantiscono il capitale, è bene ricordarlo, fino a 100mila euro grazie al Fondo interbancario di tutela dei depositi.

Per rendimento, tra le offerte migliori, in questo momento c’è quella di Cherry Bank, i cui conti vincolati a 6 mesi partono già da un 4% di interessi, che salgono al 4,75% per un deposito di 12 mesi e al 5% se ci si vuole garantire questo tasso per 5 anni. Proposte simili a quelle di illimity Bank, che, se si apre un conto on line e vi si vincolano i propri risparmi, offre il 4,50% di interessi per depositi a 12 mesi e il 4,75% per quelli a 5 anni. Non serve invece nemmeno aprire un conto corrente associato se ci si affida a Rendimax di Banca Ifis. In questo caso il conto deposito offre per il vincolato a 12 mesi il 3,65%, a 24 mesi il 3,80% e il 4% a cinque anni. Spesso, tra l’altro, questi istituti bancari si accollano anche le spese di bollo sugli stessi depositi, rendendo l’intera operazione per i risparmiatori a costo zero, esclusa l’imposta del 26% sulla rendita finanziaria. Di depositi che potrebbero usufruire di queste remunerazioni, nonostante l’impennata inflattiva abbia costretto molte famiglie a intaccare i risparmi, ce n’è. Stando alle stime della Banca d’Italia, nel 2022 oltre il 70% dei conti correnti italiani aveva un saldo di circa 12.500 euro, mentre quasi il 7% poteva contare su una giacenza importante, tra i 50 e i 250mila euro.


Una massa di denaro cospicua che rimane parcheggiata per tempi lunghi e spesso senza motivo, senza produrre rendimento e alla mercé dell’inflazione. «Bisogna distinguere il conto corrente che è uno strumento di servizio, dal conto deposito. Se si vogliono fare rendere i quattrini bisogna metterli in un conto di deposito», ha detto senza mezzi termini nelle scorse settimane anche Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana. Le banche tradizionali, in qualche modo, stanno offrendo iniziative a favore dei clienti, tagliando alcune voci di costo dei conti correnti e, in alcuni casi, come Bper Banca, remunerando la nuova liquidità vincolata se accompagnata da servizi di investimento. La strada della riduzione dei canoni è già stata imboccata da numerosi istituti tra cui Intesa Sanpaolo, Unicredit, Fineco. Le banche, sottolinea l’Abi, si stanno facendo una “fortissima concorrenza nella raccolta del risparmio” e nei tassi applicati sui prodotti di risparmio. Per ottenere qualche rendimento in più, però, bisogna anche informarsi e sapersi guardare intorno.

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