sabato 7 luglio 2012
Saltano i fondi previsti per ridurre i tagli del 2013. Le associazioni: ci costringono a chiudere. Il ministero dell’Istruzione si difende dall’accusa di aver ceduto alle pressioni di alcuni media: quei fondi non c’entravano coi tagli agli atenei (che non sono stati operati). Profumo: amarezza per la decisione.
Via 18mila posti-letto. «A rischio mille reparti»
La scure va sui tribunali
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​Tagli su tagli. La spending review ha finito col penalizzare oltre ogni aspettativa le scuole paritarie. Che, a pochi giorni dall’annuncio di un’ulteriore decurtazione di fondi di 60 milioni di euro per l’anno 2013, ieri si son dovute confrontare con una sorpresa inaspettata: alla fine anche i 200 milioni di euro, che erano parte della quota annuale già prevista per queste scuole (e che avrebbero dovuto reintegrare parzialmente i tagli annunciati), sono saltati.Inutili «la preoccupazione e l’amarezza» espresse dal ministero dell’Istruzione, che ieri per l’ennesima volta ha ricordato – a parole – l’importanza del sistema delle paritarie per lo Stato e l’intenzione di ripristinare i fondi al più presto (conti permettendo). Per le paritarie l’azzeramento dei fondi è un colpo ferale, che ora mette a rischio chiusura centinaia di strutture su tutto il territorio.Una decisione incomprensibile per il mondo dell’associazionismo scolastico, che negli ultimi giorni aveva già alzato la voce sulla spending review e che ieri, più compatto che mai, ha stigmatizzato la decisione del governo e in particolare la “debolezza” del Miur: «A quanto pare la campagna di disinformazione strumentale messa in atto da certa stampa, che ha voluto ancora una volta porre in cattiva luce la scuola non statale, mettendo in relazione il taglio ai fondi per l’università con il ripristino di quelli per la scuola paritaria, ha sortito il suo effetto perverso», hanno sottolineato in una nota congiunta Compagnia delle Opere, Agesc, Fism, Faes e Aninsei, riferendosi all’equivoco “cavalcato” da certa stampa, per cui i 200 milioni tolti all’università sarebbero stati dati (in più) alle paritarie. «E, questo – continua la nota – nonostante le ripetute rassicurazioni e smentite del ministro Profumo» (che pure aveva smentito con un comunicato le inesattezze della stampa). Un’accusa da cui il Miur si difende, ricordando «l’impegno e l’attenzione» costanti a fianco delle paritarie e «la piena consapevolezza» del loro valore sociale ed educativo per lo Stato.In ogni caso, a fare le spese dei debiti pubblici sono di nuovo le scuole paritarie: già pesantemente in crisi per la mancanza di una effettiva parità economica e per i gravissimi ritardi nei pagamenti delle poche risorse ad esse destinate, «ora rischiano una chiusura di massa che non potrà non avere pesanti ripercussioni sui conti pubblici del nostro Paese», ricordano le associazioni. Che, innanzi a quelle che in via definitiva è una decurtazione del 50% dei fondi previsti, non possono certo aumentare le rette sulle famiglie già gravate dalla crisi.Immediate anche le reazioni sul fronte politico: «Le scuole paritarie fanno parte del servizio pubblico scolastico nazionale e per la loro attività formativa ad oltre un milione di alunni fanno risparmiare allo Stato circa 6 miliardi all’anno», ha ricordato la deputata Luisa Santolini, chiedendo il ripristino dei fondi: «Ogni euro investito nella scuola paritaria renderebbe allo Stato 5 euro di risparmio, che potrebbero essere in tutto o in parte reinvestiti nella scuola statale. Questo vuol dire spending review: razionalizzare e ottimizzare».
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