sabato 29 aprile 2017
Con 1.476 euro mensili, Bolzano detiene il primato degli stipendi medi più alti. In coda Ascoli Piceno: 925euro. A Bologna il primato delle donne occupate; ultima Barletta-Andria-Trani
Nel 2016 +280mila dipendenti a tempo indeterminato
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Il numero dei lavoratori dipendenti assunti con un contratto a tempo indeterminato (compresi i part-time volontari) è aumentato dal 2015 al 2016 di 280mila unità (+0,5%), in misura più accentuata nelle regioni del Centro Italia +0,7% (+0,5% nel Nord e +0,3% nel Sud). È uno dei dati che emergono dal rapporto Le dinamiche del mercato del lavoro nelle province italiane, realizzato dall'Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro per il 2016 , e presentato oggi a Napoli durante la giornata di chiusura del IX congresso nazionale di categoria.

Il rapporto segmenta gli occupati sulla base di due tipologie di contratti: i lavoratori standard, che comprendono i dipendenti assunti con un contratto a tempo indeterminato, compresi i part-time volontari, e i lavoratori non standard che sono costituiti da coloro che hanno un contratto di lavoro dipendente sempre a tempo indeterminato, ma in part-time involontario (i sottoccupati part-time), i dipendenti a termine, i collaboratori e gli autonomi.

Su circa 22,2 milioni di occupati nel 2016, poco meno di due terzi sono lavoratori con contratti standard (14,4 milioni, pari al 64,6% del totale) e conseguentemente poco più di un terzo sono lavoratori non standard (7,8 milioni, pari al 35,4%). È più elevata di 5,4 punti percentuali la quota di uomini con contratti non standard (37,6%, a fronte del 32,3% tra le donne) e i lavori standard sono più diffusi nelle regioni del Nord (67,4%; 32,6% non standard) e meno in quelle del Centro (64,7%; 35,3% non standard) e del Mezzogiorno (59,3%; 40,7% non standard). La quota più elevata degli occupati assunti con contratti non standard si registra nella provincia di Grosseto dove si trovano in questa condizione oltre la metà dei lavoratori (54,6%), quella più bassa a Varese (26,7%), con una differenza di circa 28 punti percentuali. Le altre province con le quote di lavoratori non standard superiori al 50% interessano diverse regioni, in particolare nelle isole. Quote molto basse di lavoratori non standard si registrano nelle province prevalentemente del Nord: Lodi (27,2%), Gorizia (27,6%), Lecco (27,6) così come nelle due grandi province di Bergamo (28,3%) e di Milano (30,3%).

Bolzano al top per stipendi e disoccupazione più bassa

Con 1.476 euro mensili è Bolzano la provincia che, oltre ad avere il tasso di disoccupazione più basso, detiene il primato degli stipendi medi più alti fra gli occupati alle dipendenze. Seguono Varese (1.471 euro), Monza e Brianza (1.456 euro), Como (1.449 euro), Verbano Cusio Ossola (1.434 euro), Bologna (1.424 euro) e Lodi (1.423 euro). Si tratta di retribuzioni più alte rispetto alla media nazionale (1.315 euro) e, per la metà delle province italiane, si riferiscono alle città del Nord Italia. La prima provincia del Mezzogiorno con la retribuzione media più elevata è solo al 55° posto della classifica dove si colloca L'Aquila con 1.282 euro. Quella, invece, con gli stipendi più bassi è Ascoli Piceno: 925euro.

Lavoro "rosa": primato di Bologna, in coda Barletta-Andria-Trani

Il lavoro è "rosa" a Bologna, a Napoli le donne (ancora) arrancano: il tasso d'occupazione femminile più alto d'Italia si registra nella provincia e nella città emiliana, dove due terzi delle donne svolgono un'attività (66,5%). Splende il sole sulle lavoratrici anche in altre province del Centro-Nord: fra queste Bolzano (66,4% di occupate), Arezzo (64,4%) e Forlì-Cesena (63,3%). Al contrario, nel Mezzogiorno per il "sesso debole" la percentuale delle impiegate si assottiglia drasticamente: il tasso più basso si rileva a Barletta-Andria-Trani, dove lavora meno di un quarto della componente femminile (24,1%), così come circa il 25% è in servizio a Napoli (25,5%), Foggia (25,6%) e Agrigento (25,9%).





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