sabato 25 gennaio 2025
Il capoluogo siciliano, fra tante contraddizioni, è la Capitale italiana della cultura 2025. Bellezza e degrado, l'appello di Mattarella perché ci sia "una cura adeguata" delle "inestimabili risorse"
Uno scorcio della Valle dei templi con la città di Agrigento sullo sfondo

Uno scorcio della Valle dei templi con la città di Agrigento sullo sfondo - Icp/Yuriy Brykaylo

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Akragas e la Valle dei Templi. Il filosofo Empedocle e le sue “radici”. Ma anche le “maschere” e le “verità” del “Così è (se vi pare)” di Luigi Pirandello che qui ha avuto i natali nel 1867, e la Girgenti e la Vigata del genio contemporaneo di Andrea Camilleri e del suo Commissario Montalbano. Un patrimonio indiscusso e tante promesse mancate per Agrigento. Cuore del mondo antico, ora provincia periferica dell’estremo Sud del Paese, porta dell’Europa, con Lampedusa, per chi cerca fortuna e futuro dall’altra sponda del Mare Nostrum. Ma qui il futuro è ancora tutto da costruire. Terra di contrasti, bellezza e degrado, Agrigento capitale della cultura è allora una grande occasione. Per sfatare miti, abbattere ben altre culture e raccogliere pienamente la sfida. «Uno degli intenti per Agrigento, in questo 2025, è quello di non essere soltanto lo spettacolare palcoscenico della Capitale della Cultura, ma di costituire sollecitazione e spinta per tante altre realtà italiane», ha detto non a caso il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla cerimonia di inaugurazione al Teatro Pirandello, nei giorni scorsi. «Tante realtà, nelle regioni d’Italia detengono inestimabili risorse che rischiano di deperire senza cura adeguata», ha ammonito, mentre ancora fuori si sentiva l’odore acre dell’asfalto appena passato per sistemare le strade evidentemente non adeguate ad accogliere il passaggio del Capo dello Stato, specchio di un continuo “stato” emergenziale non più accettabile. Il messaggio è chiaro: Agrigento non sprechi l’occasione. Sia un esempio di riscatto possibile per tutto il Paese e le aree più periferiche. E forse questo cambio di passo, questa sorpresa, cercheranno i tanti visitatori che per l’occasione andranno oltre la Valle dei Templi, e sosteranno e si addentreranno nella città e nel territorio non limitandosi ad attraversarli.

L'opera di Alberonero all'ingresso del Farm Cultural Park di Favara

L'opera di Alberonero all'ingresso del Farm Cultural Park di Favara - Farm Cultural Park Favara

C’è un programma di oltre un centinaio di eventi, mostre, concerti, installazioni e performance distribuiti nei luoghi più suggestivi della provincia (www.agrigento2025.org), ispirandosi ai quattro elementi di Empedocle: Aria, Acqua, Terra e Fuoco. Si va dalla visione “Sky Reserve” di Rafael Yossef Herman che celebrerà per esempio il cielo notturno incontaminato dell'isola di Lampedusa, alla Banksy Humanity Collection, curata da Thierry Angles, che porterà ad Agrigento una selezione delle opere dell'enigmatico artista britannico; e se l’opera “Siamo tutti migranti” di Edorado Malagigi, una scultura realizzata con legni di relitti, sarà un potente simbolo di solidarietà e riflessione sull’umanità condivisa, la Biennale delle Città del Mondo - Countless Cities del Farm Cultural Park di Favara esplorerà storie di città simbolo di resilienza come il Bronx, Medelli'n e Nazareth, in un dialogo tra urbanistica e cultura. Proprio l’illuminante esperienza della galleria d’arte e residenza d’artista di Favara, creata 15 anni fa dal notaio Andrea Bartoli e dalla moglie, l’avvocato Florinda Seieva, è un esempio di riscatto e di animazione culturale, nello spirito delle parole di Mattarella, che ha trasformato una realtà altrimenti condannata al degrado in un luogo della cultura, della bellezza, della promozione dei diritti che riesce a calamitare l’attenzione del mondo e a farsi meta a sé.

La suggestiva scogliera bianca della Scala dei Turchi, in provincia di Agrigento

La suggestiva scogliera bianca della Scala dei Turchi, in provincia di Agrigento - Icp/Yuriy Brykaylo

Una tappa da non perdere, dunque, nel viaggio nell’agrigentino. Un territorio dove si può spaziare dalle rocce bianche e il mare della Scala dei Turchi o di Eraclea Minoa alla campagna fruttuosa di olio e vino di Menfi, dall’esperienza sotterranea della cattedrale di sale nella miniera di Realmonte alla cucina stellata dello chef Pino Cuttaia a La Madia di Licata, fino, idealmente, a Lampedusa, porta di speranza e di una cultura dell’accoglienza. Agrigento, con la sua storia e la sete di futuro, è una capitale da scoprire e da capire, oltre le polemiche e i limiti dei decenni di malgoverno nell’isola. Oltre il mito indiscusso della Valle dei Templi.

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