venerdì 29 dicembre 2023
Sta cambiando la vita dei lavoratori. Molti dei responsabili finanziari delle aziende lo considera una modalità per contenere i costi. Cambiano le opportunità professionali, anche grazie a un'app
La tecnologia consente di aumentare le opportunità di lavoro ibrido

La tecnologia consente di aumentare le opportunità di lavoro ibrido - Archivio

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Il lavoro ibrido - reso possibile e potenziato anche grazie ai progressi tecnologici - sta cambiando la vita dei lavoratori, permettendo a milioni di persone di operare come e da dove si sentono più a loro agio. Una tendenza destinata a proseguire: le ricerche condotte della Stanford University e da altri istituti stanno indagando il fenomeno e si prevede che circa un terzo o più dei colletti bianchi continuerà a lavorare in modo ibrido nel lungo periodo. In un mondo che lavora in modalità ibrida, le aziende devono trovare un equilibrio tra un incremento della flessibilità e il tempo, che sia adeguato e sufficiente alla collaborazione. Un equilibrio che deve garantire, nonostante i diversi contesti lavorativi, un quadro coeso che incoraggi una comunicazione aperta e un impegno condiviso. L'adozione del lavoro ibrido non solo offre flessibilità, ma incoraggia anche una cultura dinamica e inclusiva, permettendo la crescita di prospettive diverse, contribuendo a migliorare l'innovazione e la soddisfazione dei dipendenti. Nel 2024, pacchetti di benefit faranno la differenza nella corsa ai talenti. Benefit come il supporto alla fertilità, la cura degli animali domestici e le ferie per badanti e lavoratori domestici potrebbero diventare comuni; i datori di lavoro, infatti, dovranno avere un approccio più olistico alle esigenze della forza lavoro in modalità ibrida. Inoltre, i lavoratori si aspettano che le aziende offrano sempre più benefit e integrino politiche aziendali a sostegno del loro benessere. Che si tratti di un incremento del congedo parentale, di assistenza all'infanzia o di interventi a supporto della salute mentale, le aziende dovranno essere più attente all'evoluzione delle esigenze e delle richieste dei lavoratori se vogliono trattenere o attrarre i talenti migliori. Con l'affermarsi del lavoro ibrido, il punto di svolta per i genitori che cercano un maggiore equilibrio tra la vita professionale e quella domestica sarà rappresentato da un maggiore sostegno alle famiglie da parte dei datori di lavoro. Le aziende, infatti, giocheranno un ruolo sempre più attivo, riconoscendo la sfida dell'assistenza all'infanzia e fornendo un maggiore supporto ai genitori che lavorano, essenziale per mantenere una forza lavoro diversificata e qualificata. Una ricerca di Iwg ha evidenziato come una maggiore flessibilità consenta ai lavoratori di dedicare più tempo alla famiglia e agli hobby, con tre lavoratori ibridi su quattro (75%) che utilizzano il tempo precedentemente dedicato al pendolarismo per svolgere attività più significative. «Il passaggio verso il modello ibrido è una delle forze più importanti in gioco oggi nel mondo - spiega Mark Dixon, fondatore e ceo di Iwg -. I lavoratori, infatti, sono sempre più pronti a lavorare in uffici locali, modalità che offre notevoli opportunità anche per le comunità locali e aiuta ad avere un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata. Il lavoro ibrido sta modificando radicalmente il nostro approccio al lavoro. Le aziende che lo adottano attireranno i migliori talenti e otterranno il massimo dalla propria forza lavoro, riducendo al contempo i costi. Il ritmo di questo cambiamento proseguirà anche nel 2024 grazie al numero crescente di lavoratori e aziende che comprenderanno gli evidenti vantaggi culturali, di sostenibilità e non solo, derivati dal modello di lavoro flessibile». Con un numero crescente di lavoratori alla ricerca di un equilibrio più sano tra lavoro e vita privata, il 2024 sarà l’anno della rinascita delle pause pranzo e saranno dedicate alle interazioni personali. La flessibilità del lavoro ibrido aiuterà un maggior numero di lavoratori a recuperare la tradizionale pausa pranzo per mangiare con i colleghi e i clienti e a ravvivare la collaborazione e le relazioni di persona, favorendo così la creatività, la solidarietà tra team e un ambiente di lavoro più positivo. Accogliere nei team persone diversamente abili sarà un pilastro importante delle strategie di inclusione dei datori di lavoro nel prossimo futuro. Un cambiamento che si riflette anche nell'evoluzione della progettazione degli spazi d'ufficio che, sempre più spesso, prende in considerazione le esigenze specifiche dei lavoratori con neuro diversità, affrontando anche questioni come la gestione dei rumori e dell’illuminazione, riconoscendo l'impatto significativo che questi fattori possono avere sul loro benessere. Mentre le aziende si attrezzano per essere sempre più inclusive, un approccio proattivo anche alla progettazione di spazi e arredi, garantirà che gli ambienti di lavoro siano di supporto e confortevoli per tutti i dipendenti. Il lavoro ibrido ha dato maggiore flessibilità soprattutto alle generazioni più senior, consentendo loro di rimanere nella forza lavoro - o di rientrare. Secondo le stime di Bain and Company, entro il 2030 circa 150 milioni di posti di lavoro a livello globale saranno occupati da lavoratori con più di 55 anni. Nel 2024 questo fenomeno si intensificherà, con un numero crescente di professionisti esperti appartenenti alle generazioni più senior che abbracceranno questo concetto e, per la prima volta nella loro carriera, esploreranno i vantaggi del lavoro ibrido, contribuendo a creare una forza lavoro diversificata e una collaborazione intergenerazionale. Le politiche di lavoro ibrido contribuiscono alla riduzione delle emissioni; secondo una recente ricerca di Iwg e Arup il lavoro ibrido può aiutare a ridurre le emissioni fino al 70% nel Regno Unito e all'87% negli Stati Uniti, a seguito di una drastica riduzione del pendolarismo. In un'epoca in cui la sostenibilità è fondamentale, nel 2024 le aziende cercheranno modi più innovativi per ridurre il loro impatto. Le aziende sono sempre più alla ricerca di edifici "verdi" per ridurre le emissioni e migliorare le prestazioni ambientali. Nel 2024 vedremo questa tipologia di contratti andare oltre l'efficienza energetica, includendo la conservazione dell'acqua, la riduzione dei rifiuti e la qualità dell'aria interna.

Una modalità per contenere i costi
Sono evidenti ormai i vantaggi per le aziende derivanti dal modello ibrido, vista l’ottimizzazione dei costi che le imprese possono ottenere adottandolo. Per il professor Nicholas Bloom dell'Università di Stanford il lavoro ibrido è vantaggioso sia per i datori di lavoro sia per i dipendenti, commentando che «non c'è dubbio che aumenti i profitti». I dati lo confermano: l'81% dei responsabili finanziari delle aziende intervistati da Iwg considera il lavoro ibrido un risparmio sui costi e più di due terzi (67%) afferma che la propria impresa continuerà a lavorare con un approccio ibrido, dividendo il tempo tra la sede principale dell'azienda, un ufficio locale flessibile e il lavoro da casa nell’arco dei prossimi cinque anni. Ma non è tutto: il lavoro ibrido sta diventando il benefit più richiesto anche dai dipendenti, dando così un contributo importante alla capacità delle aziende di accedere e trattenere i migliori talenti. La ricerca di Iwg mostra che quasi tre quarti dei lavoratori (72%) prenderebbe in considerazione solo un lavoro che offra la possibilità di lavorare in modo flessibile, mentre il 71% non sarebbe disposto ad accettare una posizione che comporti un lungo tragitto. Nel 2024 si assisterà a un netto cambio di rotta nell'adozione e nell'utilizzo dell'intelligenza artificiale nella vita di tutti i giorni. Le imprese che investiranno in formazione per aiutare i lavoratori a capire come l'intelligenza artificiale possa essere un vantaggio per il lavoro ibrido ne raccoglieranno i frutti. Prepararli a ruoli e tecnologie imprevisti dovrebbe diventare una priorità per le aziende, aiutandoli al tempo stesso a capire come un utilizzo efficacie dell'intelligenza artificiale può ridurre il tempo destinato alle attività amministrative, lasciando di conseguenza più spazio per la collaborazione. Secondo i risultati dell’indagine, la popolarità del lavoro ibrido è aumentata rapidamente negli ultimi tre anni e, nell'attuale panorama economico, i vantaggi legati ai costi continueranno ad accelerarne la crescita. Il report evidenzia come, il passaggio a uffici condivisi o a spazi di co-working, il ridimensionamento degli spazi di proprietà di un'azienda o una combinazione di entrambi sono soluzioni efficaci per una riduzione dei costi più significativi. Per Dixon, «il lavoro ibrido aiuta le aziende a rimanere competitive e ad avere un approccio resiliente, soprattutto in tempi di incertezza economica. La ricerca mostra che i responsabili finanziari e i leader aziendali stanno adottando il lavoro ibrido per molte ragioni. Non solo favorisce l'equilibrio e il benessere della vita privata dei dipendenti, ma fornisce anche una spinta significativa al bilancio dell'azienda».


Così cambiano le opportunità professionali

In un mondo del lavoro trasformato dalla digitalizzazione, emergono delle novità riguardanti l’introduzione delle nuove tecnologie in settori professionali precedentemente considerati “tradizionali”. AppLavoro.it, il portale per la ricerca e l’offerta occupazionale in Italia, ha voluto approfondire alcuni aspetti di questi mutamenti in atto, tirando le somme di quel che sta accadendo in Italia e agli iscritti al proprio portale nell’ultimo anno. La flessibilità introdotta dallo smart working in era pandemica ha già prodotto buoni frutti, sia in termini di conciliazione vita-lavoro sia di moltiplicazione delle opportunità professionali. Secondo i dati raccolti tra i propri iscritti, un terzo degli utenti di AppLavoro.it è costituito da personale già impegnato, ma ancora iscritto al portale di ricerca lavorativa, dunque orientato verso la possibilità di lasciare l’impiego attuale, soprattutto se temporaneo o svolto a tempo parziale, per svolgerne uno più vicino alle proprie competenze, agli interessi e alle personali aspettative economiche. In alternativa, vorrebbe svolgere una seconda attività, da affiancare al lavoro principale, in forma occasionale, autonoma o a tempo parziale, nei ritagli di tempo, visto che il lavoro agile velocizzerebbe i processi produttivi e, di fatto, dal 2020 abbatte i tempi necessari per gli spostamenti fisici dei lavoratori. Dall’analisi condotta studiando i profili di lavoratori e aziende è emerso che le competenze digitali investano ormai i settori produttivi in modo trasversale. Nel 2023, tra le professioni più richieste dalle aziende iscritte al portale compaiono: insegnanti, operatori di call center, software developer, sviluppatori, contabili, consulenti commerciali, personale di segreteria, architetti, grafici e designer, ovvero professioni che da tempo è possibile svolgere da remoto e dal proprio domicilio. Accanto a queste, resistono quei mestieri che richiedono un apporto umano diretto maggiore, per esempio le aziende inserite nel settore della produzione e dell’artigianato (18%), seguite dalle imprese che impiegano personale amministrativo e di segreteria (16%), del commercio (13,25%), della logistica e dei trasporti (6,6%). Tutti questi comparti prevedono ormai mansioni facilmente attuabili su base ibrida, ossia svolte dall’uomo con l’ausilio delle nuove tecnologie, soprattutto per le attività di ideazione, pianificazione, coordinamento delle attività e gestione dei dati. La tecnologia e l’intelligenza artificiale sono al servizio della creatività, non solo di architetti, grafici e designer (che costituiscono l’1,3% dei professionisti iscritti al portale), ma anche di parrucchieri ed estetisti (il 2%). Per quel che riguarda l’ambito della medicina e della salute (il 6,25% dei lavoratori iscritti al portale), sappiamo (dai dati forniti dall’Osservatorio della Sanità Digitale del Politecnico di Milano) che, dopo l’esperienza della telemedicina in era Covid, otto medici su dieci si dicono interessati all’utilizzo della televisita e del telemonitoraggio di pazienti o persone anziane, mentre il 47% dei medici specialisti e il 39% dei medici di medicina generale in Italia utilizza attualmente il teleconsulto. Tuttavia, il settore stenta a ristrutturarsi e a innovarsi in termini dell’utilizzo delle tecnologie digitali. Lo stesso non si può dire per il settore del recruiting, uno dei pochi che nel nostro Paese ha saputo cogliere tempestivamente le opportunità aperte dal digitale: Internet e la digitalizzazione hanno già trasformato le modalità per cercare e offrire un impiego da molti anni, grazie a siti e app: la stessa Applavoro, è una delle piattaforme esistenti in Italia, sin dalla fondazione, avvenuta nel 2019 ad opera dell’imprenditore Marco Contemi, si avvale di tutti gli strumenti attualmente disponibili nel mondo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ha introdotto, ancor prima dello scoppio della pandemia da Covid-19, il servizio delle video-presentazioni dei candidati ai posti di lavoro alle aziende che utilizzano la piattaforma per la ricerca e selezione del personale, direttamente on line, ottimizzando e velocizzando l’incontro tra domanda e offerta di lavoro rispetto a un centro per l’impiego tradizionale. Insomma, dalle fabbriche al terziario, tutti i settori produttivi stanno subendo una rapida evoluzione digitale che vede le professioni legate alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione fare da capofila a tutte le altre. Baluardo del lavoro analogico o non digitale restano gli addetti alle pulizie, i manutentori, gli elettricisti, i cuochi, gli addetti alla ristorazione, agricoltori e un’enorme fetta di professioni che, per loro natura, richiedono il lavoro a contatto diretto e l’impiego di risorse mentali tipicamente umane: l’intuito, la creatività, la capacità decisionale, la comprensione delle situazioni, che l’intelligenza artificiale non è in grado di operare.

Una app per lo smart working

Lo smart working approda in città, ma anche in periferia e in provincia, con la possibilità di prenotare, anche con solo un’ora di anticipo e a prezzi competitivi, in strutture non convenzionali, come hotel, dimore storiche, coworking indipendenti, sedi associative e luoghi privati. Questo è il modello di business di Urbnx, la start up innovativa che ha creato una piattaforma per il lavoro agile che connette luoghi e lavoratori. In sostanza, a differenza dei tradizionali coworking, la società agisce come soggetto intermediario tra utenti e gestori degli spazi, trattenendo una commissione sul servizio fornito. La start up, operativa da pochi mesi, è già forte di numeri promettenti: oltre 70 strutture sul territorio italiano, dentro e fuori le città, principalmente nel Nord, di cui 20 a Milano, più di 300 utenti registrati, circa 3.500 download dell’app e 1.800 visite giornaliere al sito. Per espandere la propria presenza in Italia e all’estero, la start up innovativa di Abano Terme (Padova) ha appena lanciato una campagna di crowdfunding su CrowdFundMe SpA, portale di crowdinvesting quotato su Borsa Italiana, puntando a un primo obiettivo di 80mila euro e uno massimo di 400mila. «Urbnx è presente oggi nel Nord Italia con quasi 80 location e il numero aumenta ogni settimana - sottolineano i fondatori Giovanni Peracin, marketing executive con 25 anni di esperienza nel settore della moda (da Levi Strauss a Benetton) e Alberto Nathansohn, con alle spalle una carriera manageriale in grandi aziende come Bulgari, Benetton e Pirelli -. Milano e altre grandi città hanno già oggi vari spazi di lavoro accessibili tramite la nostra piattaforma, così come il resto della Lombardia e del Veneto. I lavoratori agili possono trovare già degli spazi Urbnx in Liguria, Piemonte e Lazio e il nostro obiettivo per il 2024 è di espandere la presenza in nuove regioni, con priorità verso Emilia-Romagna e Toscana. Prevediamo inoltre di avviare lo sviluppo di almeno una seconda nazione in Europa. Stiamo studiando Germania e Francia che potrebbero essere le prime a sostenere la nostra crescita». Mediante la piattaforma e l’app si possono facilmente prenotare, anche con breve preavviso, postazioni di lavoro collocate all’interno di hotel, spazi di coworking indipendenti, bar, ville storiche e, nel prossimo futuro, anche in spazi pubblici come musei, stazioni, associazioni sportive e club privati. Chiunque disponga di spazi poco utilizzati, ma adatti al lavoro agile, può metterli a disposizione. L’azienda sta poi sviluppando un network strategico, costituito da accordi commerciali con alcune delle più importanti catene di hotel in Italia, tra cui Starhotels Group, Hyatt, Best Western e Novotel. La domanda di smart working in Italia è sempre più alta. Secondo le stime dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, dopo i picchi della pandemia e una marginale contrazione negli ultimi due anni, nel 2023 i lavoratori da remoto nel nostro Paese si attestano a 3,585 milioni, in leggera crescita rispetto ai 3,570 milioni del 2022, ma in aumento del 541% rispetto alla situazione pre-pandemia, con la previsione di raggiungere i 3,6 milioni nel 2024. Lo smart working ha inoltre effetti importanti sull’ambiente: due giorni a settimana di lavoro da remoto evitano l’emissione di 480kg di CO2 all’anno, per persona, grazie alla diminuzione degli spostamenti e al minor uso degli uffici. I fondi raccolti saranno impiegati per sostenere l’avviamento di nuovi luoghi in Italia ed Europa, per sviluppare l’offerta commerciale e il perfezionamento delle prenotazioni e per attività di marketing. Per saperne di più sulla campagna di crowdfunding: https://www.crowdfundme.it/projects/urbnx/.





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