sabato 25 novembre 2023
Per le suore Vincenziane è troppo costosa la gestione della struttura, che risale al 730 dopo Cristo e oggi quasi inutilizzata. Tra i pretendenti milionari americani e del Nord Europa
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A dieci chilometri da piazza del Campo, nel cuore verde della provincia di Siena, sorge l’abbazia benedettina di Sant’Eugenio. Un monastero, fra i più antichi della Regione, che ha ospitato sotto le sue volte affrescate tre ordini religiosi, intere famiglie nobiliari, accampamenti militari e – fino a qualche giorno fa – operose suore vincenziane. Che hanno usato quegli ampi spazi, dalla superficie poco inferiore a quella del Duomo di Firenze, per opere sociali e attività di accoglienza di profughi. Oggi, però, a distanza di 1.300 anni dalla sua fondazione, l’abbazia è in vendita e si attendono offerte che potrebbero superare i 10 milioni di euro.

Vari i motivi che avrebbero spinto le Figlie della Carità di San Vincendo De’ Paoli, proprietarie, a lasciare il monastero in mano ai privati. In primis, la crisi – numerica – che colpisce quasi tutti gli ordini religiosi. Dal complesso di Sant’Eugenio, le poche sorelle rimaste a Siena si sono ultimamente trasferite nel più piccolo convento di San Girolamo e – confessano – «l’immobile è inutilizzato e solo alcune di noi sono ancora residenti nell’abbazia». Continuando a sostenere spese onerose per il mantenimento sia della struttura alto-medievale sia dei suoi maggiori spazi esterni. Così, rimasto privo di attività, il monastero è ora affidato per la vendita alla Lionard Luxury Real Estate, società fiorentina specializzata nel commercio di immobili di lusso. Catalogata nei beni culturali e architettonici della Soprintendenza, l’abbazia di Sant’Eugenio difficilmente sarà in grado di ospitare fra le sue mura nuove iniziative solidali, a causa degli stringenti vincoli paesaggistici e culturali. Il rischio, perciò, è quello comune a decine di badie e conventi in Italia: la trasformazione in un hotel di lusso o in una Spa.

Ad attirare nuovi investitori verso l’immobile sarà, prima di tutto, la sua storia. «Il più antico monastero della Toscana», commenta una nota di Lionard Luxury. In realtà, la questione è controversa e, in assenza di un atto di consacrazione, destinata a rimanere senza soluzione: per l’agenzia immobiliare, l’abbazia è stata fondata nel 730 e donata l’anno seguente ai benedettini cassinesi dal funzionario longobardo Warnifredo. Ma, secondo gli studiosi, altri monasteri erano già presenti in Toscana al momento. Uno su tutti, il complesso di San Pietro a Camaiore, in provincia di Lucca, la cui prima pietra potrebbe essere stata poggiata già nel VII secolo.

In ogni caso, a rendere Sant’Eugenio una perla nel patrimonio monastico italiano è la sua vitalità secolare: affidata nel XV secolo da papa Eugenio IV ai monaci di Santo Spirito di Siena e a quelli di Salvatore all’Isola, l’abbazia è stata crocevia di numerosi snodi storici fra medioevo e modernità. Nel 1270, le truppe di Carlo d’Angiò vi si accamparono in occasione del saccheggio di Siena e, nel 1553, fu la famiglia fiorentina degli Strozzi a erigervi nuove fortificazioni. Fra gli ambienti voltati e affrescati di Sant’Eugenio hanno marciato anche le truppe di Napoleone, interrompendo nel XVIII secolo la millenaria tradizione benedettina nel monastero. Recuperata infine dalle suore vincenziane, che ne hanno curato finora l’eredità.

Articolata intorno a due chiostri, ornata di eleganti capitelli e affrescata con pitture cinquecenteschi, l’abbazia ha affascinato generazioni di nobili, di viandanti e di profughi. Non stupisce, perciò, che il prezzo di acquisto possa superare oggi i 10 milioni di euro. Chi sarà disposto a spenderli? Difficile a dirsi, ma dalla Lionard Luxury assicurano che i pretendenti «non sono solo italiani, ma anche cittadini Usa e del Nord Europa, molto esigenti e amanti dell’Italia e del suo patrimonio artistico».

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