giovedì 14 dicembre 2023
La sentenza d'Appello aveva stabilito appena 300 euro di risarcimento per i 63 mila clienti riuniti nella class-action
La sede di Volkswagen Group Italia a Verona

La sede di Volkswagen Group Italia a Verona - .

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Sette anni dopo, il Dieselgate per gli automobilisti italiani si è per ora economicamente risolto con un risarcimento quasi insignificante. Solo 300 euro di danni riconosciuti a testa per chi aveva acquistato una vettura del Gruppo Volkswagen "taroccata" nei dati relativi alle emissioni nocive e per questo aveva aderito al procedimento processuale contro il marchio tedesco. Nulla di più. La Corte d’Appello di Venezia ha recentemente confermato che, con l’installazione del software per manipolare le emissioni dei motori diesel e superare le prove di omologazione delle proprie vetture, il Gruppo Volkswagen per quanto scoperto nel 2015 violò i regolamenti europei, commise una pratica commerciale scorretta e una frode ai danni dei consumatori. La sentenza ha anche confermato la validità delle oltre 63mila adesioni raccolte dalla class action organizzata da Altroconsumo. Così come ha sancito nuovamente l’obbligo per Volkswagen di risarcire gli aderenti. L’ammontare del risarcimento tuttavia, che il Tribunale di primo grado aveva quantificato in 200 milioni di euro per Volkswagen (cioè 3.300 euro di indennizzo per il danno patrimoniale e morale a ogni aderente), è stato drasticamente ridotto dalla sentenza d’appello a 300 euro pro capite e solo per danno morale.

Nel 2021, il Tribunale di primo grado aveva invece stabilito la sussistenza anche del danno patrimoniale, poiché i consumatori hanno acquistato un veicolo ritenendolo regolarmente omologato come Euro 5 e “green” (come dichiarato in malafede da Volkswagen). A causa di questo inganno, gli acquirenti non hanno potuto determinare in modo consapevole le condizioni economiche del proprio acquisto e hanno pagato un prezzo superiore al valore del veicolo, subendo quindi una perdita patrimoniale della quale essere risarciti.

Gli importi stabiliti in primo grado arrivavano a 3.300 euro a testa, dimezzati per i proprietari di auto usate, così divisi: fino a 3mila euro per il danno patrimoniale e 300 euro per il danno morale. Nello specifico il Tribunale di Venezia (n° 1423/2021) aveva fissato il risarcimento in € 3.300 per coloro che avevano acquistato il veicolo nuovo e non lo avevano rivenduto tra il 15.8.2009 ed il 26.09.2015; l’importo era dimezzato qualora l’aderente avesse acquistato un veicolo usato ovvero rivenduto il proprio nel periodo compreso tra il 15.08.2009 e il 26.09.2015.

Il ricorso di Volkswagen ha indotto invece la Corte di Appello di Venezia a sentenziare che tutti i veicoli erano comunque “tecnicamente sicuri e idonei alla circolazione”, e dunque “nessuna perdita del valore commerciale è stata registrata sul mercato italiano”. Diversa l'opinione di Altroconsuno ora ricorrerà in Cassazione: "Rispettiamo ma non condividiamo la decisione della Corte d’Appello. Siamo convinti delle ragioni che hanno animato la nostra azione sin dal 2016 e che sono state peraltro già sancite in primo grado di giudizio. Ricorreremo pertanto per chiedere che agli oltre 63.000 automobilisti coinvolti venga riconosciuto un risarcimento pieno per il danno da loro subito”, ha dichiarato il responsabile delle relazioni esterne di Altroconsumo, Federico Cavallo. “Dopo ben 7 anni e due gradi di giudizio, è senz’altro importante che sia stato confermato dalla Corte l’inganno di Volkswagen sulle emissioni dei suoi motori diesel e l’obbligo a risarcire 300 euro per ognuno degli oltre 63 mila aderenti (per un totale di quasi 19 milioni di euro). Si tratta già questo di un risultato senza precedenti in Italia, che però consideriamo parziale e non ci basta. Il nostro impegno, in questa lunga e complessa vicenda, non può quindi che continuare nell’interesse delle migliaia di consumatrici e consumatori che meritano giustizia e che grazie alla nostra class action hanno unito le forze per chiedere, insieme, il rispetto dei propri diritti”, ha concluso.

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