mercoledì 7 maggio 2025
Il primo confronto ufficiale tra i rappresentanti dei due Paesi dall’imposizione delle tariffe è previsto per il 10 e 11 maggio in Svizzera, a Ginevra
Il segretario al Tesoro Usa, Scott Bessent

Il segretario al Tesoro Usa, Scott Bessent - Reuters

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Il segretario al Tesoro Usa, Scott Bessent, e il rappresentante per il Commercio Jamieson Grier incontreranno questa settimana gli omologhi cinesi in Svizzera, e in particolare il vicepremier cinese He Lifeng, per discutere di questioni commerciali. I colloqui sono previsti per il 10 e l’11 maggio a Ginevra e si tratterà del primo incontro ufficiale tra rappresentanti degli Stati Uniti e della Cina dall’imposizione dei dazi contro Pechino da parte di Donald Trump. «Siamo in contatto con entrambe le parti per organizzare l'incontro», ha sottolineato Valentin Clivaz, portavoce del ministero svizzero degli Affari esteri, aggiungendo: «Siamo lieti della fiducia accordata alla Svizzera».

Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian, nella quotidiana conferenza stampa a Pechino, ha fatto sapere che i colloqui si terranno «su richiesta americana». Per il resto, la posizione di Pechino «rimane invariata», ha chiarito, «qualsiasi dialogo deve essere basato sull’uguaglianza, sul rispetto e sul vantaggio reciproco. Qualsiasi forma di pressione o coercizione non funzionerà sulla Cina». La posizione cinese è insomma ancora «di ferma opposizione all’abuso di dazi da parte degli Usa».

Alla notizia dei colloqui i mercati hanno reagito con un calo del prezzo dell’oro, dopo un rally di due giorni. La possibile distensione tra i due Paesi non ha però convinto le Borse. Quelle asiatiche chiudono miste, mentre quelle europee sono partite comunque sul filo dell’incertezza: gli investitori guardano sì all’accordo Cina-Usa, ma anche alla riunione di politica monetaria della Federal Reserve che entro stasera prenderà le decisioni sui tassi di interesse. Ci si attende che rimangano invariati per combattere l’inflazione, il tutto dopo che il governatore della banca centrale, Jerome Powell, negli scorsi giorni ha già spiegato di trovarsi in una fase di attendismo a causa delle preoccupazioni sui dazi: questi potrebbero infatti far innalzare l’inflazione e rallentare l’economia americana. A influire sull’andamento delle Borse è poi anche l’acuirsi della tensione tra India e Pakistan.

Se da una parte il rapporto tra Usa e Cina sembra avviato verso una normalizzazione, dall’altra quello tra Stati Uniti e Ue è ancora impantanato tra le varie dichiarazioni di intenti. Nelle ultime ore Bruxelles ha avvertito l’amministrazione americana: nel caso in cui i negoziati tra le due sponde dell’Atlantico fallissero, i controdazi europei potrebbero colpire beni americani per un valore di cento miliardi di euro. È la risposta della Commissione europea alle continue e poco rassicuranti affermazioni di Trump. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, tuttavia, parlando nella plenaria del Parlamento a Strasburgo, ha voluto sottolineare che «noi non ci siamo dimenticati di come gli Stati Uniti sono intervenuti immediatamente con il gas naturale liquefatto, quando ne abbiamo avuto bisogno durante la crisi», quella provocata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Un’affermazione che suona come un’apertura verso il possibile aumento di importazioni di Gnl dagli Usa nell’Ue, una delle contropartite che Bruxelles potrebbe offrire a Trump nella trattativa per evitare i dazi reciproci che Washington ha momentaneamente sospeso per un totale di 90 giorni.

Intanto le criticità legate ai dazi continuano ad avere conseguenze sulla stabilità dell’economia europea e italiana. Sulla situazione nel nostro Paese lancia, per esempio, un ulteriore allarme Federdistribuzione in una nota appena diffusa che sottolinea l’evidenza di «come l’andamento delle vendite resti ancora debole, in un contesto segnato dal clima di incertezza nei consumatori e nelle imprese, alimentata anche da uno scenario geopolitico sempre più complesso». «Il rischio di potenziali criticità legate alle politiche sui dazi - si legge nel comunicato -, con possibili impatti sulle filiere produttive e sul commercio internazionale, non contribuisce a intravedere nel breve termine prospettive di ripresa dei consumi, un fattore centrale per la crescita del Paese». In questo scenario «è essenziale costruire risposte condivise alle sfide attuali, in grado di sostenere il sistema delle imprese, proteggere la competitività delle filiere del Made in Italy e salvaguardare il potere d’acquisto dei cittadini».

Di imprese italiane e possibili risposte ai dazi ha parlato anche il presidente di Confindustria Emanuele Orsini intervenendo alla presentazione del VII Rapporto dell’Osservatorio imprese estere (Oie) di Confindustria e Luiss, con la collaborazione scientifica di Istat, Liuc, Ice e Scuola Imt Alti Studi Lucca, alla Luiss di Roma. «Il più grande problema per le imprese è l’incertezza. Gli imprenditori quando c'è incertezza corrono a trovare delle soluzioni», ha spiegato. «La guerra dei dazi, per un paese che esporta 626 miliardi di prodotto e genera 100 miliardi di surplus, è ovvio che per noi è una follia. Ci auguriamo che si possa trovare una soluzione come Europa unita in un dialogo con gli Stati Uniti perché anche come Italia non dobbiamo dimenticarci che è il secondo nostro mercato di esportazione», ribadisce il presidente di Confindustria, che intanto suggerisce di cercare nuovi mercati, a partire dall’America latina. «Non posso pensare che in Europa non esista ancora una data su quando si farà il Mercosur. Se con il Mercosur ci stiamo fermando perché non troviamo la quadra sull'agricoltura, ragioniamo su delle soluzioni ma non fermiamo l'Europa», ha concluso.

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