sabato 19 dicembre 2020
Si è riunito ieri il cda di Italia Trasporto Aereo ed è emerso un piano per i prossimi cinque anni
Così decolla la nuova Alitalia: 52 aerei e 5.200 dipendenti
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Dalla riunione di ieri del Cda di Italia Trasporto Aereo, chiamato ad approvare il nuovo business plan con il quale decollerà la nuova Alitalia la prossima primavera, è uscito qualcosa di più di quanto si ci attendesse. L’ennesima nuova Alitalia avrà all’inizio i dipendenti necessari ad una flotta di 52 aerei, quindi 5.200-5.500. Ma negli anni successivi si passerà a 76 aerei e nel 2025 a 110 velivoli che daranno lavoro a 9.500 persone. Caio e Lazzerini hanno svelato il piano industriale di rilancio del vettore. Il presidente di Ita Spa, Francesco Caio, ha spiegato che è stato approvato «uno schema di piano» (2021-2025, ndr) che «é una prima fase importante» nell’ottica di «creare un vettore competitivo capace di misurarsi sul mercato» all’interno di «una crescita sostenibile nel medio periodo». Il presidente ha sottolineato, però, che «c’è la necessità di un’alleanza forte per ampliare il raggio d’azione e avere sinergie commerciali e industriali» e «anche grazie alla ricapitalizzazione sarà possibile negoziare alla pari una partnership». Sui tempi le previsioni sono chiari: «vorremmo partire il prima possibile, la finestra presumibilmente potrebbe essere tra aprile e giugno». Si cerca di essere ottimisti anche se l’Ad Fabio Lazzerini ha ricordato le incertezze del momento, prevedendo una ripresa del traffico aereo per il 2023 mentre quella in Italia «sarà leggermente timida» e rispetto ai livelli pre-Covid si arriverà «ad un pareggio nel 2023-2024». Anche l’Ad ha sottolineato come in qualità di «start up» è prevista «una forte partnership» da trovare entro il 2021. Peraltro ha messo in luce la necessità di «essere flessibili e veloci senza utilizzare il capitale subito» ma utilizzandolo «quando si presentano le occasioni» in una Società «piatta e non troppo gerarchica» che «nei prossimi due anni navigherà a vista». Peraltro dicendo a chiare lettere che «non saremo una low cost» ma «leader del traffico aereo in Italia e più vicini al cliente». Creando una compagnia «con una strategia in discontinuità col passato » con obiettivo la «profittabilità » e «un target di break even prima dei costi della flotta nel 2022 ed un Ebit positivo nel 2023». Un piano respinto subito al mittente dalle parti sociali. «Non è condivisibile in quanto assolutamente inaccettabile per noi». Così Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo hanno commentato il piano mettendo in evidenzia che «con poco più 50 aerei si va verso l’avvio di una mini compagnia, contraddistinta da un piano insoddisfacente da tutti i punti di vista, industriale ed occupazionale». Non solo: secondo i sindacati così «si riducono i collegamenti, soprattutto il lungo raggio, le attività di volo. Sparisce dal piano il cargo e ci sono inevitabili riflessi sulle attività di manutenzioni e sui servizi di handling». Inoltre invocano «più coraggio da parte dell’azionista Mef per dare un indirizzo chiaro al Cda e all’Ad, visto che i 3 miliardi, investiti dal Governo sono stati stanziati per rilanciare Alitalia e tutto il trasporto aereo, non per licenziare. Non si può sprecare questa occasione unica ed irripetibile per un rilancio vero e duraturo della compagnia che, nelle intenzioni di tutti, deve tornare ad essere un asset strategico del Paese e competere con le altre compagnie aeree europee. La base di partenza – concludono le quattro organizzazioni sindacali – rimane per noi la salvaguardia di tutti i posti di lavoro attraverso un piano di sviluppo».

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