martedì 6 febbraio 2024
Asstel e sindacati sollecitano il governo a rifinanziare la misura. Mentre le aziende faticano a trovare personale con le competenze adatte, con punte anche del 75%
Operai impegnati nella posa della fibra ottica

Operai impegnati nella posa della fibra ottica - Imagoeconomica

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Il contratto di espansione rischia di non essere finanziato. Le aziende della filiera delle Telecomunicazioni sono state le prime a sperimentarlo subito dopo la sua introduzione nel 2019. Da allora si sono susseguiti una pluralità di accordi che hanno consentito alle imprese interessate di procedere a nuove assunzioni per circa 2mila lavoratori, gestire l’accompagnamento alla pensione di altri 2mila e dare seguito a processi di formazione che hanno interessato quasi il 100% del personale delle imprese e con un intervento della riduzione dell’orario di lavoro che si è attestato su una media complessiva di circa il 12%. Per affrontare la crisi della filiera, tuttavia, occorrono gli strumenti adatti di politica industriale, come un sostegno economico da parte del pubblico per far partire il fondo di solidarietà del settore, oggi compresso tra ricavi calanti e investimenti crescenti, necessità di consolidamento e prove di fusioni e acquisizioni. A chiederlo è Laura Di Raimondo, direttrice generale di Asstel-Assotelecomunicazioni: «L’Europa registra dinamiche di crescita inferiori alle altre grandi aree mondiali e l’Italia segna un quadro particolarmente difficile come dimostra la diminuzione dei ricavi più significativa negli ultimi 12 anni». In questo contesto, «insieme alle organizzazioni sindacali abbiamo individuato - spiega la dg - nella definizione del fondo di solidarietà per la filiera, una risposta per accompagnare le azioni di formazione, riqualificazione e riorganizzazione rese necessarie dai processi di innovazione tecnologica e di trasformazione, rispetto al quale auspichiamo un supporto economico pubblico, aggiuntivo al finanziamento da parte di imprese e lavoratori, che ne acceleri la piena operatività soprattutto nella fase di avvio, per il primo triennio».

Oltre al fondo di solidarietà, prosegue, «è necessario poter continuare a disporre di strumenti come il contratto di espansione che in questi anni ha dimostrato la sua capacità di accompagnare l’evoluzione del lavoro non solo nella filiera delle telecomunicazioni, ma anche in altri comparti produttivi e il suo mancato rifinanziamento rischia di rallentare l’impulso positivo a implementare soluzioni di politiche attive del lavoro in luogo di quelle passive. Sarebbe, quindi, determinante che già nei prossimi passaggi legislativi del decreto legge Milleproroghe sia possibile trovare la giusta attenzione per il contratto di espansione in ragione della sua capacità di favorire il ricambio generazionale, i necessari percorsi di aggiornamento delle competenze dei lavoratori in coerenza con il processo di trasformazione digitale delle imprese, individuando le risorse economiche che ne consentano una piena operatività anche per il prossimo triennio ovvero individuando soluzioni che, compatibilmente con i saldi di bilancio, ne consentano una definizione strutturale. Inoltre, è altrettanto importante rafforzare e rendere più stabile il Fondo Nuove Competenze a partire dall’inizio del 2024».

Nella filiera, inoltre, permangono difficoltà ad assumere personale in possesso delle competenze necessarie, principalmente a causa della scarsità sul mercato delle professionalità richieste, con punte del 75%. I profili particolarmente critici sono legati alle competenze digitali: gli ambiti Cybersecurity e Data Protection, AI e Machine Learning, Big Data & Analytics. Inoltre, secondo il report di Unioncamere-Anpal, tra il 2023 e il 2027 il mercato del lavoro italiano vedrà una mancanza di 6.200 profili nelle materie Stem (Scienze, tecnologie, ingegneria e matematica). Per rispondere a questa sfida Asstel ha realizzato la Mappa competenze e ruoli, individuando 69 professionalità richieste dalla filiera per lo sviluppo futuro. Il mancato rifinanziamento del contratto di espansione potrebbe avere conseguenze anche sull'occupazione: sono 20mila posti a rischio su 120mila addetti.

Tim, i sindacati chiedono un incontro urgente

I sindacati scrivono al governo chiedendo un «incontro urgente» sulla situazione di Tim. In una lettera indirizzata alla presidente Giorgia Meloni e ai ministri dell'Economia, delle Imprese e Made in Italy e del Lavoro, Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil spiegano che a fronte della scadenza a fine febbraio dell'ammortizzatore sociale «legato al contratto di espansione (Tim è in ammortizzatore sociale dal lontano 2009), mentre contestualmente si è esaurita la base esodabile a cinque anni», ora ci si trova a «dover gestire una articolata ed estremamente complessa fase aziendale, e dell'intero settore delle Tlc per dire il vero, senza strumenti di politica attiva».

Nella lettera si sottolinea che «anche in forza dell'atto autorizzativo del governo che di fatto permette l'operazione di scorporo della rete dall'ex monopolista (operazione sulla quale abbiamo espresso in ogni occasione il nostro parere fortemente negativo sia in termini infrastrutturali e di interesse nazionale che sotto il profilo occupazionale) siamo a richiedere l'urgente convocazione del tavolo governativo».

«È necessario avere finalmente un quadro chiaro dell'intera operazione, dei suoi risvolti occupazionali ed organizzativi e, soprattutto, delle garanzie, che il Governo vorrà rendere note, a salvaguardia dei posti di lavoro e dei perimetri occupazionali - prosegue la lettera- sia della costituenda società delle rete e in termini più urgenti, di Tim ( Servco ) che si troverà ad affrontare un mercato fortemente competitivo quale quello delle Tlc senza l'infrastruttura di rete e con un numero di dipendenti ben superiore a quello del totale dei suoi attuali quattro competitori principali».

L'opportunità offerta anche al mondo delle cooperative

Il contratto di espansione non è stato applicato soltanto al settore delle telecomunicazioni. Presso il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, lo scorso aprile era stato firmato un accordo con Coop Alleanza 3.0. Un investimento complessivo di oltre 40 milioni di euro per consentire un radicale aggiornamento delle competenze professionali dei lavoratori della cooperativa e un significativo ricambio generazionale.

Il contratto di espansione sottoscritto intende accelerare il ricambio generazionale dando la possibilità a 1.000 persone a cui mancano al massimo cinque anni alla pensione anticipata o vecchiaia di accedere allo scivolo pensionistico e, contemporaneamente, permettere l’ingresso di 550 giovani con contratto di apprendistato o a tempo indeterminato.

Sono state avviate la selezioni per direttori, capi reparto e addetti alle vendite oltre che per figure specializzate di sede. Le esigenze della cooperativa sono state ricoperte anche da una crescita di personale interno: avviati 100 percorsi di carriera di persone con potenziale.

L’accordo firmato ha accelerato, inoltre, la possibilità per 800 part time di incrementare il proprio orario di lavoro con conseguente aumento del reddito.

L’importante investimento, infine, è stato utile - anche in linea con il contratto integrativo - a dare un forte impulso al piano di formazione per tutti i 16mila lavoratori della cooperativa. Si tratta di 320mila ore di formazione professionale, aggiuntive rispetto a quelle che tutti gli anni vengono già erogate dalla cooperativa.



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