lunedì 20 maggio 2019
Gli operatori del terzo settore: troppa distanza tra legislatore e cittadini in condizione di marginalità
Il non profit deve esercitare un ruolo politico
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Povertà, giornalismo d’inchiesta sociale e comunicazione di prossimità. Nella terza giornata della Biennale della Prossimità 2019, nella Città vecchia di Taranto, questi sono stati alcuni degli argomenti più interessanti. «La povertà viene generata da un’economia che ha perso di vista la persona. È invece l’uomo a dover tornare al centro»- si è detto nel focus, promosso dalla Fondazione Ebbene, Uil e Comunità Papa Giovanni XXIII. «Inoltre - hanno sottolineato gli operatori sociali - c’è un atteggiamento di stigmatizzazione del fenomeno, un atteggiamento quasi punitivo nei confronti di chi non ce la fa economicamente. La condizione di povero viene accentuata nella sua classificazione. Ad esempio molti soggetti che hanno la tessera del reddito di cittadinanza hanno vergogna ad utilizzarla per fare la spesa al supermercato. Quello che notiamo è che c’è una distanza tra chi predispone questi strumenti, e chi vive davvero la condizione di marginalità. Non c’è dialogo con politica ed istituzioni. Occorre che il terzo settore torni ad esercitare un ruolo politico, nel senso più ampio del termine». Si sono confrontati diversi modelli di contrasto alla povertà: quello più votato ai servizi (il sindacato Uil), più legato all’accoglienza (la Comunità Papa Giovanni XXIII), più incline all’inclusione multidimensionale (fondazione Ebbene) e più incentrato sul tema dell’ economia civile (Next), tutti però con la caratteristica comune di vedere la povertà come fase transitoria. Insomma uniti nel sostenere il cambiamento e condurre la persona ad una condizione migliore e contrari ad una visione assistenzialista e sterile. Tante belle storie e buone prassi ma il problema, soprattutto per chi non si occupa di comunicazione come professionista, resta la capacità di raccontarlo. Da qui una sessione sul tema della “comunicazione di prossimità”, promossa da Fondazione Ebbene. «Lavoriamo per sviluppare la capacità di condensare il messaggio culturale, tecnico e valoriale del terzo settore - spiega Elisa Furnari, che ha curato la comunicazione nazionale della Biennale - e renderlo accessibile alle comunità, fatte anche di non addetti ai lavori. È un salto in avanti rispetto alla comunicazione sociale, che spesso si è persa in tecnicismi perdendo di vista il senso, l’obiettivo. La sfida è quella di riuscire a raccontare, senza privare di valore e contenuto, esperienze e competenze delle singole realtà. Il nostro compito poi è anche quello di facilitare l’acquisizione da parte del terzo settore, di un ruolo di connessione tra Stato e mercato. Oggi che c’è una normativa dedicata e più facile avere la forza di rivendicare un’identità. La comunicazione ci aiuta anche in questo». E di giornalismo d’inchiesta sociale si è parlato invece nel convegno “La lezione di Alessandro Leogrande”, promosso dalla cooperativa teatrale Crest, cantieri teatrali Koreja, alcune librerie del territorio, con il sostegno del Fondo Speciale per la Cultura della Regione Puglia. Primo momento pubblico del progetto “Via Leogrande”, con la scoperta del grande patrimonio culturale del giornalista ed attivista politico, prematuramente scomparso, da parte degli alunni degli istituti superiori del territorio a cui sono stati donati i suoi libri. Istituite inoltre piccole biblioteche nelle scuole. Alcuni di loro si sono esibiti in pillole di drammaturgia ispirate dai libri di Leogrande sul tema dei migranti (“Il Naufragio” e “La frontiera”). A parlarne, ieri mattina, c’era tra gli altri, Goffredo Fofi, che ha avuto Leogrande per anni come suo vice nella redazione de ‘Lo Straniero’ . La Biennale si è conclusa ieri mattina, sabato sera però gli ultimi appuntamenti artistici per le strade. Più di 180 eventi, spalmati in tre giorni, tra workshop, convegni, teatro, focus tematici, musica dal vivo, presentazioni di libri dedicati al sociale. I primi bilanci della gente che ha deciso di raggiungere Taranto da tutta Italia, per partecipare. «Sono stati giorni in cui ho avuto la possibilità di ascoltare e conoscere gente, quella vera, quella che muove l’energia di un Paese che ha due facce distinte - dice Floriana Guida, che fa parte di “Naturalmente a Sud”, un’associazione che promuove la pizzica - quella gente che non viene raccontata in tv. Ho avuto la contezza di quanta capacità, fantasia e determinazione si possa avere nel portare avanti progetti e sogni e di quante possibilità abbia l’Italia per affermarsi positivamente. Creatività e concretezza».

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