domenica 15 marzo 2020
Sei mesi di sperimentazione "imposta" dall'emergenza Covid-19. Un'occasione per cambiare il modo di lavorare
Arianna Visentini, esperta di smart working

Arianna Visentini, esperta di smart working

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Tra i (pochi) effetti collaterali positivi dell’emergenza Covid-19 c’è il ricorso più o meno forzato allo smart working. Arianna Visentini, presidente e fondatrice di Variazioni, società di consulenza che ha contribuito all’estensione della legge sul Lavoro Agile, approvata nel 2017, segue il percorso di oltre 300 imprese (tra cui la multinazionale ABB, Sea, Ubi Banca, Banco BPM, Novartis e Tenaris) ed è convinta che questa possa rappresentare un’occasione unica per modernizzare il nostro modo di lavorare. Grazie ai sei mesi di deroga concessi dal governo.

In queste ultime tre settimane è un argomento molto dibattuto: il passaggio allo smart working è automatico?

Il primo decreto, quello del 23 febbraio, che riguardava solo le zone rosse, usava questo aggettivo, che poi è stato modificato nel secondo decreto, relativo alle regioni del Nord Italia, in "provvisorio". La provvisorietà riguarda il regime semplificato proposto dal governo. In pratica è consentito applicarlo senza necessariamente sottoscrivere un accordo individuale tra azienda e dipendente e doverlo caricare sul sito del ministero del Lavoro. L’attivazione si concretizza con l’invio di un’informativa sulla sicurezza che si scarica sul sito Inail e un’autocerficazione.

Quanto tempo durerà questa provvisorietà che di fatto semplifica le cose?

Il terzo decreto, quello del 2 marzo, ha esteso la formula semplificata a tutta l’Italia e soprattutto ampliato l’orizzonte temporale sino a luglio. La chiusura di buona parte delle attività commerciali ha poi di fatto reso indispendabile il lavoro da casa.

In Italia la percentuale di lavoratori agili è ancora molto esigua, si può fare qualche stima sull’incremento da Covid-19?

Uno studio recente della Fondazione studi consulenti del Lavoro parlava di 8 milioni di potenziali fruitori, ma ipotizzando che in Italia solo alcune regioni come la Lombardia sono veramente attrezzate e che ci sono molte piccole e medie imprese che fanno fatica ad organizzarsi, possiamo dire che probabilmente i lavoratori smart siano raddoppiati nelle prime due settimane dall’arrivo del virus rispetto ai 580mila censiti dal Politecnico di Milano. C’è ancora molta strada da fare anche se l’emergenza è stata interpretata nel modo giusto, il nostro osservatorio testimonia che le aziende si sono mosse bene, hanno fatto sperimentazioni e hanno gli strumenti per estenderlo, hanno sbloccato le risorse allocate in altri capitoli di spesa.

Quali sono gli effetti del lavoro agile sulla produttività e l’assenteismo?

L’impatto misurato è attorno al 15% sull’assenteismo, per gli smart worker diminuiscono le richieste di malattia. Sulla performance individuale il tema è più delicato, c’è la tendenza a lavorare un po’ di più. Dei 90 minuti al giorno che in media vengono risparmiati se ne reinvestono la metà in attività di cura dei figli e dei genitori, e un quarto in lavoro. Prima si considerava lo smart working uno strumento di welfare soprattutto rivolto alle mamme, oggi invece l’utilizzo è paritario tra i due generi. Il livello di soddisfazione è leggermente più alto per le donne e per chi ha problemi di conciliazione: si tratta di un "equalizzazione" di possibilità. A posteriori i lavoratori scoprono i vantaggi legati alla sfera produttiva, maggiore concentrazione, utilizzo delle tecnologie.

Anche la pubblica amministrazione beneficia di questo regime speciale?

Ovviamente, la pubblica amministrazione aveva già un obbligo antecedente alla legge 81 di attivare lo smart working per almeno un 10% della popolazione aziendale. Milano ha esteso il suo lavoro agile, altre pubbliche amministrazioni stanno provvedendo, ovviamente le resistenze ci sono ma la salute collettiva è più importante. Sei mesi di tempo sono un periodo interessante, congruente ed adeguato che consente alle aziende di organizzarsi. Speriamo che non sia un fuoco di paglia.

Oltre al risparmio di tempo quali sono i principali vantaggi per il lavoratore?

Un altro numero che emerge spesso è il risparmio in termini di costi: noi abbiamo calcolato per ogni giornata si risparmiano circa 25 euro in servizi pre-post scuola, accudimento, viaggio, lavanderia, take away. In media di tratta anche di 60 km in meno, con conseguenze su traffico e ambiente.

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