Soldi per il Ponte e per le elettriche, ma a rimetterci sono le strade
Il Ministero dei Trasporti ha tolto 1,7 miliardi di euro alla manutenzione. Roberto Impero, esperto internazionale di sicurezza: "Scelta pericolosa"

Il Ministero dei Trasporti ha previsto il trasferimento di 1,7 miliardi di euro, inizialmente stanziati per la manutenzione delle strade nazionali, per finanziare il ponte sullo stretto di Messina. I tagli verranno eseguiti da quest’anno, fino al 2036. Solo per il biennio 2025-2026 è prevista una sforbiciata di 385 milioni di euro, su un totale di 500 milioni previsti (-70%). “Si tratta di una scelta, a mio avviso poco orientata al futuro, perché va a penalizzare l’intero territorio nazionale, privando comuni e provincie di risorse preziose per garantire una corretta viabilità su gomma. Il ponte sullo stretto ha la sua rilevanza infrastrutturale ed economica per il Paese, ma non dobbiamo in alcun modo sottovalutare la sicurezza stradale nazionale", commenta Roberto Impero, esperto internazionale di sicurezza stradale.
I dati ACI Istat, parlano chiaro: il costo dell’incidentalità stradale impatta per l’1% sul PIL Nazionale e solo nel 2023 era pari a 18 miliardi di euro. "Le strade urbane ed extraurbane, provinciali e comunali sono dissestate e trascurate; il taglio ai finanziamenti lascia di fatto, passare il messaggio che ci siano cose più importanti a cui pensare ed è molto pericoloso e controproducente”, sottolinea Impero.
Un altro tema rischia di minare la sicurezza delle infrastrutture nazionali: nella proposta di revisione del Pnrr si fa strada il bonus di 597 milioni, per acquistare 39mila veicoli elettrici. La cifra in questione, inizialmente, era stata stanziata per installare oltre 20 mila colonnine di ricarica entro il 2026, ma, viste le scarse adesioni, è stata dirottata per svecchiare il parco veicolare inquinante. Secondo Roberto Impero, “L’aumento dei veicoli elettrici, seppur pensato in ottica di maggior sostenibilità ambientale, solleva due ordini di problemi, entrambi di natura infrastrutturale. In primis, le auto elettriche necessitano di un’implementazione della rete elettrica, altrimenti la circolazione risulta poco sostenibile. Secondariamente, ma non per importanza, i veicoli a zero emissioni richiedono di aggiornare con urgenza i dispositivi salvavita, dai guardrail, ai newjersey, dagli attenuatori d’urto ai terminali di barriera, spesso vecchi, ma soprattutto omologati per rispondere a una normativa datata e tarata su veicoli più piccoli e molto meno pesanti".
"Le auto elettriche, in virtù delle batterie, presentano un baricentro ben diverso rispetto ai veicoli termici; è quindi molto alto il rischio che le barriere, attualmente presenti sulle nostre strade e autostrade, non siano in grado di contenere un veicolo elettrico che perde il controllo. Anche questo va considerato nell’omologazione delle barriere. I tagli alla manutenzione e sicurezza delle infrastrutture rischiano di ritardare ulteriormente questi interventi, estremamente necessari per la sicurezza di tutti i cittadini e una mobilità davvero sostenibile”, conclude l’esperto.
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