Renault Embleme, la prima auto-laboratorio ricicabile al 90%
Ecco il prototipo che anticipa futuri modelli del marchio francese: soluzioni avveniristiche, emissioni quasi nulle e motore elettrico alimentato a batteria e a idrogeno

Tra una demo-car e la sua produzione di serie passano un mare di problemi, tempi spesso lunghi e non sempre le traversate arrivano a compimento. Potrà essere così anche per Embleme, nome scelto da Renault per quello che non è tanto un esercizio di stile (peraltro è bella, elegante e centrata) ma un "manifesto" della visione della Casa per le vetture in arrivo, dal punto di vista della sostenibilità. A dare sostegno alla tesi, Renault ha esibito orgogliosamente delle percentuali. Una su tutte: se fosse di serie, questa vettura alla fine del ciclo di vita sarebbe riciclabile per il 90%, considerando che è progettata con almeno il 50% di materiali già riciclati post-consumo, grazie all’estrazione da veicoli a fine vita e scarti di produzione della filiale The Future Is Neutral. Inoltre, in tutto il suo ciclo di vita, emette il 90% di gas a effetto serra (CO2e) in meno rispetto ai modelli di riferimento della stessa Casa nel 2019. Per capirsi meglio, mentre la Megane E-Tech Electric attuale presenta un risultato di 25 tonnellate di CO2e, significativamente inferiore alle 50 tonnellate di un Captur benzina del 2019, Embleme raggiunge l'impressionante cifra di appena 5 tonnellate.
I lavori per raggiungere questi risultati di sostenibilità sono partiti nel 2022, con la concept car Scenic Vision, sviluppata da Ampere, la divisione elettrica del Gruppo Renault. E le specifiche adottate per massimizzare la decarbonizzazione del veicolo hanno determinato ogni scelta tecnica, tecnologica e stilistica. Vista da vicino, l’auto è pure bella: silhouette sinuosa con tetto solare e originalità nei gruppi ottici. Ogni singolo elemento della carrozzeria è dettato dalla ricerca per ottimizzare l’aerodinamica senza sacrificare l’abitabilità interna. Se il Cx è di 0,25, il merito va anche all’assenza di retrovisori, sostituiti da telecamere, dei tergicristalli nascosti e delle maniglie touch-sensitive integrate. Elementi attivi, come le alette anteriori e il diffusore attivo ispirato alla F.1, si adattano alle condizioni di guida per minimizzare ancora di più la resistenza aerodinamica.
Stilisticamente è una valida sintesi tra uno shooting brake e una station wagon, lunga 480 cm e con un passo di 290 cm. L’abitacolo rispecchia alla lettera uno dei motti di Renault: Embleme è una «voiture à vivre». Pure elegante. Il tessuto colorato ottenuto da vari materiali riciclati riveste la plancia, la parte superiore dei pannelli delle porte e dello schienale della panchetta posteriore dove prende forma un anello grafico che mostra distese naturali e spazi urbani. L’impianto audio (formidabile) è composto da quattordici altoparlanti, mentre l’imponente ma ben strutturato display ricurvo OpenR panorama si snoda lungo tutta la lunghezza della plancia. In totale, siamo su 1,2 metri in lunghezza e 12 cm di altezza, dove pilota e passeggeri possono usufruire di un’esperienza multimediale e di condivisione delle informazioni.
La propulsione della Emblème è affidata ad un motore elettrico che può essere alimentato con due modalità: una batteria ricaricabile tradizionale (per l’utilizzo quotidiano e cittadino) e una fuel cell a idrogeno per i viaggi più lunghi, il tutto integrato nella piattaforma AmpR Medium. Il propulsore elettrico a rotore avvolto – privo di terre rare - da 160 kW è alimentato da una batteria Nmc (Nichel Manganese Cobalto) da 40 kWh, posizionata sotto il pianale e cella combustibile Pemfc da 30 kW, alimentata da idrogeno a basso contenuto di carbonio. Il serbatoio ha una capacità di 2,8 kg posto sotto al cofano anteriore. Tale configurazione – assicura Renault – è in grado di massimizzare la versatilità del veicolo che è in grado di percorrere 1.000 km più rapidamente, in quanto necessita di solo due rifornimenti di idrogeno da meno di 5 minuti circa ognuno. E siccome in un viaggio standard, la maggior parte dell'energia è fornita dalla cella a combustibile, ci sono zero emissioni allo scarico. Cosa ne uscirà? Per il momento – lo ripetiamo – è un bel manifesto.
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