Voli low cost e bonus da 100 milioni, il paradosso di Ryanair

L'ad O'Leary incasserà il premio alla fine del suo mandato nel luglio del 2028 in base ad un accordo sul valore delle azioni (21 euro per 28 giorni di seguito). Ha uno stipendio di 1,2 milioni annui
May 29, 2025
Voli low cost e bonus da 100 milioni, il paradosso di Ryanair
Reuters | L'ad di Ryanair O'Leary riceverà un bonus di più di 100 milioni di euro nel 2028
Aerei strapieni e prezzi dei biglietti in aumento fanno lievitare i ricavi di Ryanair e il suo valore in Borsa. Tanto da centrare un obiettivo che sembrava irragiungibile quando è stato fissato. Michael O’Leary, 64 anni, passerà alla storia come uno dei manager più pagati al mondo. Per il battagliero, e spesso sopra le righe, ad della compagnia low cost irlandese che ha rivoluzionato il modo di viaggiare in Europa, arriva un super bonus senza precedenti sotto forma di stock option.
A chi, negli ultimi mesi gli faceva i conti in tasca visto l’avvicinarsi del traguardo legato al valore delle azioni che fa scattare automaticamente il bonus (valore quasi triplicato in cinque anni) O’Leary rispondeva a muso duro ricordando i compensi miliardari di calciatori e dirigenti delle principali squadre di calcio inglesi, dal Manchester City al Liverpool, sui quali nessuno trova da ridire.“I calciatori prendono mezzo milione a settimana e nessuno dice buu”, ha raccontato al Telegraph. “Un tizio che gestisce un’azienda seria con più di 20mila dipendenti viene pagato 5 o 10 milioni di sterline improvvisamente diventa eccessivo”. Tutto verissimo (e sbagliatissimo) ma resta il fatto che certe cifre, anche all’interno di aziende private quindi votate agli utili, sono moralmente inammissibili.
Una ricerca del centro studi inglese High Pay Centre ha dimostrato, dati alla mano, che i 100 top manager più pagati guadagnano in tre giorni lo stipendio annuale di un impiegato. Per l’ad Luke Hildyard del centro si tratta di un paradosso visto che il valore di un pagamento di questa dimensione a qualcuno che già possiede più ricchezza di quanto potrebbe spendere in più vite, è di fatto limitato. In una parola: inutile. "Immaginate - è la riflessione che ci sentiamo di condividere - che differenza questo premio farebbe se fosse condiviso con tutti i lavoratori che hanno contribuito al successo di Ryanair” ha detto sul Guardian.
Tornando a O’Leary riceverà azioni per un valore di 111 milioni di euro (93,5 milioni di sterline) ma ad una condizione: dovrà restare al suo posto sino alla fine del 2028 luglio in base ad un accordo, siglato nel 2019 e confermato nel 2022 per “blindare” la sua presenza in azienda che risale al 1994. Previste due condizioni “limite”: profitti complessivi superiori a 2,2 miliardi o un prezzo delle azioni superiore a 21 euro per 28 giorni. Proprio questa seconda ipotesi, considerata “irraggiungibile” probabilmente quando era stata inserita, è stata centrata in quello che per l'ad è senz'altro un "maggio radioso". O’Leary è già miliardario grazie alle azioni in suo possesso. Nel 2024 ha ricevuto una retribuzione base di 1,2 milioni di euro. Il bonus in pratica sarà una megaliquidazione pari a dieci anni di stipendio.
Non è certo la prima volta che un manager si porta a casa cifre stratosferiche. I pacchetti di pagamento Bumper (letteralmente “paraurti”) sono più comuni negli Stati Uniti ma si stanno diffondendo anche in Europa. Nel 2013 fece scalpore l’indennità di partenza, un bonus da 72 milioni di franchi (poi rifiutata per le polemiche) che l’ad di Novartis Daniel Vasella avrebbe dovuto ricevere in sei anni a condizione di non lavorare per la concorrenza. Venendo a casi più recenti a Carlo Tavares, nonostante il contesto non proprio favorevole per l’automotive, le dimissioni da Stellantis frutteranno 35 milioni tra stipendio, bonus e liquidazione. L’ad di un’altra low-cost, Jàzsef Vàradi a capo di Wizz Air, potrà portarsi a casa 100 milioni di sterline se tra tre anni la compagnia raggiungerà un certo valore. L’amministratore delegato di General Electric Larry Culp ha guadagnato 89 milioni di dollari nel 2024.
Difficile trovare soluzioni "globali" ma porre il problema è essenziale. A provare a mettere un tetto nel settore bancario pari ci ha provato l’Unione Europea nel 2014 a pochi anni di distanza dall’esplosione della crisi di Lehman Brothers, il cui fallimento fu imputabile a una eccessiva assunzione di rischi in parte collegata all’assenza di controlli. Un modello semplice e di buon senso: bonus tutt'al più doppi rispetto allo stipendio annuale. In Inghilterra, ormai fuori dall'Ue, il modello è già saltato per realtà quali JPMorgan e Goldam Sachs. Quello che poteva essere un inizio per avviare una riflessione nei vari settori privati - per i manager pubblici i tetti agli stipendi ci sono, anche in Italia - si è rivelato un buco nell’acqua. Ma non deve diventare una strada inaccessibile.

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