Usa e Ue trovano un accordo sui dazi, ma Francia e Germania lo bocciano

Stretta di mano tra Trump e Von der Leyen: «Ce l'abbiamo fatta». Sui cosiddetti prodotti strategici (tra cui la farmaceutica) tariffe a 0%, ma preoccupa tutto il resto
July 27, 2025
Usa e Ue trovano un accordo sui dazi, ma Francia e Germania lo bocciano
Ansa | La stretta di mano tra Von der Leyen e Trump in Scozia
Il giorno dopo l’accordo Ue-Usa in Scozia sui dazi è stato dominato dalla delusione per un’intesa squilibrata tutta a favore degli Stati Uniti. Perché ingoiare dazi generalizzati al 15% non è facile, soprattutto visto che da parte Ue siamo a zero o comunque a cifre ben più basse. Senza contare le grandi incertezze sull’intesa. Oggi non c’erano pezzi di carta, una dichiarazione congiunta è attesa solo venerdì, quando sarebbe scaduto l’ultimatum di Trump che quel giorno emetterà ordini esecutivi per i vari partner commerciali. Il 4 agosto saranno sospesi i dazi Ue da 93 miliardi di euro che avrebbero dovuto entrare in vigore il 7.
Davanti a cronisti si è presentato il commissario al Commercio Maroš Šefcovic dopo un difficile incontro con gli ambasciatori dei Ventisette. «Fermiamoci per un momento – ha spiegato – e consideriamo l’alternativa: una guerra commerciale può sembrare allettante per alcuni, ma comporta gravi conseguenze. Con i dazi almeno al 30%, il nostro commercio transatlantico si sarebbe arrestato, mettendo a grave rischio quasi cinque milioni di posti di lavoro». Invece, sottolinea, «le nostre aziende ci hanno inviato un messaggio unanime: evitare l’escalation e lavorare verso una soluzione che fornisca un sollievo immediato».
Le critiche sono pesanti. «Donald Trump – sibila il premier ungherese Viktor Orbán – si è mangiato la presidente della Commissione a colazione». «È un giorno buio – inveisce anche il premier francese François Bayrou – quando un’alleanza di popoli liberi decide di sottomettersi». Anche il cancelliere Friedrich Merz oggi ha parlato di «danni significativi». E Bernd Lange, presidente della commissione Commercio del Parlamento Europeo, lamenta «un’asimmetria scolpita nella pietra». «Non è un buon giorno per l’economia» dichiara la Bdi (la Confindustria tedesca). Anche l’Acea (il cartello europeo dei costruttori di auto) pronostica un «impatto negativo». E i sindacati europei (Etuc) avvertono che i dazi al 15% colpiranno «anche l’occupazione e i salari, deprimendo l’economia europea» e chiedono misure di salvaguardia. «Se alcuni credono di poter tornare al periodo precedente al 2 aprile – replica Šefcovic – è chiaro che quel mondo è scomparso. Dobbiamo adattarci alla realtà». Le incertezze perdurano. Partiamo dagli «impegni» Ue: 750 miliardi di dollari in acquisti «strategici» (anzitutto energia) e 600 miliardi di dollari di nuovi investimenti. Oggi funzionari Ue spiegavano che sono «calcoli robusti» basati però solo sulle «intenzioni» delle industrie. Perché sia gli acquisti energetici, sia gli investimenti sono decisioni delle imprese private, Bruxelles non ha poteri. Sui contenuti, Šefcovic ha spiegato che si parla di «gas naturale liquefatto, petrolio, combustibile nucleare» nonché «microprocessori di alta qualità per l’intelligenza artificiale». Nessuna cifra, viene sottolineato a Bruxelles, sugli acquisti di armi Usa. Tra gli altri punti incerti figurano i dazi su acciaio e alluminio, che Trump ha portato al 50% e che vuole mantenere. La presidente della Commissione Ursula Von der Leyen ha parlato di quote esenti da questi dazi, oggi funzionari comunitari insistevano che si sta lavorando. Bruxelles punta a «un’alleanza dei metalli» Ue-Usa contro la sovraccapacità cinese. Oggi però una scheda diffusa a Washington informa che «l’Ue continuerà a pagare il 50% e le parti discuteranno sulla sicurezza di approvvigionamento di questi prodotti».
Altro punto interrogativo è la lista dei prodotti Ue esentati dai dazi. Si parla anzitutto di aerei e componentistica, attrezzature mediche, alcuni prodotti farmaceutici di cui gli Usa hanno grande bisogno, più alcune risorse naturali, anzitutto il coke (un tipo di carbone). Una lista zero, dice Šefcovic, «aperta a ulteriori integrazioni», in cui l’Ue vorrebbe includere anche vini e alcolici ma non è deciso. L’Ue metterà dazi zero o molto bassi su prodotti industriali Usa, oltre al settore aereo anzitutto le auto (2,5% invece del 10%, ma si profila lo zero), mentre i veicoli Ue saranno soggetti a dazi del 15% (contro il 27,5%); e poi macchinari, alcuni prodotti chimici, anzitutto fertilizzanti. E poi c’è l’agroalimentare. Oggi funzionari Ue hanno sottolineato che «non sono interessati prodotti sensibili»: niente carni agli ormoni, polli al cloro, zucchero, riso, etanolo. Si parla piuttosto di noci, aragoste, pesce crudo e lavorato, formaggi, mangimi per animali domestici. Nessuna concessione sulle regole digitali. «Abbiamo tutelato con fermezza il nostro diritto a regolamentare» dice un funzionario. Nel complesso, Von der Leyen ha insistito che il 15% (che copre il 70% dell’export Ue negli Usa, 780 miliardi di euro) sia inclusivo di tutto e dunque non cumulabile, e riguardi tutti i settori (a parte acciaio e alluminio). Secondo Bruxelles, questo include anche microchip e farmaci (al momento a zero dazi), sui cui gli Stati Uniti hanno avviato un’indagine di commercio. Oggi la nota di Washington ha confermato che anche su farmaci e chip l’Ue «pagherà il 15%».

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