Più investimenti e lavori: le imprese in piena transizione

Secondo il XVI Rapporto Greenitaly, accelerano le scelte aziendali improntate a economia circolare e transizione verde. In testa Lombardia, Veneto e Lazio
November 12, 2025
Più investimenti e lavori: le imprese in piena transizione
Crescono le aziende sostenibili in Italia/ WEB
C’è un Italia “verde” e circolare che dà il meglio di sé. La conferma arriva dal XVI Rapporto Greenitaly – presentato ieri a Roma, mentre è in corso la Cop30 in Brasile – realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e dal Centro Studi Tagliacarne con il patrocinio del ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica (con il ministro Gilberto Pichetto Fratin che ha inviato un videomessaggio). Al Rapporto hanno collaborato Conai, Novamont, Ecopneus, Enel, molte organizzazioni e oltre 20 esperti.
La conferma arriva anche dagli investimenti “verdi” e dai “lavori verdi”. Nel periodo 2019-2024, infatti, sono 578.450 le imprese extra-agricole che hanno effettuato eco investimenti, pari al 38,7% del totale ovvero più di una impresa su tre. Nel 2024 i green job sono 3.298 mila unità, in crescita del 4,3% (+135 mila unità) rispetto al 2023, con una quota sul totale degli occupati pari al 13,8%. Il risultato complessivo nell’ultimo biennio vede un consolidamento del dato sia assoluto sia relativo registrato nel 2022, con l’auspicio che quest’ultima rilevazione possa rappresentare una solida base da cui far partire nell’immediato futuro un virtuoso processo di crescita.
«C’è un’Italia che può essere protagonista con l’Europa alla Cop30 a Belèm – spiega il presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci –. Fa della transizione verde un’opportunità per rafforzare l’economia e la società. Nel Rapporto GreenItaly si coglie un’accelerazione verso un’economia più a misura d’uomo che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità e sui territori. Siamo una superpotenza europea dell’economia circolare e questo ci rende più competitivi e capaci di futuro. Possiamo dare forza a questa nostra economia e a questa idea di Italia grazie alle scelte coraggiose compiute dall’Unione Europea con il Next Generation Ue e al Pnrr. La burocrazia inutile ostacola il cambiamento necessario, ma possiamo farcela se mobilitiamo le migliori energie del Paese senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno, come recita il Manifesto di Assisi, promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento».
Con riferimento alla distribuzione regionale dei green job, invece, lo scenario resta pressoché immutato anche nel 2024, con l’affermazione del Nord-Ovest con il 32,8% del totale nazionale, seguito dal Nord-Est (23,6%), dal Mezzogiorno (23,1%) e infine dal Centro (20,5%); unica area, quest’ultima, a segnare una flessione, seppur lieve, di lavoratori verdi rispetto all’anno precedente (-0,5%; +6,2% per il Nord-Ovest ed il Sud e Isole; +4,0% per il Nord-Est).
Mentre nel recupero di materia, l’Italia si dimostra un’eccellenza. Secondo Eurostat, la nostra capacità nell’avvio a riciclo dei rifiuti totali (urbani e speciali) raggiunge il 92,6% (2023), un tasso di gran lunga superiore a quello delle altre grandi economie europee: Francia (81,5%), Germania e Spagna (75,5%) e alla media Ue-27 (60%).
«La transizione green non è più soltanto una scelta etica o ambientale – sottolinea il presidente di Unioncamere Andrea Prete –. È il nuovo spazio dove si misurano competitività, produttività e capacità industriale dei Paesi. Oggi lo vediamo con chiarezza: le imprese che investono con oculatezza e concretezza in tecnologie net-zero, dall’efficienza energetica ai materiali circolari, dai sistemi fotovoltaici di nuova generazione all’idrogeno, non solo riducono le emissioni ma performano meglio. Nostre analisi recenti mostrano che le aziende europee che detengono brevetti in tecnologie green strategiche registrano in media un livello di produttività più alto del 17%, Rispetto alle altre imprese che hanno sempre brevetti, ma non green. Il green, quindi, può rappresentare un moltiplicatore di valore. Il vero limite oggi non è la volontà delle imprese, che in Italia stanno dimostrando di credere nella sostenibilità come leva di crescita, ma la disponibilità di professionisti qualificati. Le imprese incontrano difficoltà di reperimento per oltre la metà dei green job ricercati e questo blocca gli investimenti. Per questo la sfida non è “se” fare la transizione, ma “come” farla diventare un fattore di competitività nazionale».
Da segnalare che la Lombardia conserva il primato nella graduatoria regionale anche nell’intervallo temporale 2019-2024, con 102.730 imprese eco-investitrici nel settore dell’industria e dei servizi, pari al 17,8% del totale nazionale e al 39,3% del totale delle imprese della regione. Nelle prime cinque regioni per numero di imprese che hanno effettuato investimenti green sono concentrate ben il 53,1% delle imprese che nel periodo esaminato hanno realizzato eco-investimenti (era il 52,2% nel periodo 2019-2023); oltre alla Lombardia, si confermano in questo gruppo il Veneto (54.970 imprese eco-investitrici), il Lazio (50.960 unità), la Campania (50.890 unità) e l’Emilia-Romagna (47.640 unità).

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