Alla difficile ricerca di facchini, portieri e addetti alle pulizie

Per Domenico Madeo, ceo di 360 Forma, i giovani puntano al posto fisso: vogliono lavori adeguati agli studi e alla formazione effettuata, avere tempo libero
April 8, 2025
Alla difficile ricerca di facchini, portieri e addetti alle pulizie
Archivio | I giovani puntano al posto fisso
Personale introvabile, ma con una motivazione che non è più economica. «Le nuove generazioni rinunciano anche a 1.500 euro al mese se l'offerta, rispettosa dei contratti collettivi, non coincide con la loro idea di vita», spiega Domenico Madeo, ceo di 360 Forma, Agenzia per il lavoro ed ente di formazione professionale accreditato presso la Regione Lazio, la Regione Calabria e il ministero del Lavoro. Dal suo osservatorio, emerge che si tratta di un fenomeno che non conosce distinzioni geografiche ed è tale anche in quelle regioni dove il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 50%.

Era il 2016 quando in Quo vado, Checco Zalone celebra il mito del posto fisso. Da allora sono passati quasi dieci anni e, dopo varie fasi del mercato del lavoro, quel sogno torna a turbare le notti delle nuove generazioni. Ma con una differenza. «La differenza - continua Madeo - è nella motivazione. I ragazzi di oggi sono attenti alla qualità della propria vita e alle competenze maturate e guardano con diffidenza a offerte che, seppur interessanti sotto l'aspetto economico, possono in qualche modo turbare il proprio ritmo quotidiano o la propria professionalità. Non cercano quel che capita ma mirano, senza fare sconti, all'obiettivo che si sono prefissati».

La conseguenza di questa scelta è dunque inevitabile. Sono diverse le posizioni lavorative che difficilmente riescono a essere coperte. «Camerieri, facchini, portieri, addetti alle pulizie - ricorda Madeo - si esprimono oggi in diverse lingue, ma in italiano questo accade poche volte. Dal nostro particolare osservatorio, insomma, immaginare di trovare connazionali under 30 che vogliano ricoprire quei ruoli è praticamente impossibile. Un problema che peraltro non ha distinzioni geografiche: nel Lazio sono ormai 20mila i posti di lavoro vacanti, ma non si è molto lontani da quella stima in una regione, come la Calabria, dove il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 50%. E non si tratta di contratti pirata, ma di lavori che hanno una paga superiore ai 1.500 euro al mese. No, oggi, non è un fatto economico, ma di libero arbitrio. Ponderato».

Da qui, il ritorno di immaginare come soluzione vincente l'ottenimento di un posto fisso. «Basta vedere quanto siano affollati i concorsi nel pubblico - sottolinea Madeo -. Il 2024 è stato in tal senso un anno da record. Nei primi otto mesi si sono contati 13.274 bandi per 288.558 posti, vale a dire 2,7 volte quelli del 2023 (ovvero un +176%). Le candidature arrivate sono state due milioni. Un'enormità che spiega cosa stia accadendo nel mercato del lavoro in questi ultimi anni. Una rivoluzione al contrario che, per certi versi, ha un perché. Abbiamo spiegato ai nostri giovani e lo abbiamo fatto a lungo quanto fosse giusto formarsi, acquisire le giuste competenze. E adesso che il processo di crescita ha avuto la sua evoluzione, accontentarsi di incarichi umili diventa, ai loro occhi, inaccettabile».

La certezza del reddito e l'innovazione tecnologica stanno rendendo la pubblica amministrazione nuovamente attrattiva per gli under 30. La pensano così, secondo recenti ricerche, ben sette italiani su dieci. «Ma direi - chiosa il ceo - che occorre indicare un terzo elemento: la qualità della vita. I ragazzi vogliono guadagnare il giusto, ma non rinunciare ai propri spazi, ai propri ritmi, ai propri hobby, alle proprie relazioni personali e private. Vogliono, per dirla in altri termini, occupare posti adeguati agli studi e alla formazione effettuata, avere tempo libero e avere in tasca quanto serve per soddisfare le proprie esigenze quotidiane senza farsi mancare nulla. E quanto serve, dal nostro osservatorio, è anche facilmente individuabile: 2.500 euro al Nord, 2mila euro al Centro e 1.700 euro al Sud. Il resto scialla, direbbero oggi nel loro gergo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA