Blue Origin oltre la Terra: lancia due sonde verso Marte e punta agli allunaggi
Jeff Bezos pronto a lanciarsi in missioni orbitali commerciali

Oltre ad aver lanciato la sfida a SpaceX sia per le costellazioni satellitari che per lo sviluppo del modulo di allunaggio per il Programma Artemis, la Blue Origin, compagnia spaziale privata di Jeff Bezos, è pronta a lanciarsi in missioni orbitali commerciali, e punta alla Luna. Soprattutto dopo che la Nasa, per voce del suo capo ad interim, Sean Duffy, ha rilanciato di recente la competizione, preoccupata per i ritardi dell’astronave di SpaceX e per i progressi del programma della Cina. E lo fa grazie a progetti iniziati da tempo: «La nostra azienda presentò già diversi anni fa un modulo lunare per il Programma Artemis - ci ricorda Logan Ware, Responsabile Marketing Europe per Blue Origin con sede a Parigi –. Il lanciatore per la Luna? È il New Glenn, che ben presto diventerà il nostro razzo vettore di riferimento per vari tipi di missione. Il primo lancio, dello scorso gennaio, ha già ottenuto buoni risultati».
E anche il secondo lancio del “New Glenn” ha avuto successo dopo il lancio di giovedì scorso da Cape Canaveral, per inviare verso Marte la coppia di sonde spaziali della missione Escapade: «Nel corso del primo lancio - aggiunge Logan Ware - tutto ha funzionato bene, nonostante non si sia riusciti a recuperare il primo stadio. Ma questa volta, con il nostro secondo volo, il primo operativo, anche questa operazione ha avuto successo e ne siamo entusiasti». Il primo stadio del New Glenn è infatti riutilizzabile ed è previsto che, come il Falcon 9 di SpaceX, ritorni a terra subito dopo il lancio, su una piattaforma marina. E così Blue Origin è la seconda compagnia spaziale al mondo, in grado di fare rientrare a terra gran parte di un razzo per missioni in orbita, subito dopo il lancio. E nel frattempo, si guarda alla Luna. Logan Ware è stato uno dei relatori del Congresso “Future Space Exploration”, che si è tenuto a Torino, organizzato dalla IAA e dalla AIDAA (Associazione Italiana di Aeronautica e Astronautica): Il nostro satellite naturale è stato comunque il protagonista principale dell’evento torinese: «E comunque uno dei nostri slogan è Benefith of Earth - dice Logan - perché riteniamo che l’esplorazione dello spazio, in passato come oggi e in futuro, creerà ulteriore spinoff per migliorare la nostra vita sulla Terra. Pensiamo che in futuro non troppo lontano saranno milioni le persone che vivranno e lavoreranno nello spazio, e le nostre iniziative hanno anche lo scopo di ispirare le nuove generazioni all’esplorazione del cosmo». «Il modulo lunare Blue Moon - spiega Ware - è realizzato con contratto Nasa. Abbiamo progettato due versioni: una è la MK-1, cargo, alta 8 metri. Per fare un paragone, il modulo lunare delle Apollo non superava i 5 metri. E poi la versione Mk-2, alta 15 metri, per versioni con equipaggio. Entrambe utilizzano un motore Be7 a idrogeno e ossigeno liquidi».
La Luna, quindi, prossima grande frontiera? «Certamente - conferma il Responsabile Marketing Europa di Blue Origin -. E anche nelle nostre strategie sarà tappa fondamentale per sfruttarne le risorse in loco, idrogeno, ossigeno, e anche elementi utili da trasferire sulla Terra soprattutto per risolvere problemi energetici. Oltre che per lanciare astronavi oltre la Luna, e nel nostro sistema solare».
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