Badanti e colf: mini ripresa dei contratti

Lo scorso anno le attivazioni sono state circa 800 in più rispetto alle cessazioni. Ma i lavoratori continuano a calare e a cercare altre occupazioni
October 16, 2025
Minima ripresa dei contratti nel lavoro domestico, dopo un triennio di costante calo. Nel 2024, infatti, le assunzioni regolari sono state circa 800 in più rispetto alle cessazioni di rapporti, anche se il numero complessivo dei lavorati appare ancora in calo per 23mila unità. Lo segnala l’Assindatcolf sulla base di un’analisi dei dati di flusso dei contratti, elaborata con l’Inps.
Lo scorso anno, infatti, si sono registrate 383.425 nuove attivazioni a fronte di 382.611 cessazioni, con un saldo lievemente positivo (+814), dopo la flessione costante seguita al «boom» di assunzioni registrato all’inizio del decennio grazie alla regolarizzazione agevolata e alla necessità di assistenza durante l’emergenza Covid. Sono sempre le badanti a essere le più ricercate: quasi due terzi (64,3%) dei nuovi contratti riguarda questa figura (erano il 53,4% nel 2015). Al contrario, i contratti per colf e altri collaboratori si sono ridotti di oltre il 20% mentre la durata media dei contratti è pari a 741 giornate (poco più di due anni), ma con grandi differenze tra figure: 449 giorni per le badanti, che assistono anziani nelle diverse condizioni di salute e perdono il lavoro alla morte dell’assistito e invece 1.238 per le colf.
Assindatcolf ha presentato a Roma anche una ricerca e uno studio elaborati in collaborazione con la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro sul complesso dei lavoratori del settore: 1 milione 229 mila - di cui il 55% però "in nero" - che generano un valore economico tra stipendi, imposte e contributi di circa 17 miliardi di euro, pari a quasi l’1% del Pil nazionale nel 2024. Ne emerge il ritratto di donne (in maggioranza) e uomini con oltre cinquant’anni in media, che si dicono in gran parte soddisfatti del lavoro che svolgono ma cercano migliori occasioni di impiego: solo il 38,6% dei collaboratori domestici vorrebbe infatti mantenere l’occupazione attuale, mentre il 61,4% punta a un cambiamento nei prossimi cinque anni.
«Il quadro che emerge da questa ricerca – spiega Andrea Zini, presidente di Assindatcolf – conferma la crescente mobilità e fragilità di un comparto che, pur tra molte difficoltà, rimane un pilastro dell’economia e del welfare familiare del nostro Paese e, proprio per questo, merita di essere valorizzato. Per superare le principali criticità – la mancanza di ricambio generazionale, la scarsa attrattività del settore, l’elevato tasso di irregolarità e la carenza di professionalità – è necessario renderlo più sostenibile anche dal punto di vista economico, senza che a sostenerne interamente il peso siano le famiglie datrici di lavoro. Un tema che auspichiamo trovi adeguata attenzione anche nell’ambito della prossima Legge di Bilancio».

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