giovedì 29 settembre 2022
Fino a domenica prossima, preghiera, testimonianze, dibattiti, mostre Assieme a missione, sinodalità e fraternità le parole chiave Stasera il dialogo tra don Ravagnani e l’arcivescovo Satriano
I preparativi per l’apertura del Festival della Missione a Milano presso le Colonne di San Lorenzo

I preparativi per l’apertura del Festival della Missione a Milano presso le Colonne di San Lorenzo - Ufficio stampa Festival

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«Quello che manca già stanotte sono mille parole d’amore – canta Ivano Fossati –. Perché c’è gente che parla d’amore in una lingua morta». È una scommessa ardua quella che si propone il “Festival della missione” in programma da questo pomeriggio a domenica alle colonne di San Lorenzo di Milano: raccontare la Parola, antica e immutabile, con un alfabeto contemporaneo. Questo tempo, in fondo, somiglia un po’ alla notte.

Il Covid è stata la metafora crudele della crisi attuale. E, appena la pandemia ha allentato il suo artiglio, ci siamo ritrovati nel mezzo di una “guerra totale”, come se quella “a pezzetti” non avesse già dilaniato troppe vite. Mai, forse, come nell’attuale ”cambiamento d’epoca”, le donne e gli uomini sono affamati di speranza, senso, orizzonti. La testimonianza di migliaia e migliaia di missionarie e missionari - oltre cinquemila solo quelli partiti dall’Italia - può dare loro nutrimento.

Come riuscire, però, a uscire dal cliché del pioniere solitario, un po’ eroe e un po’ sprovveduto? E come trasformare la testimonianza in racconto, festa, riflessione, dibattito, senza svilirla? Come utilizzare un linguaggio comprensibile nel XXI secolo non cadendo nella trappola del marketing cosmetico o, peggio, del proselitismo? Come coniugare fra loro due termini apparentemente lontani, cioè “festival” e “missione”? Il logo dell’iniziativa - promossa dalla Fondazione Missione e dalla Conferenza degli istituti missionari italiani (Cimi), in collaborazione con l’arcidiocesi di Milano - è un gomitolo- mondo. Come ha più volte spiegato il suo ideatore, Agostino Rigon, direttore generale del Festival, rappresenta la Storia, dove si svolge l’azione di Dio. Una matassa composta da infiniti fili, le storie di ciascuno.

A cominciare da quelle dei piccoli, degli ultimi, dei marginali, soggetto e non oggetto di evangelizzazione. Da uno di questi fili - di colore rosso, come il sangue versato dai tanti collaboratori del Regno - nasce la scritta “missione”. Spogliata di ogni equivoco colonialista o paternalista, la missione che il Festival vuole raccontare è in bilico tra Storia e storie, tra la terra, dove ha mani e piedi ben radicati, e il cielo, a cui è capace di levare lo sguardo. E per riuscirci l’ha coniugata con altre due parole-guida. La prima è sinodalità. Camminando al fianco dei popoli e delle comunità in cui sono immersi, i missionari imparano ad essere testimoni. Camminando insieme, negli ultimi due anni, tutti i soggetti coinvolti nel Festival - dal mondo missionario laico e religioso, nei suoi diversi carismi, ai professionisti con cui hanno condiviso la strada, ai tantissimi volontari - hanno immaginato e costruito questo grande spazio di incontro che vuole essere il Festival. La terza parola-guida del processo è fraternità.

Quest’ultima - la Bibbia lo insegna fin dalle prime pagine - non è un dato di fatto, è una scelta. Ognuno è chiamato a rinnovarla quando si trova di fronte l’altro e gli altri. Missione, sinodalità e fraternità sono, dunque, un trinomio indissolubile. Senza la “fraternità”, missione e sinodalità rischiano di perdere la direzione, quel “vivere per-dono”, che è il motto del Festival. Per questo, l’odierna giornata di apertura, a partire dalle 14, è dedicata proprio alla fraternità con una serie di eventi: dall’inaugurazione della mostra Missione Milano a Santo Stefano, alla preghiera ecumenica al dialogo tra Patrick Zaki e Jack Folla alias Diego Cugia introdotto da don Alberto Ravagnani e monsignor Giuseppe Satriano, al confronto tra don Luigi Ciotti e Monica Puto, moderato da Mario Calabresi. In particolare, “Fratelli tutti” è il titolo del documentario che verrà presentato alle 20 alle Colonne in anteprima, per essere poi trasmesso sabato in seconda serata su Tv2000. Un progetto nato dal Festival che descrive, attraverso tre storie da altrettanti Continenti - Amazzonia brasiliana, Marocco e Filippine - , la fraternità ferita, fra esseri umani e con la casa comune. Ma soprattutto mostra come, sotto la terra maltrattata, si celino semi di trasformazione che lottano per diventare alberi.

direzione artistica del Festival della missione 2022

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