sabato 18 novembre 2017
C’è una povertà che disumanizza e contro cui dobbiamo lottare, dice l'arcivescovo di Manila. E ci sono le persone povere, spesso con un tesoro di umanità e fede da donarci
Il cardinale Tagle durante una Messa a Manila (Ap Photo)

Il cardinale Tagle durante una Messa a Manila (Ap Photo)

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«Ho imparato dagli ultimi. La mia vita, le mie speranze» si intitola l’autobiografia del cardinale Luis Antonio Gokim Tagle, 60 anni, arcivescovo di Manila. Un dialogo con i con i giornalisti Gerolamo e Lorenzo Fazzini, pubblicato dalle edizioni Emi, il cui titolo si addice alla Giornata mondiale dei poveri, celebrata questa domenica.

La lezione di un venditore di strada

Di esempi di questo «imparare dagli ultimi» Tagle ama farne diversi negli incontri che tiene in giro per il mondo, ma raggiunto al telefono da Avvenire ne sceglie uno. «Un giorno un amico mi aveva invitato a recarmi con lui in una località di Manila – racconta il porporato, presidente di Caritas Internationalis – ed era venuto a prendermi in macchina. Ad un certo punto ci siamo fermati a un semaforo, lungo il tragitto. Siamo stati subito attorniato da povera gente che si mantiene vendendo agli incroci delle strade dolciumi, t-shirt, oggetti del genere. Il mio amico, al volante, con rispetto ma con decisione, ha fatto segno che non volevamo comprare niente. Così questi venditori si sono allontanati e sono passati all’auto successiva. Uno di loro però, che vendeva dei biscotti, è tornato indietro, mi ha fissato e ha iniziato a salutarmi scuotendo la mano: “Cardinale, cardinale!”, tenendo in alto con l’altra mano una scatola di biscotti. Di nuovo il mio amico gli ha detto: “Non vogliamo niente, grazie!”. Ma l’uomo continuava… allora ho abbassato il finestrino per parlare con lui e costui ha detto: “Non voglio vendere, voglio solo dare questo al cardinale, come regalo!”».

Tagle tace un secondo e commenta: «Vede, costui era molto povero, aveva e ha certamente bisogno per vivere di ogni cent che può racimolare. Ma ha mostrato a me e al mio amico come per lui le relazioni umane fossero più importanti dei soldi. Per lui fare un regalo al suo vescovo era più importante di quello che avrebbe potuto guadagnare con quei biscotti. Ora, chi stava insegnando in quell’occasione? Certamente non io, cardinale, ma era lui, povero uomo di strada, che stava insegnando qualcosa a me. Lui mi ha mostrato con quel gesto cos’è un’economia inclusiva, di comunione, in cui onorare la dignità dell’altro è più importante del profitto».

Nel bisogno ci stringe a Dio

Tornando alla Giornata di oggi Tagle sottolinea un possibile fraintendimento: «Non si tratta di idealizzare la povertà. Dobbiamo fare una distinzione tra la povertà come stato, ingiusta e disumanizzante, che vittimizza le persone e che dobbiamo combattere, e le persone povere. Noi dobbiamo aiutare costoro a prendere coscienza della loro dignità, delle loro potenzialità e allo stesso tempo metterci alla loro scuola, perché i poveri conservano spesso un tesoro di umanità che noi abbiamo perso. Tesoro di umanità e fede». A questo proposito ricordiamo al cardinale come in effetti anche in Italia, in tante città, siano gli immigrati dalle Filippine o dallo Sri Lanka, per citare due Paesi del continente di provenienza di Tagle, a riempire con devozione in banchi di tante chiese lasciate vuote da noi italiani. «I filippini, o i lavoratori dello Sri Lanka vengono in un Paese come il vostro – dice Tagle – in cerca di una vita migliore. Sono peccatori come tutti, però è vero che chi è povero sente il bisogno di stringersi a Dio. Un povero non ha nulla se non la sua fede, che lo rende forte, gli dà speranza e consolazione anche in mezzo a prove molto dure. Chi è benestante rischia di perdere, con il senso del bisogno, anche il senso di Dio, ritrovandosi stanco esistenzialmente, insicuro. E può scoprire nella fede e nella forza di chi non ha nulla un esempio, un tesoro a cui attingere».

L'auspicio

Infine da parte di Tagle viene un auspicio: «La Giornata mondiale dei poveri è un grande appuntamento, una benedizione per la Chiesa e per il mondo oserei dire, ma lo sarà fino in fondo se riusciremo a prolungarne il senso e l’efficacia nella vita di ogni giorno, non esaurendoli nel giro di un fine settimana».

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